Ma Calenda si impunta, sospende la trattativa perché Comune e Regione sono ricorsi al Tar sul piano ambientale. I sindacati: confronto era ben avviato, ritirate il ricorso, togliamo alibi al ministro
Di Alessandro Cardulli
Calenda, il ministro per lo sviluppo economico, quello che si occupa di industria 4.0, una specie di enfant prodige, tutti lo cercano a partire da Renzi Matteo che lo vorrebbe candidato per il Pd, forse no, potrebbe essere il nuovo leader in qualche lista d’appoggio, lo corteggia anche Berlusconi, settimanali come l’Espresso ne raccontano la storia, la vocazione politica, l’adolescenza scapestrata, una famiglia ingombrante, padre economista, madre Cristina Comencini, regista, scrittrice. Attore a dieci anni, è uno dei protagonisti dello sceneggiato “Cuore”, diretto dal nonno Luigi Comencini. Poi l’università, consulente finanziario, con Montezemolo alla Ferrari, poi in Confindustria, candidato non eletto nella lista Scelta civica, diventa ministro per lo sviluppo nel governo Letta. Poi Renzi lo sceglie come rappresentante dell’Italia presso l’Unione europea. Di nuovo ministro nominato da Renzi al posto della dimissionaria Federica Guidi. L’intervista sull’Espresso è una specie di “inno” a Calenda il quale di fronte al progresso tecnologico dice che “siamo di fronte ad un cambiamento di portata straordinaria, ma noi qui lo stiamo affrontando parlando di dentiere per tutti”. Insomma uno pieno di sé. Dice, “penso di essere una persona appassionata”.
Un ministro non può farsi prendere da un attacco d’ira. Gli errori commessi da Calenda
Perché questa lunga premessa? Perché un ministro non può farsi prendere da un attacco d’ira, abbandonare un tavolo di trattativa di straordinaria importanza senza dire quando e come riprenderà il confronto che riguarda migliaia di lavoratori dell’Ilva, una intera città, quella di Taranto con problemi ambientali di comprovata gravità, il pulviscolo che avvolge interi quartieri. Tavolo che i sindacati unitariamente chiedono che prosegua, invitando sindaco e presidente della Regione a ritirare nel frattempo il ricorso contro il decreto del governo con cui ha prorogato l’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva, senza definire il piano di intervento per mettere impianti e la città, se questo è l’ostacolo cui fa riferimento il ministro, affermano Maurizio Landini segretario confederale della Cgil e Francesca Re David segretaria generale della Fiom Cgil. Cisl e Uil sono sulla stessa lunghezza d’onda. Questo è avvenuto proprio mentre al ministero aveva preso il via il confronto fra governo nella persona di Calenda , sindacati, Comune, Regione, Provincia, i rappresentanti di Arcelor Mittal, la cordata del gruppo indiano, colosso dell’acciaio, di cui fa parte anche Marcegaglia. Errori il ministro ne aveva già commessi quando, di fatto, aveva accettato condizioni capestro per i lavoratori che sarebbero stati riassunti dalla nuova proprietà perdendo ogni diritto pregresso. Si poneva anche un problema per quanto riguarda il mantenimento della occupazione. Vediamo cosa è accaduto. Regione e Comune hanno fatto ricorso al Tar contestando il decreto del governo perché ancora non sono stati risolti, con il piano attuale, problemi relativi alla sicurezza ambientale. Per il ministro il ricorso al Tar è quasi una offesa personale. Non tollera che ci possano essere posizioni diverse dalle sue. Non intende proseguire la trattativa in presenza del ricorso che potrebbe, dice, potrebbe far saltare l’accordo. Non solo minaccia: “Se la richiesta di sospensiva fosse accolta dal Tar il 9 gennaio l’Ilva di Taranto si avvierebbe allo spegnimento”. Così il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, spiega la conseguenza che avrebbe il mancato ritiro da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto del ricorso contro il Dpcm con cui il governo ha prorogato l’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva.
