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Le vittorie, le sconfitte: il bilancio della legislatura più “sociale” di sempre

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Quella che sta per concludersi sarà ricordata come una delle legislature più “sociali” di sempre, non solo per l’approvazione della così tanto attesa riforma del terzo settore, ma anche per via del numero di parlamentari provenienti dal mondo dell’associazionismo e dell’impegno sociale. Ecco nomi, numeri e risultati

ROMA – Sarà ricordata come una delle legislature più “sociali” di sempre, non solo per l’approvazione della così tanto attesa riforma del terzo settore, ma anche per via del numero di parlamentari provenienti dal mondo dell’associazionismo, del volontariato e dell’impegno sociale. È la diciassettesima legislatura che sta per passare il testimone alla prossima: 17 come i parlamentari eletti provenienti dal sociale. Tanti nomi che in questi cinque anni hanno dato il proprio contributo sia nelle Camere, ma anche nelle varie commissioni e nei ministeri. Iniziata il 15 marzo 2013 con il governo Letta (dopo le elezioni politiche del 23 e 24 febbraio), è stata una legislatura caratterizzata dall’età media più bassa (45 anni alla Camera e 53 al Senato) e con il maggior numero di donne in Parlamento di sempre (un parlamentare su tre è donna). Cinque anni caratterizzati da qualche turbolenza politica, che hanno visto succedersi tre presidenti del Consiglio: dopo Enrico Letta, dal 22 febbraio 2014 è stato il turno di Matteo Renzi, mentre dal dicembre 2016 è stato Paolo Gentiloni a guidare il governo.

Sebbene il numero dei parlamentari “sociali” non sia poi così alto, a conti fatti pare non sia stato un numero sfortunato. Tra i 17 eletti, infatti, il mondo del sociale ha visto alcuni dei propri rappresentanti ricoprire ruoli di rilievo istituzionale, come la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, che prima di candidarsi come indipendente nelle liste di Sinistra ecologia libertà, dal 1998 al 2012 ha ricoperto l’incarico di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati per il Sud Europa. Quattro senatori e dodici deputati, i restanti parlamentari eletti, tra cui un viceministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Andrea Olivero (ex presidente delle Acli nazionali ed eletto nelle liste di Scelta civica per l’Italia, oggi al gruppo per le Autonomie) e due sottosegretari di Stato: Luigi Bobba, al Lavoro e politiche sociali (eletto nelle liste del Partito democratico e, come Olivero, presidente nazionale delle Acli), Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario al Mibact (eletta nelle liste di Scelta civica per l’Italia, oggi nel Pd, con un passato importante nel mondo del volontariato). Sebbene non sia stato eletto, anche Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, arriva a Via Veneto direttamente dal mondo del terzo settore, e più precisamente dalla LegaCoop, in cui dal 2002 fino al momento dell’investitura a ministro ha ricoperto l’incarico di presidente nazionale.

Tra i parlamentari anche tre presidenti di commissione: agli Affari sociali della Camera, Mario Marazziti, che dalla Comunità di Sant’Egidio di Roma è approdato a Montecitorio tra le liste di Scelta civica per l’Italia; alla Commissione Cultura, sempre della Camera, la deputata del Partito democratico Flavia Piccoli Nardelli, già segretaria generale dell’Istituto Sturzo. A presiedere la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, invece, è il senatore del Pd, Luigi Manconi. Tra gli altri parlamentari “sociali” anche Edoardo Patriarca, eletto deputato del Pd dopo anni di impegno, tra gli altri incarichi, come portavoce del Forum del terzo settore e presidente dell’Istituto italiano della donazione. Oppure Paolo Beni, eletto alla Camera dei deputati nelle liste del Pd e presidente di Arci nazionale dal 2004 al 2014. Altri parlamentari sociali sono Emma Fattorini, senatrice del Pd e vicina alla Comunità di Sant’Egidio; il senatore Luigi Marino, ex presidente di Confcooperative eletto con l’allora Scelta civica per l’Italia; il deputato del Pd, Filippo Fossati,già presidente nazionale dell’Unione italiana sport per tutti; Davide Mattiello, eletto deputato del Pd con un passato nell’associazione Libera di don Ciotti; Ileana Argentin, deputata del Pd da sempre impegnata sui temi della disabilità; Giulio Marcon, deputato di Sel e già portavoce della campagna Sbilanciamoci!; Mario Sberna, deputato di Scelta civica per l’Italia ed ex presidente dell’Associazione famiglie numerose, e infine Ernesto Preziosi, deputato del Partito democratico, ex presidente dell’Azione cattolica e direttore dell’Istituto Toniolo.

