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Paese che vai, ministri che trovi: dalla “buona vita” alla “felicità”

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Dal ministero della “Felicità sociale” del Venezuela al dipartimento ecuadoriano per la “buona vita”. Theresa May non e’ l’unico politico ad essersi preoccupato del benessere dei propri cittadini attraverso un dicastero specifico

Con l’annuncio della creazione di un ministero della Solitudine, il Regno Unito ha guadagnato spazio sui media internazionali ma Theresa May non è l’unico politico ad essersi preoccupato del benessere dei propri cittadini attraverso un dicastero dall’appellativo bizzarro.

A precederla è stato ad esempio il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, che nel 2013 ha istituito il ministero della Felicità sociale suprema, incaricato di seguire programmi specifici contro la povertà. Nello stesso anno anche l’Ecuador lanciava il dipartimento per le Iniziative presidenziali per la costruzione di una società fondata su una buona vita. Dopo di loro, la “felicità” è arrivata anche tra i dicasteri degli Emirati Arabi Uniti: “La gioia nazionale non e’ un desiderio. Servono piani, progetti e dati per raggiungerla” ha spiegato il primo ministro Sheikh Mohammed bin Rashid Al-Maktoum. Il nuovo ministero nasceva peraltro come “branca” del ministero della Tolleranza, un valore tornato d’attualità.

In giro per il mondo si trovano anche tentativi più specifici di creare serenità. In Malesia esiste il ministero per il Benessere urbano, poi c’è stato quello per il Tempo libero in Francia (durato dal 1981 al 1983) e infine il dicastero per le Toilettes in Giappone, in realtà un dipartimento del ministero dell’Empowerment femminile, creato nella convinzione che aumentare la quantità e la qualità dei servizi igienici – ad esempio sostituendo quelli tradizionali con quelli “all’occidentale” – migliori la condizione delle donne.

Il benessere per qualcuno è legato al trascendente e la spiritualità: così in Israele esiste il ministero per i Culti religiosi, in India quello per l’Ayurveda, lo yoga, la naturopatia e l’omeopatia (Ayush), mentre in Arabia Saudita figura quello per gli Affari islamici, i beni morti, la propaganda della fede e l’orientamento.

Chi si preoccupa della qualità e chi della quantità del servizio: il Ghana ci sono ad esempio ben 110 funzionari con il titolo di ministro o vice-ministro; seguono la Guinea equatoriale con 80 e il Sudafrica con 71.

A giudicare tuttavia da alcune leggi i ministeri sui generis potranno sembrare la cosa meno strana che un parlamento possa ideare: in Francia ad esempio è possibile sposare una persona deceduta, in Malesia vige il divieto di indossare abiti di colore giallo, mentre a Singapore guai a chi vende, acquista o mastica chewing gum. Contro eventuali “eccessi di fantasia” negli appellativi, ci ha pensato la Danimarca, almeno rispetto ai propri cittadini, che da qualche anno sono obbligati a scegliere il nome da dare al nascituro facendo riferimento esclusivamente a una lista di 7mila nomi vagliati e approvati. Come dire, c’è chi almeno cerca di dare il buon esempio. (DIRE)

Da redattoresociale


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