Un’opera difficile da inquadrare in un genere specifico quella scritta e diretta dal Premio Oscar Martin McDonagh (in Bruges, Seven Psychopaths) che mescola abilmente dramma, black comedy e western moderno. Siamo ad Ebbing, Missouri. Mildred Hayes (Frances Mc Dormand) è una donna esausta da mesi di infruttuose indagini per l’uccisione della figlia Angela. Divorziata e con un figlio adolescente, tutt’altro che di buon carattere, Mildred affitta tre enormi cartelloni sulla strada che conduce a Ebbing con l’obiettivo di far riaprire il caso.
Enormi, si stagliano i tre manifesti a fondo rosso, una provocazione ed un atto di accusa verso il lavoro inutile della Polizia locale e, in particolar modo a William Willoughby (Woody Harrelson), venerato capo della polizia della città che coinvolge nelle indagini il suo secondo Dixon (Sam Rockwell), razzista, violento e mammone. La mossa attira l’attenzione dei media, generando disappunto non solo nelle forze dell’ordine, ma anche in molti concittadini.
La crociata di Mildred contro poliziotti indolenti e incompetenti, figli di una provincia retrograda del sud coinvolge lo spettatore, provocando un’immedesimazione forte con questa atipica “eroina”.
Un film che consacra la bravura di McDonagh, capce di destreggiarsi bene sul filo della psicologia umana, fatto di debolezze, speranze, bugie e contraddizioni. Molti personaggi che si intersecano tra loro. Una storia, molte storie. Molto dolore, molti dolori, raccontati però con un’ironia noir. Straordinaria la Mc Dormand, una donna consumata da dolore, rabbia e senso di colpa, ma anche capace di un cinismo quasi fastidioso. E straordinari anche i personaggi comprimari, dallo sceriffo Willoughby, che abbandona la scena in modo commovente, a Dixon, un uomo insicuro e dalla violenza gratuita, ma non soltanto.
Non sorprende che il film abbia dominato i recenti Golden Globe vincendo quattro premi importanti: miglior film drammatico, migliore sceneggiatura, migliore attrice protagonista (Frances McDormand) e miglior attore non protagonista (Sam Rockwell).
“Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” è un coacervo di dolore, violenza, ma anche tenerezza e comicità, che si alternano in un racconto drammatico che non lascia spazio ad inutile retorica, mostrando sul finale un’apertura di speranza. Una fotografia degli Stati Uniti rurali dove ignoranza, razzismo e violenza rischiano di mettere a repentaglio qualsiasi forma di comunità. Un vero gioiello. In sala dall’11 gennaio con 20th Century Fox.