Nei giorni scorsi la Camera Penale di Modena ha deciso di istituire un “Osservatorio sull’informazione giudiziaria”, formato da quattro Avvocati penalisti del foro modenese. Apprendiamo anche che da alcuni anni esiste un osservatorio nazionale con finalità analoghe istituito dall’Unione delle Camere Penali e che la Camera Penale di Reggio Emilia seguirà l’esempio modenese. Obbiettivo comune dichiarato sarà quello di “verificare le modalità con le quali vengono riportate dagli organi di stampa le notizie di cronaca giudiziaria e di politica giudiziaria”.
La Segreteria CGIL Emilia Romagna e le Segreterie delle due Camere del Lavoro Territoriali di Modena e Reggio Emilia condividono le preoccupazioni espresse su questo Osservatorio da Federazione Nazionale della Stampa, Associazione Stampa E.R., Ordine nazionale e regionale dei Giornalisti.
Nessuno – tanto meno noi – può negare che i principi indicati dall’art.21 della Costituzione, in primis la “libertà d’informazione”, abbiano la stessa dignità e valore dei “diritti di garanzia e tutela nel processo” sanciti dalla stessa Carta.
Obbiettivo dichiarato delle Camere Penali è segnalare le distorsioni del cosiddetto “processo mediatico”, ma il rischio reale è di introdurre limitazioni o autocensure nel lavoro fondamentale che i giornalisti compiono per garantire ad ognuno di noi il diritto di conoscere fatti, reati e responsabilità, in relazione a quanto emerge nell’ambito di un procedimento penale. Compito per altro portato avanti con grandi difficoltà, come testimoniano tante, troppe vicende anche recenti.
La Camera Penale nega che possa esserci un collegamento tra la decisione di istituire l’osservatorio ed il processo contro la ‘ndrangheta in corso presso il Tribunale di Reggio Emilia. Tuttavia, almeno da parte nostra, non è possibile non correre con la mente alla richiesta di processo a porte chiuse che circa un anno fa gli imputati detenuti di Aemilia avanzarono al collegio giudicante.
Proprio la risposta di allora del Presidente Dott. Caruso ci soccorre nel valutare la decisione assunta dai Penalisti modenesi. Non solo perché dichiarò “inammissibile per carenza dei presupposti giuridici” la richiesta degli imputati, sottolineando il valore della libera manifestazione del pensiero tutelato dell’art.21 della Costituzione, definito “pietra angolare” della nostra Carta Fondamentale. Ma anche perché lo stesso Presidente Caruso rispose, indirettamente, alla tesi anche oggi sostenuta dalla Camera Penale di Modena, rigettando con forza e rigore l’ipotesi che gli articoli di stampa potessero condizionare i testimoni e addirittura i Giudici stessi.
In conclusione, non riconosciamo come legittimo qualsiasi tentativo di mettere in contrapposizione libertà e diritti fondamentali, sanciti dalla nostra Carta Costituzionale: non si fa una migliore e giuridicamente corretta difesa degli imputati limitando la libertà d’informazione.
Ma, soprattutto, esistono già strumenti e sedi idonei a perseguire chi, per malafede o intenti strumentali di qualsiasi natura, voglia abusare di tali libertà. Sono gli strumenti e le sedi indicati con chiarezza e trasparenza dalle leggi dello Stato.
Francamente fatichiamo ad immaginare come corretti e appropriati quelli indicati dalla Camera Penale di Modena.
Segreterie CGIL Emilia Romagna, CGIL Modena, CGIL Reggio Emilia