La Costituzione: un argine contro ogni barbarie

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Settant’anni fa, era il 22 dicembre 1947, veniva approvata la Costituzione repubblicana. Settant’anni all’insegna della dignità e dei diritti, delle libertà e delle possibilità, delle speranze e della crescita non solo economica ma anche morale e culturale del Paese. Settant’anni in cui la nostra Carta ha resistito a diversi tentativi di manomissione, inducendo milioni di persone, sfiduciate e disincantate, a tornare alle urne per difenderla e per difenderne soprattutto i valori e la solidità, ben comprendendo quanto questo baluardo anti-fascista abbia contribuito, nel tempo, alla coesione nazionale.

Settant’anni e un’Italia che è cambiata radicalmente, trasformandosi in ogni settore e assistendo purtroppo ad una progressiva degenerazio e del quadro politico che ci ha condotto al disastro attuale: mentre scriviamo, infatti, siamo costretti a fare i conti con un deprimente finale di legislatura, preludio ad una legislatura che sarà senz’altro peggiore, essendo ormai entrati nella stagione della non politica e del populismo spinto all’estremo.

Settant’anni di coraggio e passione civile, di buone e cattive leggi; settant’anni in cui il tessuto sociale, bene o male, ha resistito e in cui nemmeno la devastante crisi dell’ultimo decennio è riuscita a sgretolare definitivamente il desiderio di stare insieme di una comunità nonostante tutto bisognosa di solidarietà e di ritrovarsi unita nei momenti importanti.

Abbiamo speso tante parole, specie l’anno scorso, per discutere di questi centotrentanove articoli: l’abbiamo letta e riletta, ne abbiamo compreso lo spirito e il senso, abbiamo fatto propaganda per il NO e ci siamo aggrappati alle parole di Calamandrei, secondo cui la Costituzione costituiva il programma politico della Resistenza. In una stagione avvelenata dalle pulsioni rottamatorie, abbiamo insomma dato vita ad una nuova forma di resistenza: civica e politica al tempo stesso. E oggi rendiamo omaggio ai padri costituenti, ai loro sacrifici, ai loro anni trascorsi in carcere o al confino, alle loro lacrime e al loro desiderio di riscossa, certi che senza quell’immane sforzo collettivo di ricostruzione etica nulla di ciò che è avvenuto nei sette decenni successivi sarebbe stato possibile.

Quando penso alla Costituzione, pertanto, penso alla mia bussola, al mio punto di riferimento e a una delle ragioni essenziali del mio impegno politico e civile. E dico grazie a chi l’ha redatta, a chi l’ha difesa e soprattutto a chi continuerà a farlo, sforzandosi ogni giorno di attuarla nella sua interezza. Saranno questi uomini e queste donne a salvare l’italia, in una delle fasi storiche più travagliate della sua lunga e complessa storia.


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