di Patrizia Larese
Nel 1996 Tarana Burke, attivista americana di colore e direttrice di un campeggio per giovani, non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata l’ideatrice di una campagna internazionale che, dopo vent’anni, avrebbe coinvolto milioni di donne nel mondo: il movimento #MeToo.
«Come educatrice – così ha raccontato la Burke alla Cnn – dopo aver ascoltato le violenze subìte da una ragazzina da parte del patrigno, mi resi conto che dovevo agire per aiutare le giovani donne nere, sopravvissute ad abusi, assalti e sfruttamento». Nacque così il movimento “#MeToo” in difesa delle donne violate.
La sera del 15 ottobre 2017 l’attrice Alyssa Milano decide di usare l’hashtag #MeToo, ideato da Tarana Burke, dopo aver commentato con un’amica il racconto di Ashley Judd, pubblicato sul New York Times, sull’aggressione di cui era stata vittima l’attrice nel 1997 da parte del produttore Harvey Weinstein.
La Burke, direttrice di programmi dell’organizzazione di Brooklyn (New York) ‘Girls for Gender Equity’, ha ricevuto il riconoscimento pubblico di Alyssa, che ha diffuso in rete le sue iniziative ed ha considerato ‘straziante ed ispiratrice’ la storia che diede origine al movimento.
“Una delle sfide di “#MeToo”, al di là della sua popolarità attuale, sarà creare un punto di partenza per il recupero per altre sopravvissute. – ha dichiarato Tarana – La violenza sessuale o di genere deve essere affrontata come una questione di giustizia sociale.”
La rivista Time ha reso omaggio alle donne che hanno rotto il silenzio nel mondo dello spettacolo, della politica, dei media e, più in generale, in ambito lavorativo premiando come “Persona dell’anno 2017” il movimento #MeToo.
Il settimanale statunitense ha voluto riconoscere quello che è stato definito «il cambiamento sociale più veloce che si sia visto in decenni, nato con atti individuali di donne e anche di alcuni uomini». Sull’ultima copertina dell’anno sono apparse le foto delle cinque protagoniste che hanno dato il via ad una serie di denunce su scala mondiale: Ashley Judd, la prima attrice di Hollywood a denunciare Harvey Weinstein, Taylor Swift, la cantante che ha portato in tribunale un dj per molestie, la lobbista Adama Iwu, che ha svelato lo scandalo molestie nel governo dello stato di California, l’ingegnere di Uber Susan Fowler che ha fatto lo stesso a Silicon Valley e la raccoglitrice di fragole Isabel Pascual.
«Sono loro le donne simbolo che hanno dato il via ad un fenomeno che sembra nato ieri ma che in realtà ribolliva da anni, decenni, secoli!», ha scritto il Time.
Negli Stati Uniti il 20 gennaio scorso si è svolta in oltre 600 città la seconda edizione della Women’s March (la marcia delle donne) con una moltitudine di 3-4 milioni di persone. A distanza di un anno… Continua su confronti