BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Se ne sta andando un anno horribilis

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Una vergogna: onori militari al ritorno in Italia delle spoglie di Vittorio Emanuele. Crisi banche: Boschi ancora in ballo. Camera vota legge di Bilancio, un disastro. I media attaccano Grasso

Di Alessandro Cardulli

L’anno che se ne va sarebbe meglio se se ne fosse già andato. Non lascerà rimpianti, se non ai renziani incalliti i quali sentono che il “giglio magico” si sta stringendo sempre più. Un giorno peggiore dell’altro. Non c’è mai fine al peggio. È proprio vero. Vediamo in una rapida sequenza. Partiamo da una vicenda che ha dell’incredibile. Aveva fatto notizia in questi giorni la decisione del ritorno in Italia delle spoglie del re Vittorio Emanule III per trovare sepoltura non al Pantheon come avrebbero voluto gli eredi, Mattarella si era decisamente opposto, ma nel Santuario di  Vicoforte, nei pressi di Mondovì  accanto a quella  della moglie, la regina Elena.

Marcon (LeU). Il re  non si oppose a leggi razziali e dittatura fascista

Insomma,giustamente niente onori per chi non si oppose all’avvento della dittatura fascista. Ma, rivela l’Ansa, di fatto gli onori, anzi qualcosa di più, ci sono stati. Un aereo dell’Aeronautica militare – scrive l’agenzia di stampa – ha trasportato in Italia le spoglie del re Vittorio Emanuele III. “Fonti qualificate” fanno sapere che l’aereo, partito dal Cairo, è giunto all’aeroporto di Cuneo dopo aver fatto una sosta intermedia in Italia. Ancora: “Le note del ‘Silenzio fuori ordinanza’ sono echeggiate dalla basilica di Vicoforte durante il rito che ha accolto la salma del re Savoia. A suonarle la tromba di un caporalmaggiore degli Alpini. La bara avvolta dalla bandiera dei Savoia è stata benedetta sul sagrato della basilica dal rettore don Meo Bussone”. Insomma si è trattato di un volo di Stato in piena regola come afferma il capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali, Giulio Marcon. “Qualcuno dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani – afferma – per quale motivo sia stato usato un aereo dell’Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all’avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, portò il Paese al disastro della guerra al fianco dei nazisti e abbandonò vigliaccamente i suoi soldati fuggendo. Governo e aeronautica spieghino per decenza questa scelta”.

La Comunità ebraica: il re non ostacolò mai la violenza fascista

Durissimo l’intervento su questa squallida vicenda della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni: “In un’epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari”, tra cui “gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste”.   “Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede – scrive Di Segni in una riflessione pubblicata sul portale di informazione Ucei www.moked.it – Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio”.

Crisi delle banche. Berlinguer l’avrebbe chiamata questione morale

Passiamo su un altro versante che riguarda la vita politica di questo scorcio di anno. Ci siamo lasciati con il “racconto” di un’altra vicenda  che riguarda quella che Enrico Berlinguer aveva definito la questione morale, un problema di scottante attualità. Ci riferiamo a quanto sta emergendo dai lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Per carità ce ne guardiamo bene da esprimere valutazioni e giudizi. Non sfogliamo la margherita, deve o non deve dimettersi Maria Elena Boschi, che sta tenendo banco nelle cronache di questi giorni. Spetta alla sua coscienza e al suo partito, il Pd,  nella persona del segretario Renzi Matteo che intende non solo non sentir neppure parlare di dimissioni come da tante parte le vengono richieste, ma, in segno di sfida all’universo mondo, intende candidarla proprio in Toscana, collegio che comprende Arezzo, dove Banca Etruria ha fatto fallimento, “consumando” i risparmi di migliaia di cittadini. La ministra Boschi aveva dichiarato al Parlamento che lei, allora ministro per le riforme, non aveva mai compiuto alcun atto per favorire il padre, vice presidente di Banca Etruria, una delle banche del “quartetto”, Chieti, Marche e Ferrara molto inguaiate. Bene, anzi male, per lei,ovviamente. Il presidente della Consob ha raccontato alla Commissione di aver avuto diversi incontri con la ministra oggi sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Ma, ha precisato, non ha mai fatto “pressioni”.

Nuove testimonianze in Commissione parlamentare d’inchiesta

Sarebbe interessante conoscere che cosa si sono detti nei numerosi incontri che  ci sono stati tra i due. Si è venuti anche a sapere che proprio a casa sua era presente all’incontro che si è svolto nel 2014 nel giorno di Pasqua in cui i “vertici” di Banca Etruria, papà Boschi, vicepresidente, e della banca vicentina.  Si dice che dopo una ventina di minuti la ministra si sia alzata dalla sedia, prendendo la porta di casa in gran silenzio. Non si capisce perché non se ne sia andata via prima che arrivassero gli ospiti “ingombranti” del papà. Domani, lunedì. riparte il tormentone in Commissione d’inchiesta con il ministro Padoan il quale dovrà spiegare perché essendo lui il ministro dell’economia è stata la ministra Boschi ad occuparsi, in separata sede, di Banca Etruria. Poi arriveranno il governatore di Bankitalia, Visco, quello che Renzi voleva cacciare e Ghizzoni, ex direttore, o qualcosa di simile, di Unicredit che, racconta De Bortoli, editorialista del Corriere della Sera nel suo libro, sarebbe stato avvicinato dalla ministra colloquiando con lui.