Presidente della Regione e sindaco respingono le “osservazioni” del ministro
E il ministro indica nel presidente della Regione Puglia, Emiliano, presentatore del ricorso al Tar insieme al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il responsabile numero uno se salta la trattativa. Risponde Emiliano che ha respinto le osservazioni di Calenda secondo cui il ricorso presentato al Tar da Regione Puglia e Comune di Taranto rischia di far fermare lo stabilimento e far scappare l’investitore: “Non è vero che il ricorso blocchi alcunché, sono sciocchezze che non so chi ha raccontato al ministro”, ha affermato Emiliano. “Non è vero neanche che ArcelorMittal se ne andrebbe: dopo la sceneggiata di Calenda, la sua crisi isterica, ho salutato i rappresentanti di AM, ho stretto loro la mano e ci siamo riproposti di rivederci al più presto. Quello che dice il ministro, dal mio punto di vista, non è vero”. Ancora il sindaco di Taranto parla di “un aspetto abbastanza ridicolo in questa vicenda è che riusciamo a dialogare in maniera molto proficua con l’investitore e non con il governo che dovrebbe essere un arbitro terzo e non si capisce perché. Nella sostanza non è cambiato niente. Continuiamo a vedere comportamenti a volte sopra le righe che lasciano l’amaro in bocca e che ci sfuggono. Resto però fiducioso, il tavolo di oggi è stato buono, costruttivo. Portiamo a casa molti punti importanti a cominciare dalla data certa sulla copertura dei parchi. Non abbiamo ancora il piano industriale, non abbiamo ancora garanzie dal governo su come affronterà i temi del danno sanitario e dell’indotto ma il tavolo a prescindere dall’epilogo è stato positivo ora bisogna continuare a lavorare sotto traccia per avvicinare le posizioni”, argomenta ancora. “Credo che dando disponibilità a togliere l’istanza cautelare abbiamo rimosso dal campo l’ostacolo più grande. Adesso serve serenità per lavorare nei tavoli tecnici e non questi sbalzi di umore però capisco che sia una trattativa complessa e che si arriva qui con i nervi tesi”. “È come se si volesse sempre alzare di più l’asticella ogni volta che si raggiunge un punto di equilibrio però vorrei dire ai tarantini che questa volta negoziati frettolosi al ribasso non sono possibili. Possono far saltare tutti i tavoli che vogliono noi torneremo qui a lavorare sui contenuti”, conclude Melucci in riferimento alla conclusione dell’incontro odierno. A tavolo chiuso la polemica continua. Calenda parla di un sms che avrebbe ricevuto da Emiliano, recapitatogli dal ministro per la coesione territoriale e per Il Mezzogiorno De Vincenti. E accusa il presidente della Puglia di “aver già maturato l’intenzione di non raggiungere alcun accordo al tavolo”.
Landini: si possono fare gli investimenti perché non si inquini più. Re David: impegni per il risanamento
Diventa essenziale a questo punto la posizione dei sindacati per riportare questa vicenda che riguarda una grande industria, posti di lavoro, difesa ambientale, il ruolo del governo, alle sue dimensioni naturali: il tavolo del confronto. Dice Maurizio Landini, segretario confederale della Cgil uscendo dal ministero per lo sviluppo: “Questo tavolo c’era per la richiesta fatta dai sindacati. Ora ci vuole un atto di responsabilità da parte del Comune e della Regione di ritirare il ricorso. Non basta ritirare la sospensiva. C’è una trattativa che è iniziata con risultati che sono stati ottenuti. Possono finalmente partire le cose che sono anni che non si fanno quindi non c’è da girarci attorno. Non si può giocare su chi rischia il posto di lavoro e siccome finalmente si possono fare gli investimenti perché non si inquini più, questo è quello che si deve fare. Questa è la nostra posizione che è frutto delle lotte che i lavoratori hanno fatto in questi mesi e anni”. Francesca Re David, segretario generale della Fiom afferma che “per quanto riguarda il piano di risanamento dell’Ilva sono stati presi degli impegni importanti sull’impatto sanitario e il suo controllo. Noi crediamo come diciamo sin dall’inizio che il ricorso vada ritirato, perché’ e’ ovvio che non si può fare una trattativa con un ricorso in piedi”. Francesca Re David, segretario generale Fiom Cgil, lo dice lasciando lo Sviluppo economico dopo il tavolo Ilva. “L’idea di mantenere il ricorso e pensare di continuare a discutere in queste condizioni è sbagliata”, dice Re David, rispetto ai prossimi passi “per adesso il tavolo del 22 è stato sospeso, noi ci auguriamo che ci sia senso di responsabilità”. Non si può non vedere che sono stati ottenuti dei miglioramenti importanti, che c’e’ stata una valutazione seria delle osservazioni fatte e che il modo per andare avanti è esattamente quello di discutere creando le condizioni per farlo. Ribadiamo quindi che il ricorso era un errore”.