Nomi quasi tutti nuovi alla politica. Solo Bobba, Argentin e Manconi, infatti, hanno avuto precedenti esperienze politiche in Parlamento. Tuttavia, dall’analisi dei dati raccolti da Openparlamento, tra i parlamentari sociali emerge una presenza costante ai lavori parlamentari. Andando a guardare le percentuali di assenza dai lavori in aula, infatti, queste non superano quasi mai il 10 per cento, tranne un paio di casi in cui si supera il 20 per cento di assenze. Un dato comunque ben distante dalle percentuali d’assenza registrate tra Camera e Senato dal team di OpenPolis.

Il dato più interessante, tuttavia, riguarda il lavoro svolto in Parlamento. Sebbene non sia così facile fare una raccolta di tutti i provvedimenti sul sociale portati a casa in questa legislatura, dalle schede dei singoli parlamentari sociali emerge l’impegno profuso, i risultati raggiunti, ma anche qualche sconfitta.
I parlamentari “sociali” sono stati primi firmatari di oltre 130 disegni di legge. Al primo posto, come numero di ddl come primo firmatario, è Luigi Manconi con 33 ddl presentati come primo firmatario, seguito da Mario Marazziti (17 ddl come primo firmatario) e Giulio Marcon (16 ddl) che guida invece la classifica degli emendamenti presentati come primo firmatario: ben 925. Le iniziative di legge proposte dai parlamentari sociali, intanto, hanno portato alla ratifica del Trattato sul commercio delle armi (Legge 118/2013), all’Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione (Legge 45/2016), all’Introduzione del delitto di tortura nell’ordinamento italiano (Legge 110/2017), alle Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, comunemente chiamato testamento biologico (vedi pagina del Senato), all’introduzione di misure alternative al carcere nella legge 103/2017 che apporta “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”, le Unioni civili, il cui testo di Manconi è stato assorbito da quello che aveva Monica Cirinnà come prima firmataria (legge 76 del 2016). Un’iniziativa parlamentare che ha portato anche l’approvazione delle Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (legge 112/16); sulle nuova legge in tema di cooperazione internazionale, oppure nella regolamentazione della riduzione degli sprechi alimentari (legge 166/2016).

I risultati. Alle iniziative che hanno visto i “parlamentari sociali” protagonisti, però, bisogna aggiungere anche i tanti provvedimenti che in questi anni hanno riguardato il mondo del sociale. Prima fra tutte, la riforma del terzo settore e del servizio civile universale, seguita da vicino dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Luigi Bobba. Dicastero di Via Veneto che in questi anni è riuscito anche nell’intento di dotare il sistema di welfare italiano di una misura stabile di contrasto alla povertà, con l’istituzione Reddito di inclusione. Inoltre, non bisogna dimenticare l’impegno del ministero dell’Agricoltura per l’approvazione della legge sul caporalato (Legge 199/2016). Ambito, quest’ultimo, che in Parlamento ha visto concludere con successo anche l’iter del ddl sull’agricoltura sociale. C’è poi l’istituzione della Giorno del dono, di cui Edoardo Patriarca è stato relatore del ddl. L’elenco potrebbe crescere ancora se a tutta questa lista aggiungiamo il nuovo Isee (entrato in vigore dal 1° gennaio 2015),  il decreto sui nuovi Lea, la legge sul Dopo di Noi (approvata in via definitiva martedì 14 giugno 2016 alla Camera ed entrata in vigore il 25 giugno dello stesso anno), gli interventi che hanno portato al finanziamento e alla stabilizzazione dei fondi sociali. Con la legge di Stabilità 2015 (legge 190/2014), infatti, lo stanziamento del Fondo ha acquistato carattere strutturale. Ci sono poi le misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati (legge n. 47/2017) e l’istituzione, con la legge di stabilità 2015 (L. 190/2014, art. 1, co. 181-182) del Fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Oppure la legge 27 giugno 2013, n. 77, con cui l’Italia è stata tra i primi paesi europei a ratificare la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, meglio conosciuta come Convenzione di Istanbul. Ma ci sono anche tutti gli interventi per diminuire la popolazione penitenziaria e quelli che hanno portato alla chiusura definitiva degli Ospedali psichiatrici giudiziari. E la lista potrebbe continuare ancora.

Le sconfitte. Questo però non toglie che ci sia anche qualche sconfitta da ricordare, come la mancata conclusione dell’iter legislativo sullo Ius soli, oppure alcuni provvedimenti sulla disabilità arenati in Senato proprio nel 2017, come la legge sui caregiver o sulle barriere architettoniche. Una legislatura, infine, che non ha avuto una posizione chiara in merito alle droghe e le dipendenze, la cui delega è stata per quasi tutto il mandato dentro le mura difensive di Palazzo Chigi, nonostante la sentenza della Corte costituzionale del 12 febbraio 2014, n. 32, con la quale la Consulta ha dichiarato l’illegittimità della legge “Fini Giovanardi”, ripristinando di fatto la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Un silenzio che ha fatto calare il sipario anche sulla Conferenza nazionale sulle droghe, da anni data per dispersa. (ga)

Da redattoresociale


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