«C’è solo un modo per arginare la violenza, per far si che lo sterminio di una etnia, di un popolo non avvenga mai più. C’è solo un modo ed è il dialogo». Esordisce così Diana Pezza Borrelli, cofondatrice dell’associazione amicizia ebraico-cristiana nell’incontro con la scuola media Di Giacomo di Qualiano. Nel piccolo centro della provincia nord di Napoli alcuni docenti hanno pensato bene di trasformare la giornata della memoria in una tavola rotonda di racconto, confronto e testimonianze.
Sentir parlare Diana Pezza Borrelli è come abbeverarsi ad una fonte in pieno deserto: c’è da restarne estasiati. Racconta della necessità del dialogo tra i giovani, della regola d’oro (non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te) e della sua particolare amicizia con Alberta Levi Temin, ebrea scampata alla persecuzione nazista dell’ottobre 1943 grazie ad un nascondiglio di fortuna sul balcone di casa.
Con Alberta, prima, la Borrelli andava per le scuole raccontando le atrocità della Shoah, oggi che Alberta è morta è lei a darle ancora voce. Ed in un contesto d’eccezione come quello delle scuole.
Grazie ad insegnanti che potremmo definire illuminati senza esagerare, i piccoli alunni della scuola dell’infanzia Santa Chiara ed i giovani della Di Giacomo hanno conosciuto la storia di Alberta Levi Temin e la vita di un altro testimone superstite, Giovanni Napolano, militare qualianese internato in un campo di concentramento a Magdeburgo in Germania la cui storia oggi è in un libro-intervista: Identità Provvisoria. «Eppure- ha continuato Diana Pezza Borrelli- c’è ancora chi uccide in nome di una religione che invece chiede rispetto per il prossimo. Eppure c’è ancora chi guardando i barconi di immigrati approdare sulle nostre coste sostiene che ci tolgano lavoro, che siano diversi da noi.
Ma la razza umana è una, una soltanto: non c’è alcuna razza diversa e sentire addirittura i politici dire che bisogna restituire l’Italia agli Italiani fa rabbrividire. Infondo anche Hitler voleva restituire la Germania ai Tedeschi puri, alla razza ariana».
Ebbene se parlare di giornata della memoria ha senso oggi è anche grazie ad iniziative come questa. Non si dovrebbe mai smettere di tentare il dialogo, quello autentico, fondato sulla regola d’oro che è scritta a caratteri cubitali all’ingresso dell’ONU: Mai fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te.
Non si può costruire un futuro migliore dimenticando quello che è stato. Se tutte quelle morti possono- come devono- trovare un senso, è proprio nel reiterato ricordo, che diventa lezione di storia e di vita, affinché non ci auto condanniamo, ignorando il passato, a ripeterne gli errori in futuro.