L’Osservatorio ha elencato 3508 nomi che mostrano la punta di un iceberg 15 volte più grande e chiede: chi vuole trarne le conseguenze?
I dati riassuntivi diffusi da Ossigeno per l’Informazione sui giornalisti e blogger che hanno subito minacce, ritorsioni e abusi nel 2017 sono davvero allarmanti. E non si può dire che il 2017 sia stato un anno particolarmente negativo per la libertà di stampa: in Italia da almeno dieci anni le cose vanno allo stesso modo.
Nel 2017, in Italia, le forze dell’ordine hanno protetto 19 giornalisti con scorte composte da 2-4 agenti armati e auto blindate. Questa protezione è stata assegnata a giornalisti che hanno ricevuto minacce mortali dalla mafia e dai gruppi populisti o di estrema destra. Alcuni di questi giornalisti sono sotto protezione da undici anni: dal 2007.
Nel corso del 2017, la polizia ha garantito misure di sorveglianza più blande ad altri operatori dei media: 167 secondo i dati comunicati dal Ministro degli Interni il 6 dicembre 2017.
Nello stesso anno, secondo i dati resi pubblici da Ossigeno per l’Informazione, altri 423 giornalisti, blogger e operatori dei media hanno subito gravi intimidazioni, minacce, rappresaglie a causa della loro attività di cronaca. Questo Osservatorio indipendente non governativo, come di consueto, prima di conteggiarlo, ha verificato ogni singolo episodio, lo ha classificato per tipologia di reato o di illecito, ha elencato il nome di ogni persona presa di mira nella sua Tabella pubblica online e ha diffuso notizie che danno conto delle circostanze e della classificazione.
Inoltre Ossigeno per l’Informazione ha specificato che i 423 giornalisti dei quali ha documentato le minacce sofferte nel 2017, rappresentano solo la parte visibile del fenomeno, la punta dell’iceberg. Questa parte visibile mostra circa il 6 per cento dell’intera massa. Pertanto, per avere una stima affidabile di quanti effettivamente siano coloro che nello stesso periodo hanno realmente subito violenze simili a quelle visibili bisogna moltiplicare per 15. Quindi per il 2017, moltiplicando 423 per 15, si ottiene il numero di 6435 minacciati.
Per stampare un elenco di così lungo ci vorrebbe una striscia di carta alta sette metri, cioè quanto un palazzo di due piani. E stiamo parlando soltanto del 2017.
Se invece volessimo stampare l’elenco dei nomi delle vittime italiane di violazioni della libertà di informazione dell’intero periodo di attività di Ossigeno per l’Informazione, cioè dal 2006 al 2017, ci vorrebbe una striscia di carta alta 526 metri, cioè quanto uni dei grattacieli più alti del mondo.
Infatti la lista di Ossigeno (vedi) elenca per il periodo 2006-2011 ben 3508 nomi di giornalisti, blogger e altri operatori dei media che, a causa della loro attività, hanno subito intimidazioni, minacce, ritorsioni, e azioni legali strumentali quali querele pretestuose e altri procedimenti strumentali identificati in inglese con la sigla SLAPP, che letteralmente significa schiaffo, ma è l’acronimo di Strategic lawsuit against public participation, ovvero azioni legali tese a bloccare la partecipazione pubblica.
Gli episodi di cui sono state vittime questi operatori dell’informazione sono stati accertati e documentati da Ossigeno, uno per uno. Sono davvero tantissimi. E, come abbiamo visto, mostrano soltanto la punta dell’iceberg. Dunque per calcolare anche la massa sommersa occorre moltiplicare 3508 per 15 e si arriva alla sorprendente cifra di 52620 vittime di attacchi ingiustificabili alla libertà di informazione.Se occupiamo un centimetro di altezza per scrivere ciascun nome ci serve, appunto, una striscia lunga 526 metri.
Cosa facciamo di fronte a tutto questo? Qualcuno dice che esageriamo, che in sostanza stiamo dicendo che in Italia in questi undici anni ha subito intimidazioni un giornalista su due dei 105.000 iscritti all’Albo e questo non è realistico. Certamente non lo è. Ma le cifre non dicono questo. Non stiamo parlando soltando di giornalisti iscritti all’Albo, ma anche di blogger, di fotografi di cronaca, di video reporter, di editori, di opinionisti. E dunque la popolazione di riferimento su cui calcolare la percentuale è molto più grande, almeno tre volte più grande. Inoltre chi sa come vanno le cose sa bene che ci sono giornalisti blogger e altri operatori che in undici anni hanno subito due, dieci, cento attacchi di questo tipo. Esistono e ne conosciamo alcuni. Dunque, probabilmente la percentuale effettiva sull’intera categoria non è del 50%, ma forse del 5%. Una percentuale certamente realistica e per niente rassicurante. Noi chiediamo: che cosa si può fare ognuno di noi di fronte a questa situazione? Che cosa possiamo fare insieme, di meglio e di più rispetto a quanto abbiamo fatto finora? A cosa serve documentare un numero così enorme di violazioni (che fra l’altro sono al 99% impunite) se ciò non produce nessuna conseguenza? Questo Osservatorio affronta il suo undicesimo anno di attività ponendo queste domande.
ASP ONY