La libertà di informazione è come l’ossigeno, si rischia di accorgersi della sua mancanza quando ormai è troppo tardi.
Cari amici di Tribù, caro Direttore (Ettore Ursino), caro Editore (Antonio Fiumefreddo), caro Redattore (Valerio Musumeci),
la Vostra decisione di “chiudere i battenti” della testata giornalistica mi angoscia, da cittadino, da collega e da Presidente di Articolo Ventuno.
Anche io, spesso, ho avuto momenti di sconforto, temuto che non ne valesse la pena e che fosse meglio “gettare la spugna”.
Tanti sono stati (purtroppo sono e, temo, saranno) i momenti di solitudine e di paura, ma è nella “libertà” che si tiene la democrazia, proprio quella libertà che voi – da quasi un anno – cercate di assicurare al territorio di cui vi occupate.
Ecco, quindi, che la notizia della chiusura di Tribù Press mi addolora e mi angoscia.
Informare oggi è sempre più difficile, stretti come siamo tra la velocità della notizia e i bavagli che si vorrebbero mettere ai giornalisti che, in maniera scomoda, fanno il proprio lavoro per onorare una professione e con il sogno della libertà.
Una politica – mai generalizzare, ma gli esempi sono sotto gli occhi di tutti – sempre più attenta ad attaccare il giornalista prendendolo a capo espiatorio per i propri insuccessi (e le proprie inefficienze); un giornalismo che dovrebbe essere “cane da guardia della democrazia” e che invece è spesso svilito a cane da compagnia.
Voi siete stati (e spero sarete) dei pitbull, pronti ad “azzannare” la notizia, dopo averla verificata. Lo avete fatto non guardando in faccia nessuno, né gli amici né, tantomeno, i potenti.
Gioirà qualcuno oggi, certamente.
Gioirà qualche politicante ed anche qualche mafioso, staranno brindando i “colletti bianchi” che avete a più riprese attaccato, ma non gioiranno i vostri lettori, convinto come sono che, se dovesse venir meno la vostra “gamba informativa”, noi cittadini saremo più poveri.
Un popolo informato è un popolo libero di scegliere da che parte stare, senza il vostro contributo (come senza il contributo di molte colleghe e colleghi liberi, nonostante tutto, in questa dannata ma meravigliosa Terra di Trinacria) il popolo siciliano sarà meno libero e meno indipendente.
La Sicilia, ancora oggi, rimane una Terra difficile, popolata da persone – noi siciliani – spesso sbadati e pronti a lamentarci, senza cercare soluzioni.
Leoni da tastiera ma cittadini sbadati nella quotidianità.
Una terra “irredimibile”, diceva Sciascia, capace di eleggere una quantità enorme di ineleggibili alle ultime elezioni regionali, di indignarsi ad intermittenza e di vendere il proprio voto per una manciata di spiccioli.
Si, è vero. Ma è anche una Terra che ha dato i natali a donne e uomini liberi, penso a Falcone e Borsellino, ma anche a Libero Grassi, Don Pino Puglisi, Giuseppe Fava, Peppino Impastato e Giovanni Spampinato e la lista sarebbe lunghissima.
Pensatori, Magistrati, Giornalisti, Imprenditori, Sacerdoti, insomma, persone libere, cittadini nella pienezza del termine, non sudditi.
Cari Antonio, Ettore, Valerio, se voi oggi getterete la spugna farete vincere chi ha sempre malignato e chi ha sperato nel vostro sfinimento.
Sono convinto che se le cose sono andate così fino ad oggi, non è detto che debbano continuare ad andare in questo modo. E cambieranno con l’impegno di ognuno di noi, soprattutto con l’attenzione dell’informazione libera. Quella libertà che è ossigeno!
Vi prego di ripensarci e di rilanciare con più forza e vigore la vostra azione libera.
Con sincera stima, verso voi e verso tutte le colleghe ed i colleghi liberi che in Sicilia lavorano con la schiena dritta!