La serie noir che ci porta verso lo scioglimento delle Camere

La serie noir che ci porta verso il Natale e poi allo scioglimento delle Camere trova altri episodi che descrivono la gravità della situazione economica e sociale del nostro paese. Si tratta della discussione alla Camera della legge di Bilancio, già approvata dal Senato. Sono stati presentati migliaia di emendamenti. In Commissione sono stati falcidiati tutti quelli che miglioravano la legge in particolare sulla questione pensioni, sul lavoro per i giovani, le donne cui ai fini pensionistici non viene riconosciuto il lavoro di cura. In particolare Mdp, Sinistra italiana, Possibile, oggi uniti in Liberi e uguali avevano recepito le proposte di Cgil, Cisl, Uil che chiedevano al governo di rispettare il verbale d’intesa firmato più di un anno fa. Come noto, Cisl e Uil hanno alzato bandiera bianca, accettando di fatto la linea espressa dal governo. La Cgil ha annunciato, dopo le cinque grandi manifestazioni svoltesi a Roma, Torino, Bari, Cagliari e Palermo e gi incontri con i gruppi parlamentari, che proseguirà nelle iniziative di lotta, non escludendo lo sciopero generale.

A chiusura una parola su come i media stanno affrontando questa vigilia di fine d’anno che ci introdurrà ufficialmente nella  campagna elettorale, in corso da ormai diversi mesi, da quando, si può dire, Renzi Matteo fu sconfitto nel referendum con il quale aveva tentato di devastare la Costituzione. Ci riferiamo solo a un fatto, uno solo, ma molto significativo. C’è stata, si può dire, una unità di intenti fra grandi giornali, testate televisive, anche di opposti orientamenti: ignorare le iniziative, le proposte, i progetti della nuova formazione politica, Liberi e uguali. Quando va bene, perché per esempio le testate della tv pubblica, si fa per dire, e anche la quasi totalità delle altre si sono scatenate in una volgare campagna contro il presidente del Senato  “colpevole” di aver accettato la proposta di presiedere la lista elettorale avanzatagli non solo dalle tre forze politiche, ma da una straordinaria assemblea che lo aveva invitato ad assumere questo ruolo a conclusione di un percorso di 158 assemblee con la partecipazione di più 40 mila cittadini. In una settimana in particolare si sono distinti nell’attacco a Grasso, Bruno Vespa  con Porta a Porta e Mannoni con il tg3 della notte. Quest’ultimo ha ospitato anche  l’urlatore Sgarbi che ha inveito contro la seconda carica dello Stato. Anche lo scrittore ed ex magistrato e  se non andiamo errati anche con una esperienza di deputato del Pd, “esperto”  della settimana del tg Rai non ha mancato al compito che gli era stato assegnato affermando che mai Grasso era stato uno di sinistra. Sì, forse, da giovane. Poi il nostro scrittore ha dato la sua ricetta al Pd renziano. Bisogna – ha detto – rimettere in campo una forza di sinistra indipendente, altro che  “liberi e uguali” legati ai partiti.  Dimentica il Carofiglio che gli indipendenti di sinistra, eccellenti personalità  del mondo della cultura, intellettuali, economisti, giuristi, ricordiamo per tutti Stefano Rodotà venivano eletti nelle liste del Partito comunista. Sommando Porta a Porta e il tg3 della notte, in una serata circa duemilioni e mezzo di telespettatori hanno ascoltato gli attacchi contro Grasso, senza che alcun esponenti di Liberi e uguali abbia avuto la possibilità di esprimere le posizioni della nuova formazione politica. Proprio nel fine settimana si sono svolte assemblee in diverse città italiane per mettere a punto la proposta programmatica di LeU. La notizia è stata censurata dai media. Non c’è bisogno di alcun commento. Esprimiamo solo una nostra opinione: forse queste assemblee programmatiche era meglio farle qualche mese fa invece di attendere il sempre tentennante Pisapia. Ora siamo in campagna elettorale. Il programma politico di LeU, certo continuando a  rivendicare il diritto di presenza nei media nel rispetto della libertà e della completezza dell’informazione, a partire dalla Rai ma tornando ai vecchi tempi quando una forza politica della sinistra entrava direttamente in rapporto con i cittadini, raccontando nelle strade e nelle piazza, il “manifesto politico” con il quale chiamare al voto tutti quei cittadini che si sono allontanati dalle urne, offrendo una prospettiva di rinnovamento, un impegno di lotta, un voto per la pace, il lavoro, l’uguaglianza. Parole semplici che hanno fatto la storia della sinistra, del socialismo, che hanno bisogno di tornare a circolare, mantengono un loro valore, una loro “modernità”, sono la cultura politica della sinistra che ha bisogno di superare la crisi che sta vivendo in diversi paesi europei. Dall’Italia, come già è avvenuto nel passato, può venire un contributo importante. Oltre questi anni horribilis.

 

Da jobsnews


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