Sono ricordi personali quelli che mi legano ad Albino Longhi. Per me non è stato solo un direttore, ma anche un consigliere fidato che mi ha aiutata a crescere professionalmente, spingendomi a superare reticenze e insicurezze con l’atteggiamento di un padre protettivo. Le nostre strade si sono incrociate spesso nei lunghi anni trascorsi alla RAI. È stato lui a scovarmi nella redazione milanese all’inizio degli anni 80 quando da poco diventata professionista conducevo il Tg 3 Lombardia. Mi convinse ad andare a Roma al Tg1 per condurre una nuova edizione serale delle 22,30. Andò proprio così, fu Longhi a convincermi, perchè io non avevo alcuna voglia di lasciare Milano. “vengo,per tre mesi, provo e poi vediamo” gli dissi con tutta la sfrontatezza e l’ingenuità che solo i vent’anni possono dare. C’era una lunga fila di colleghi a quel tempo che sarebbe andata di corsa al Tg1 senza porre alcuna condizione. Ma Longhi aveva deciso e invece di mandarmi a quel paese accettò la mia proposta e ancora oggi mi chiedo che cosa avesse visto in quella ragazza che ero allora: di certo ero determinata, carina ma rassicurante come richiedevano gli standard del telegiornale più importante d’Italia, visto da milioni di spettatori tutte le sere. Alle 20 in quel periodo le famiglie si sintonizzavano sul Tg1 e il suono della sigla giungeva dalle finestre aperte delle case mentre si cenava con le notizie. Altri tempi. Naturalmente non rimasi solo tre mesi a Roma, anche se la voglia di scappare non è mai cambiata. Nei momenti di difficoltà, bussavo alla sua porta e sapevo che avrei trovato parole sagge per andare avanti, perchè la redazione del TG1 non è mai stata un posto per pecorelle smarrite. Longhi è stato un grande direttore, coraggioso e rispettoso delle opinioni diverse dalle sue.
Un passato nei giornali cattolici, arrivò al TG1 dopo la tragica vicenda della loggia P2 tra i cui membri si era scoperto c’era proprio il suo predecessore Franco Colombo . La redazione veniva da mesi durissimi e come primo gesto Longhi richiamò al suo fianco Nuccio Fava che si era dimesso in polemica con Colombo. Ma sono tanti i gesti che dimostrano la sua determinazione a tenere la barra dritta sui principi di un giornalismo da servizio pubblico. Non a caso collaborò con Enzo Biagi offrendogli i suoi redattori e difendendolo dai continui attacchi della politica. Quando ci aveva salutati nel 1987,dopo avere dato vita a Uno Mattina, la rivoluzionaria fascia del mattino che non esisteva in Rai, non pensavamo che sarebbe tornato al TG1 per ben altre due volte.E’ stato invece richiamato, sempre nei momenti di difficoltà, quando serviva un uomo di equilibrio in grado di ricucire le ferite di una tra le redazioni più tumultuose della RAI.Era il 1993 quando è tornato a fare il direttore dopo la ribellione della redazione a Bruno Vespa. Ci è rimasto per pochi mesi prima di andare a dirigere l’Arena di Verona.E poi ancora nel 2000 dopo la rapida uscita di scena di Gad Lerner caduto sullo scandalo pedofilia pr aver mandato in onda alle 20 immagini di bambini non schermate. E’ stato durante questa terza fase Longhi,durata due anni,che ho avuto l’occasione di fare una tra le esperienze piu importanti della mia vita professionale.
Ero partita per l’Afghanistan subito dopo gli attacchi alle Torri Gemelle. Pensavo di restarci pochi giorni, tanti colleghi con esperienze in zone di guerra più lunghe delle mie,premevano per venire a sostituirmi,ma Longhi mi chiese di restare. “ se resti tu,mi risolvi un problema,mi disse,così li scontento tutti e finisce lì”. Avvisai casa che non sarei tornata dall’Afghanistan e rimasi per alcuni mesi a Kabul mentre il regime dei talebani crollava e Al Qaida in fuga cercava rifugio nelle aree tribali del Pakistan. Fu una grande esperienza e devo dire grazie ad Albino Longhi,che mi ha dato fiducia e mi ha insegnato a non tirarmi indietro mai.
È stato un grande maestro, un esempio per chi ha avuto la fortuna di crescere alla sua scuola. Sono un vecchio dinosauro amava dire di se stesso. Un uomo pacato, ma sempre pronto a fare le battaglie giuste con il sorriso sulle labbra. Non l’ho mai sentito alzare la voce, ma quando qualcosa non gli piaceva non stava zitto. A modo suo un grande rivoluzionario. Se ne vedono ormai pochi in giro come lui.
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