Rispondo al sig. Magosso che mi rimprovera di soffrire di “strane amnesie” per avere qui scritto che all’incontro da lui organizzato alla sala Tobagi non sarebbero stati presentati “nuovi” documenti sull’omicidio del giornalista del Corriere.
1) l’appunto di Bonaventura a Bozzo era già stato depositato dal Magosso stesso nel corso del processo di parecchi anni fa che lo ha visto condannato per diffamazione, come risulta da una interpellanza presentata dal Partito Radicale riportata in un articolo addirittura datato 2008 e reperibile al seguente link: https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=2604
e dove è scritto testuale “In quest’ultimo processo “è emerso ora un fatto nuovo”, giudicato dai Radicali “grave e sconvolgente”. “Il generale Niccolò Bozzo – è scritto nell’interpellanza dei Radicali -, all’epoca dei fatti stretto collaboratore del generale Dalla Chiesa, sentito come teste, ha presentato un documento riservato preparato dai suoi superiori, nel quale venivano date indicazioni a Bozzo per fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione ‘concordata’ sulle indagini.”
2) tanto l’attività di osservazione di polizia sotto l’appartamento di via Solferino, peraltro intestato alla Rosenzweig e non a Barbone, quanto la successiva richiesta di intercettazioni telefoniche a diverse utenze tra cui quella dell’allora suo fidanzato, oltre ad essere atti processuali depositati erano circostanze a suo tempo puntualmente riferite anche dall’allora Pm Spataro che le riporta anche nel suo libro Ne valeva la pena del 2010, come si può leggere alle pagg 82 e ss.
3) ancora più “vecchia” la terza notizia evidenziata da Magosso e relativa al suo scritto ai tempi per l’Occhio, come risulta dall’articolo a firma Stefania Limiti datato 20 ottobre 2009 e che si può leggere al seguente link: https://www.micciacorta.it/archivio/articolo.php?id_news=1812.
4) quanto infine al carattere stampatello delle buste di Guerriglia Rossa, prendo atto delle considerazioni di Magosso ma trattasi di reperto processuale su cui è intervenuta a suo tempo una perizia che non ho certamente scritto io
Nessuna “strana” amnesia quindi, a meno di non ritenere “nuovo” un qualcosa già noto da parecchi anni e da chiunque consultabile sul web.