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Legge di Bilancio alla Camera. Non è un cosa seria. Presentati circa 6.000 emendamenti “elettorali”.

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Ghiselli (Cgil): il governo “risparmia” 500 milioni sull’Ape sociale ma ne destina per la previdenza solo 300. Anche per il contratto dei pubblici dipendenti mancano 300 milioni

Di Sandro Carli

Scorrendo l’elenco degli emendamenti alla legge di Bilancio che va in Aula alla Camera verrebbe da dire, citando una splendida commedia di Luigi Pirandello, tradotta anche in un film di Mario Camerini, anno 1936, “ma non è una cosa seria”. Purtroppo a differenza della commedia che risale al 1918, la cosa è tremendamente seria. Si ripete come non mai l’assalto alla diligenza in cui invece degli indiani, anzi i pellerossa, razzismo imperante, che in effetti non risulta abbiano attaccato mai tante diligenze quante  risultano dai film western. La diligenza nell’occasione è una e una sola, la legge di Bilancio appunto. L’attacco viene mosso non dai pellerossa, ma da distinti deputati che devono rispondere ai loro clienti. Si dà il caso infatti che siano stati presentati ben 5.905 emendamenti al testo approvato dal Senato con voto di fiducia, un terzo di questi (1925) dal Pd, partito di governo con tanto di presidente del Consiglio che assiste silente a questo scempio, il 12% (716) dai Cinquestelle, il 10% (577) da Forza Italia. Il resto dai gruppi di opposizione che hanno badato al sodo, come Mdp, Sinistra Italiana e anche da gruppi misti che sono nati come funghi a Montecitorio.

Emendamento  per consentire alla Bonino di  presentare la lista civetta pro Renzi

A questi vanno aggiunte un centinaio di proposte provenienti dalle Commissioni della Camera. Da segnalare in particolare fra gli emendamenti uno ad hoc che ha avuto, si dice, il pieno consenso del presidente del Consiglio, sollecitato da Emma Bonino e dai radicali, non chi si richiama a Marco Pannella, ma a quelli di Bonino, appunto, Maggi e Della Vedova, il sottosegretario. L’emendamento non ha niente a che vedere con la manovra, sarebbe stato l’unico modo per cambiare la legge elettorale, legge ormai, ci si scusi il bisticcio di parole, in relazione al numero delle firme per presentare le candidature. Dicono questi radicali che non sono in grado di raccogliere cinquantamila firme, stante anche il maltempo. Gentiloni ha promesso il suo impegno e l’emendamento consentirebbe di portare a circa 25 mila le firme per presentare la lista   civetta a sostegno di Renzi Matteo. Non sappiamo  che fine farà questo emendamento, così come, più in generale la “battaglia” sugli emendamenti. Forse  ne rimarranno in piedi poco più di ottocento, poi arriverà il maxi emendamento del governo sul quale verrà posta la fiducia. E decadranno anche quegli emendamenti “scomodi” presentati da esponenti della minoranza di sinistra del Pd che riguardano in particolare il raddoppio della indennità di licenziamento individuale e la riforma dell’Inps.

L’inconsistenza delle proposte del governo per la “fase due” del confronto sulle pensioni

Mentre la Camera è impegnata su emendamenti che, per esempio, riguardano il finanziamento di 316mila euro per il cimitero di Hammag in  Libia, oppure un fondo per gli italiani in Venezuela, la Cgil   denuncia un fatto clamoroso. Nel 2017 è stato realizzato un risparmio di risorse realizzato sulle prestazioni di Ape sociale e “precoci”.  Tale risparmiov-vrende noto il segretario confederale Roberto Ghiselli intervistato da Rassegna sindacale – è addirittura superiore a quanto il governo ha deciso di destinare complessivamente al capitolo previdenza nel prossimo triennio: “Basta questo dato per confermare l’inconsistenza delle misure proposte dall’esecutivo al sindacato per la fase due del confronto sulle pensioni”. Da uno studio reso noto da Enzo Cigna responsabile Ufficio previdenza pubblica della Cgil emerge che nel 2017 si avrà un risparmio di risorse non utilizzate per Ape sociale e “precoci” pari a 504.210.322 euro, mentre il governo prevede un intervento triennale pari a 300 milioni di euro, “dato che, per altro, riteniamo sia abbondantemente sovrastimato. Sulla base di quanto contenuto nell’emendamento alla legge di bilancio sulla previdenza presentato dal governo, e nella nota di sintesi consegnata dall’Esecutivo stesso ai sindacati – spiega Cigna – le risorse risparmiate nel 2017 non verranno reimpiegate per le finalità previdenziali per le quali erano state inizialmente impegnate”.
Ape sociale e “precoci” accolte un numero di domande inferiori a quanto preventivato

“Anche alla luce degli indirizzi interpretativi del Ministero – prosegue  Cigna –  il numero di domande accolte per Ape sociale e ‘precoci’ è molto inferiore a quello che era stato preventivato: 31.290 domande anziché le 60.000 ipotizzate, pari al 52,15% del totale previsto. Per effetto del trascinamento delle poche domande accolte nel 2017 – poi – si avrà un risparmio anche nel 2018, pari a 554.581.500 euro, come rilevato dalla nostra analisi”. Anche alla luce di questi dati Ghiselli afferma che “se non si vogliono accumulare ulteriori residui, pregiudicando il diritto di molti lavoratori di fruire delle prestazioni di Ape sociale e anticipo per i precoci, è necessario intervenire in legge di bilancio per modificare profondamente le procedure e i vincoli”. Per il segretario confederale della Cgil “i correttivi finora ipotizzati dal governo, relativi all’ampliamento di quattro categorie di lavori gravosi, all’intervento sulle donne madri e sui contratti a termine, senza ulteriori misure sarebbero del tutto irrilevanti e determinerebbero anche per il 2018 l’esclusione di tantissimi lavoratori dalle prestazioni”.

Ghiselli conclude: “Abbiamo avanzato al governo proposte concrete, ribadite negli incontri con i gruppi parlamentari degli ultimi giorni. Esse riguardano in particolare la necessità di abbassare il requisito contributivo per i lavoratori impegnati in attività gravose da 36 a 30 anni, e modificare la continuità professionale richiesta di 6 anni su 7 allargandola all’ipotesi di 7 su 10”. Inoltre, sempre relativamente ai lavori gravosi, “chiediamo di semplificare le procedure e di rimuovere il vincolo del tasso di tariffa Inail del 17 per mille”. Notizie certamente non confortanti arrivano anche per quanto riguarda il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici che faceva parte dell’intesa siglata l’anno passato da governo e Cgil, Cisl, Uil. Quando nel corso della trattativa  in corso si è arrivati a fare i conti le cifre non tornano. Nella legge di Bilancio sarebbero previsti ben trecento milioni in meno di quanto necessita. Verrebbe da aggiungere al fatto che la legge di Bilancio “non è una cosa seria” anche che coloro che l’hanno formulata, sono dei dilettanti allo sbaraglio.

Da jobsnews

 


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