Si muore di inquinamento nel silenzio generale

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Mentre si consumavano le notti (e i giorni) dei lunghi coltelli per le liste elettorali, che si annunciano fra le peggiori in assoluto da decenni a questa parte, venivano diffusi i dati sull’inquinamento delle nostre città: Torino, Milano e Napoli le prime tre più inquinate d’Europa, con Roma al settimo posto. Polveri Pm10 di gran lunga superiori al 20 % fissato dalle leggi europee, circa 60.000 morti ogni anno collegate ai livelli di inquinamento atmosferico, cifre semplicemente impressionanti, che dal 2016 hanno fatto aprire nei confronti dell’Italia una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea.

Martedi 30 il ministro Galletti sarà chiamato a risponderne a Bruxelles, con alcuni altri rappresentanti di paesi che hanno come noi questi record negativi. Nel più assoluto silenzio della politica e, spiace dirlo, anche della stampa. Poche righe nelle pagine interne. Tutto questo in piena campagna elettorale, dove rullano i tamburi delle promesse più assurde senza che nessuno, ma proprio nessuno, dei partiti faccia non dico un progetto, ma nemmeno un cenno, un titolo sul dramma dell’ambiente.

L’inquinamento è uno dei principali problemi non del futuro ma del presente del mondo. Papa Francesco ne ha fatto oggetto della sua prima enciclica, Merkel e Macron ne parlano in ogni occasione e cercano di contrastare la pericolosissima inversione di tendenza degli Stati Uniti di Trump. Ma in Italia nulla.

Ogni tanto qualche comune ricorre alla penosa iniziativa, completamente inutile, del blocco del traffico festivo o delle targhe alterne, ma nessuno che in questi anni si sia impegnato per una gestione oculata degli impianti di riscaldamento (a Roma ci sono 18 gradi e il riscaldamento è al massimo come se niente fosse in uffici e abitazioni), per una agevolazione della diffusione di carburanti alternativi (provate a cercare quanti distributori di gpl e metano ci sono nelle grandi città e se esistono le colonnine per la ricarica elettrica), nessuno ha cercato di finanziare la ricerca su questa materia e men che meno aiutare le poche ammirevoli organizzazioni che hanno ancora il coraggio di battersi su questi temi. Nei paesi scandinavi dal 2025 non gireranno più auto alimentate con diesel e in alcuni, come in Norvegia, neanche a benzina. E in Italia?

E’ politica, politica ambientale e anche politica industriale. E’ salute pubblica. E’ benessere dei cittadini. E qui, dove stiamo peggio di tutti, la parola ambiente, la parola inquinamento, sono state cancellate dall’agenda di una politica che sembra sempre più aver del tutto dimenticato il significato stesso della parola, cioè stato e cittadino.


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