Gli arresti sono stati eseguiti in diverse aree, tra cui Marsa e Bugibba. I sospetti sono tutti cittadini maltesi, alcuni già noti alla polizia. Il premier Muscat – che in un primo momento aveva dato notizia di otto arresti, salvo poi correggere il computo con un tweet – ha spiegato che, secondo gli investigatori, si tratta degli esecutori materiali e non dei mandanti dell’omicidio.
Gli inquirenti hanno ora 48 ore di tempo per l’interrogatorio e per l’eventuale incriminazione.
Prima di morire, Daphne Caruana Galizia, 53 anni, uccisa aveva rivolto ripetute e dettagliate accuse di corruzione sia contro politici nelle ‘grazie’ di Muscat che contro esponenti dell’opposizione. Il suo assassinio ha suscitato un’ondata di sdegno a Malta e all’estero.
Il governo dell’isola, contro il quale si è scagliato il figlio della giornalista, Matthew, aveva offerto una ricompensa di un milione di euro a chi fosse in grado di fornire informazioni utili che potessero portare all’arresto dei responsabili dell’assassinio.
Nei giorni seguenti all’omicidio, la Fnsi ha organizzato – insieme con Articolo21, Amnesty International Italia e altre associazioni – un presidio nei pressi dell’ambasciata maltese a Roma, a cui ha partecipato anche l’ambasciatrice Vanessa Frazier.
«Sono qui – aveva detto – per testimoniare che anche il governo maltese vuole che venga fatta giustizia sulla morte di Daphne Caruana Galizia. Garantisco l’impegno diplomatico affinché si conosca tutta la verità sulla sua morte. Non ci sarà impunità per nessuno».