Da quindici giorni battono palmo a palmo quel luogo difficile che è il confine tra Lazio e Campania, il sud pontino. Ronde vere, fatte di cittadini che la notte girano con le loro auto e i loro fucili da caccia autorizzati per individuare macchine sospette, persone mai viste da queste parti, tutti potenziali ladri. Perché dopo l’ondata di furti “non ci si può fidare più di nessuno”. E’ stata una rivolta spontanea e civica all’inizio. Ma poi è diventata altro: le ronde sono state infiltrate e vengono spesso animate da soggetti che gli investigatori definiscono borderline, cioè con qualche problema pregresso con la giustizia, piccoli reati finanziari, spaccio, porto abusivo di armi, aggressioni. Così, tra un controllo e l’altro del territorio c’è scappato il pasticciaccio: una sera quattro ragazzi della provincia di Caserta (cioè del vicinato) sono stati bloccati dalle ronde, insultati, picchiati e hanno subito il danneggiamento delle auto. A salvarli sono arrivati i carabinieri di Formia che formalmente li hanno sottoposti a fermo per rilasciarli dopo pochissimo perché non erano in possesso di refurtiva né di armi da scasso e non hanno precedenti. Il giorno dopo il Prefetto di Latina ha convocato una riunione d’urgenza del comitato provinciale per l’ordine pubblico; il comunicato che è stato redatto al termine dei lavori si occupava per un terzo del fenomeno furti (che in provincia di Latina sono calati del 21% quest’anno rispetto al 2016) e per due terzi del fenomeno ronde, con relativo invito dello stesso Prefetto ad “evitare iniziative spontanee”. Si è capito in quel momento che dietro le ronde c’era qualcosa di più e di anomalo che una manifestazione spontanea di reazione ai furti nelle case di campagna tra Castelforte, Minturno e Formia.
Ma nel frattempo le foto dei primi ragazzi sottoposti ad arresto privato e i video con gli insulti hanno continuato a girare sui social delle ronde, per giorni. E c’è anche dell’altro in quei social: foto di persone segnalate perché “rumene” e con “la faccia strana e sospetta”, immagini di auto in sosta e targhe che vengono controllate con apposite App di verifica su residenza del proprietario e regolarità del bollo. Sono iniziate così le prime controreazioni: un giovane rumeno residente a Gaeta si è rivolto all’avvocato perché la sua foto girava sui social come quella di un possibile ladro mentre lui è solo uno studente dell’Istituto nautico; un ragazzo di Minturno ha pensato di essere seguito da possibili ladri e invece era una macchina delle ronde che lo ha fermato e controllato; una giovane impiegata di Castelforte ha detto di essere stata aggredita e picchiata da ignoti che forse erano i ladri che lei aveva denunciato qualche giorno prima, ma i sanitari dell’ospedale erano scettici al suo arrivo perché le lesioni causate da un’aggressione grave non si vedevano in quel caso. Storie e scene surreali attorno alle quali si muovono esponenti dell’estrema destra, soprattutto Casapound. Uno dei suoi attivisti è infatti il promotore delle ronde.
La politica sta soffiando su questo fuoco perché tra poco si vota per la Presidenza della Regione Lazio e per alcuni Comuni. Il legame politica con la destra profonda si è fatto più evidente proprio dopo i primi controlli della polizia sulle ronde (con sequestro di armi e denunce) e allora sono venuti fuori esponenti di partito che chiedono più telecamere, agenti di sicurezza privati pagati con fondi pubblici; in più dicono no allo ius soli, no agli immigrati e hanno appena aperto la caccia ai giornalisti. Il capo di Casapound ha definito giornalismo spazzatura il resoconto sulle ronde violente nel sud pontino. Per domani sera è fissato il corteo di difesa dei cittadini organizzato dagli stessi ideatori delle ronde e da Casapound. La questura sta ancora valutando se dare parere contrario alla manifestazione ma ormai il caso ronde è all’attenzione degli organi di controllo della sicurezza in quel territorio. Un luogo molto complicato e a sua volta borderline: tra Formia e Minturno si concentrano affiliati ad almeno dieci famiglie camorristiche, lo spaccio sul lungomare di Minturno è controllato da gruppi di pusher violenti che arrivano lì direttamente da Scampia, come riportato in atti della commissione regionale per la sicurezza. L’area del sud pontino è staccata per competenza giudiziaria dal resto della provincia di Latina, molti servizi pubblici qui sono stati smantellati (sanità e trasporti in primis), c’è un livello di disoccupazione che supera il 18%, negli ultimi due anni si sono avuti dodici attentati proprio in questo triangolo che include i tre Comuni più a sud di tutta la provincia. Ci vuole poco a considerarla una terra abbandonata e ancora meno per perderne il controllo.