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Opg, dopo la chiusura nasce l’Osservatorio sulle Rems

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La campagna StopOpg rilancia la propria attività di monitoraggio sulle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza avviata con il “Viaggio nelle Rems”. Ad oggi sono 600 le persone ospitate nelle strutture, meno della metà degli internati degli Opg del 2011

ROMA – Vinta la battaglia per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia, ora la campagna StopOpg punta il faro sulle Rems e sul loro funzionamento. Nei giorni scorsi, infatti, presso la sede dell’associazione Antigone, le diverse sigle associative e sindacali che formano il cuore della campagna hanno gettato le basi, in collaborazione con Antigone, per quello che diventerà il futuro Osservatorio sul superamento degli Opg e sulle Rems. Un progetto che nasce dalla precedente esperienza del “Viaggio di StopOpg nelle Rems” che ha portato il coordinamento della campagna a visitare diverse strutture di tutta Italia. “Si è aperta una discussione tra le associazioni – spiega Stefano Cecconi, di StopOpg -. L’obiettivo è partire entro la primavera in modo da presentare un primo rapporto già entro fine anno”.

I numeri attuali delle presenze nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (ovvero le Rems), intanto, lasciano ben sperare e sono ben lontani da quelli degli Opg. “Attualmente nelle Rems ci sono circa 600 persone – spiega Cecconi -, molte di cui concentrate a Castiglione delle Stiviere, ma in totale molte meno di quante erano internate negli Opg. Nel 2011 erano 1.400 circa e al momento della chiusura degli Opg erano 700 persone”. Per Cecconi, i dati ad oggi raccolti sembrano andare nella direzione giusta. “C’è stato un calo delle presenze importante – racconta -, perché l’obiettivo è quello delle misure alternative alla Rems. Il fatto che ci siano state circa 500 dimissioni in questi due anni, inoltre, è un segno che qualcosa sta succedendo”.

A livello nazionale, però, manca ancora uniformità tra le diverse strutture avviate. “Esistono differenze enormi tra realtà e realtà – specifica Cecconi -. Alcune Rems, come nel caso del Lazio e della Lombardia, sono strutture di tipo detentivo rigido, con sbarre, regolamenti molto duri e magistrati molto presenti sull’attività sanitaria. In altri, invece, c’è maggiore libertà e un buon rapporto con la comunità territoriale”. In questo contesto, quindi, la prima regola del nuovo Osservatorio sarà quella di non abbassare la guardia dopo una prima vittoria. “Si tratta di non accontentarsi della chisura degli Opg e tantomeno che siano le Rems i nuovi contenitori al posto degli Opg – aggiunge Cecconi -. Bisogna fare in modo che la riforma si attui secondo i principi ispiratori, che poi sono quelli della legge Basaglia. Il nostro sarà un Osservatorio permanente sul processo di superamento degli Opg che riguarderà anche la visita alle Rems, la valutazione di come si sta nelle residenze, di quanto queste strutture siano capaci di associare cura e custodia e di quanto questa associazione renda impraticabile il progetto di cura e riabilitazione”.

Sotto la lente d’ingrandimento, però, non ci saranno soltanto le Rems, ma anche quel che c’è “prima e dopo” l’arrivo nelle residenze. “Ci sarà da occuparsi anche della qualità della vita e del lavoro nelle Rems – aggiunge Cecconi – e poi di cosa succede dopo, i percorsi di dimissioni e di presa in carico. Un’attenzione particolare, inoltre, sarà riservata a quella parte del diritto all’assistenza in carcere”. Nei prossimi giorni verranno individuati e formati dei referenti territoriali dell’Osservatorio, spiega Cecconi, una rete che possa avviare anche un’interlocuzione con le regioni e con i ministeri della Salute e della Giustizia per raccogliere i dati necessari. “È la società civile che si mette in moto per osservare un processo complicato di riforma che non può limitarsi all’approvazione della legge come spesso accade – conclude Cecconi -, ma è un processo che deve essere seguito giorno per giorno”. (ga)

Da redattoresociale


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