Aperto il tavolo di confronto. Le slide di Arcelor. L’esame del ricorso al Tar di Regione e Comune di Taranto slitta al 6 marzo. I prossimi incontri. Re David (Fiom Cgil): tutti i lavoratori devono essere assunti da Arcelor. La viceministra Bellanova gioca contro
Di Alessandro Cardulli
Uno spiraglio nella vicenda Ilva. Il tavolo al ministero per lo Sviluppo economico si è riaperto presente la nuova proprietà, Am Investco, i franco-indiani di Arcelor Mittal e il gruppo Marcegaglia, numero uno mondiale nella produzione di acciaio, i sindacati, il governo rappresentato dalla viceministra Teresa Bellanova che non ha mancato, ancora una volta, di fare la faccia feroce nei confronti di Regione e Comune proprio mentre una schiarita per quanto riguarda i ricorsi presentati al Tar dal presidente della Puglia e dal sindaco di Taranto è arrivata, di fatto, proprio dal Tar di Lecce che ha rinviato al 6 marzo, due giorni dopo le elezioni politiche, l’esame dei ricorsi presentati da Regione e Comune di Taranto contro il decreto che stabilisce il piano ambientale dell’Ilva. Nel frattempo il Consiglio regionale ha accolto la richiesta di Michele Emiliano di rinviare la votazione degli ordini del giorno sull’Ilva. Lui stesso porterà in aula la bozza dell’accordo da proporre al governo per essere autorizzato dal Consiglio a firmarlo. Nei giorni scorsi Comune e Regione hanno ritirato la misura cautelare collegata ai ricorsi, ossia la richiesta di sospendere l’efficacia dell’atto impugnato (il Dpcm) da parte del Tar in attesa del giudizio di merito. Ora c’è tutto il tempo per portare avanti la trattativa e al tempo stesso proseguire il confronto con il governo che ha inviato all’inizio del nuovo anno un “protocollo d’intesa” sui problemi ambientali.
Emiliano e Melucci preparano un “accordo di programma” sui temi ambientali da proporre al governo
Regione e Comune di Taranto avevano espresso la loro “insoddisfazione” per le proposte del governo annunciando la messa a punto di un “accordo di programma” ritenuto “più valido e vincolante” alla cui stesura stanno lavorando il sindaco Rinaldo Melucci e il presidente Emiliano con avvocati e tecnici, da sottoporre all’esecutivo e ringraziando il presidente del Consiglio “che si sta sforzando, senza clamore – ha detto Emiliano intervenendo in Consiglio regionale – di ricondurre la vicenda alla normalità della prassi”. Un “messaggio”, se così si può dire, indirizzato in particolare al ministro Calenda e alla sua vice, Teresa Bellanova che ha fatto sapere che sugli aspetti relativi al piano ambientale “non ci sarà altra convocazione su questi aspetti finché non ci sarà il ritiro del ricorso. Quello che dovevamo raccogliere da parte degli enti locali lo abbiamo inserito nel protocollo d’intesa”. Una posizione questa certo non distensiva che non giova alla causa dell’Ilva portata avanti dai sindacati e alla tutela e difesa della salute dei lavoratori e dei cittadini. Le differenze fra il protocollo d’intesa approntato dal Mise in particolare riguardano la valutazione del danno sanitario che riguarda la misurazione di quanto gli investimenti riducono inquinamento e malattie correlate, sulla tempistica degli interventi ambientali, sugli accordi transattivi in favore delle aziende dell’indotto. La distanza più grande, però, è sulla “decarbonizzazione”: governo e Am Investco si sono impegnati a uno studio di fattibilità per valutare il ricorso a questa tecnologia, mentre gli enti locali vorrebbero che fosse immediatamente applicata sui due altiforni da ristrutturare. Ora, comunque ci sono due mesi per trattare, definire un accordo che, insieme, metta in sicurezza i posti lavoro e la tutela della salute. Proprio questi due mesi, però, potrebbero essere anche di stallo, nel caso in cui la nuova proprietà cerchi solo di prendere tempo nell’attesa delle decisioni del Tar. Proprio per evitare questa eventualità i sindacati insistono perché Regione e Comune di Taranto ritirino i ricorsi . Dice il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo che “non si può gestire una vicenda di così grande importanza con l’improvvisazione quotidiana. La partita sull’Ilva – prosegue – è di straordinaria importanza perché può rappresentare il paradigma del cambiamento delle politiche industriali per il Paese, con un nuovo modello che possa garantire ambiente, sviluppo e occupazione”.
Le condizioni per il negoziato di merito sul piano industriale e ambientale
Questo lo stato degli atti che abbiamo cercato di riassumere quando al Mise si sono incontrati, governo, Arcelor Mittal e sindacati, per la Cgil presente, oltre alla segretaria generale della Fiom Re David, Maurizio Landini, segretario confederale. Nel corso dell’incontro la proprietà ha presentato una cinquantina di slide, illustrato ai sindacati e al viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova, le prospettive nazionali e internazionali del mercato dell’acciaio, con particolare riferimento alla concorrenza internazionale, dando conto delle scelte strategiche fatte e che sta attuando per mantenere un’ottimale capacità competitiva. In larga sintesi che cosa può fare l’Ilva e come può competere a livello europeo e mondiale con nuove tipologie di leghe metalliche. Francesca Re David a conclusione del confronto ha rilasciato una dichiarazione nella quale in particolare ha sottolineato “che tutti i lavoratori devono essere assunti da Arcelor mantenendo livelli retributivi e diritti acquisiti”. “Il prossimo 17 gennaio – afferma la segretaria generale della Fiom – torneremo al Mise sulla questione dell’accordo di programma di Genova che è un altro punto dirimente della trattativa. Per la Fiom è fondamentale che tutti i soggetti presenti al tavolo riconfermino la validità di quanto previsto dall’accordo di programma in tutte le sue parti. I successivi incontri del 23 e 24, e del 30 e 31 gennaio che avranno come scopo l’approfondimento su tutti i siti Ilva presenti in Italia concludono questa fase di approfondimento utile e necessaria per potere iniziare un negoziato di merito sul piano industriale e ambientale finalizzato ad un eventuale accordo”. Il 15 e 16 gennaio ci sarà la visita di una delegazione sindacale allo stabilimento Arcelor Mittal di Gent (Belgio). “Da febbraio sarà necessario avviare sul serio un confronto che al momento è ancora in fase preliminare. Comunque per la Fiom – afferma Re David – condizione irrinunciabile per qualunque ipotesi di accordo è che tutti i lavoratori attualmente in carico all’Ilva vengano assunti da Arcelor Mittal mantenendo gli attuali livelli retributivi e i diritti acquisiti. Il negoziato per potersi concludere necessita, in ogni caso, di una soluzione positiva del conflitto istituzionale apertosi e della decisione dell’Antitrust europeo. Nel frattempo, però, è necessario che i commissari mantengano l’operatività gli impianti e il mercato dell’industria dell’acciaio”.