Tre anni fa l’attacco contro Charlie Hebdo a Parigi inaugurava una serie di attentati che da allora ha provocato in Francia 241 morti, passando per la notte del Bataclan, il camion sulla folla a Nizza fino al prete sgozzato nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, vicino Rouen.
Le commemorazioni di oggi si sono svolte in un clima di massima discrezione e in tono dimesso soprattutto a fronte delle tensioni suscitate dalla presa di posizione della redazione del settimanale satirico che denuncia di sentirsi ´ingabbiato’.
Nell’ultimo numero di Charlie Hebdo, uscito in edicola mercoledì, il giornale si è descritto come da “tre anni in una gabbia”.
La libertà d’espressione “sta diventando un prodotto di lusso”, ha affermato il direttore Riss.
Dopo la lettura dei nomi delle vittime, è stata deposta una corona ed osservato un minuto di silenzio, dopo il quale è stata suonata la Marsigliese alla presenza del presidente Emmanuel Macron.
Il numero dei cittadini accorsi alla cerimonia erq notevolmente ridotto rispetto all’anno precedente.
A tre anni di distanza da quell’attentato che portò nel cuore dell’Europa le tecniche di attacco fino a quel momento viste in scenari di guerra lontani e in cui furono uccise 12 persone, i francesi si sentono sempre meno Charlie.
Il cosiddetto ‘spirito Charlie’ o ‘spirito dell’11 gennaio’, cioè di quella domenica in cui nel 2015 quasi quattro milioni di persone scesero in strada per dire ‘Je suis Charlie’, secondo un sondaggio dell’istituto Ifop è ancora vivo nel 60% della popolazione, ma coloro che continuano a ´sentirdi Charlie’ sono in costante calo: il 10% in meno rispetto a gennaio del 2016.
Il direttore generale aggiunto dell’istituto, Frédéric Dabi, ricorda però che all’inizio del 2016 non era ancora stato assorbito il colpo degli attentati della notte del Bataclan.
Dabi, citato dal settimanale Marianne, aiuta poi a creare degli indentikit: chi si sente ancora Charlie e continua a schierarsi senza se e senza ma per la libertà di stampa è la Francia che va bene, quella del sì all’Europa e dei quadri, degli abitanti dell’agglomerato parigino o delle zone urbane di provincia. I ´meno’ Charlie si trovano fra i giovani e fra gli abitanti delle zone rurali. Inoltre i pro Charlie si trovano nettamente di più a sinistra, e buona parte dei meno Charlie (il 38%) ritiene che con le sue caricature il giornale “si spinge troppo lontano”
Ieri, per tentare di mantenere vivo lo ‘spirito Charlie’, è stato animato un pomeriggio di commemorazioni e dibattiti dal titolo ‘Toujours Charlien, con dibattiti e commemorazioni. A organizzarlo tre associazioni: Printemps républicain, Ligue contre le racisme et l’antisémitisme (Licra) e Comité Laïcité République. Fra i presenti anche l’ex premier Mamnuel Valls e la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, nonché il caporedattore del giornale Gerard Biard.
Nonostante l’impegno di chi provi a tenerlo vivo è forte la consapevolezza che il “Je suis Charlie’ sia sempre più un ricordo destinato a sbiadirsi.