Se ne sente parlare meno, ma non per questo si deve abbassare la guardia. L’Hiv continua a colpire pesantemente. E’ l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, in occasione del primo dicembre, Giornata mondiale contro l’Aids. Nel 2016 si sono registrati più di 29.000 nuovi casi nei Paesi dell’Ue e dell’area economica europea, ben 160.000 se si considerano anche Russia, Israele, Turchia e tutti i 53 Paesi che dall’Atlantico al Pacifico formano la regione europea sulle mappe dell’Oms. Uno dei problemi evidenziati dall’Organizzazione è che le diagnosi sono tardive, così l’infezione viene scoperta quando è già in fase avanzata.
In Italia (dati Anlaids) ogni anno ci sono 4.000 nuove diagnosi di infezione da HIV – dato stabile negli ultimi cinque anni – con un incremento registrato negli ultimi due anni di nuove infezioni nella fascia d’età tra i 25 e i 29 anni. La Lombardia, con circa 20.000 persone affette da HIV e AIDS (e Milano che ne registra 400 all’anno) è tra le regioni con la maggior concentrazione di pazienti, insieme a Lazio, Emilia Romagna e Liguria. Il 40% circa dei casi di HIV è diagnosticato in modo tardivo, e questo, oltre che essere un rischio per la persona singola, mantiene anche alta la circolazione del virus nella popolazione generale. A questi numeri va aggiunta una stima di circa il 30% di persone inconsapevoli del loro stato sierologico che continuano a favorire la trasmissione del virus. Per questo Anlaids ha promosso una campagna informativa, dal titolo provocatorio: “Se te ne fotti, l’Aids ti fotte”. Grazie ad una serie di testimonial che hanno offerto il proprio volto, la campagna di sensibilizzazione e contro la discriminazione, per una decina di giorni, parlerà dai muri di Milano, Napoli, Genova, Torino, Bologna, Roma, Catania, Taranto, Padova, Trieste, Rimini e Perugia.
L’Africa continua ad essere “bacino privilegiato” della malattia e a presentare maggiori difficoltà nel reperimento dei farmaci. «Nonostante i progressi degli ultimi anni (meno persone infette, meno morti, più pazienti in trattamento) – dichiara don Dante Carraro direttore di Medici con l’Africa Cuamm – ancora oggi l’Africa continua a soffrire in maniera sproporzionata rispetto agli altri continenti. Basta pensare che il 78% dei pazienti sieropositivi che non accedono al trattamento antiretrovirale si concentra proprio in Africa».
Nei paesi in cui Medici con l’Africa Cuamm è presente, ancora oggi a causa del virus dell’Hiv/Aids muore una persona ogni tre minuti: nel 2016 infatti in Angola, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Uganda, Sierra Leone e Sud Sudan sono morte 170.000 persone per Aids e 261.000 persone hanno contratto il virus. Per rispondere a questa epidemia silenziosa, l’anno scorso la Ong padovana ha sottoposto al test per l’Hiv 27.000 persone in Uganda e oltre 10.000 in Etiopia. La Tanzania e il Mozambico sono i paesi dove l’Aids impone le maggiori sfide: nel primo caso si tratta di assicurare l’accesso ai farmaci a tutti. Nel secondo, di seguire con un’attenzione particolare gli adolescenti, una delle categorie più a rischio, perché disinformati. Per questo nella città di Beira il Cuamm interviene nei Saaj, centri dedicati ai giovani, dove gli adolescenti possono andare ad informarsi ed effettuare il test, diventando in molti casi attivisti per la salute. Nel primo anno di progetto, iniziato ad agosto del 2016, oltre 86.000 ragazzi e ragazze hanno avuto accesso al servizio e per 55.500 di loro era la prima volta che si confrontavano con questi temi.
Oggi (1 dicembre) cortei sfileranno per le strade di Shinyanga (Tanzania) e Beira (Mozambico), per informare, spingere le persone a testarsi e cercare di abbattere lo stigma sociale che ancora accompagna questa malattia.