È passato poco più di un anno dall’ultima missione nel Mediterraneo Centrale. Tra il 2015 e il 2017 ne ho seguite sei, le prime su navi militari quando ancora in quel tratto di mare non erano operative le tanto contestate Ong ma si dava dei “taxi del mare” alle unità navali di Mare Nostrum. Nel 2016, ho affrontato il viaggio più lungo, il primo su una nave umanitaria. E il 12 ottobre sono scesa dall’Aquarius della Ong SoS Mediterranée portandomi dietro una sensazione di esaltazione mista a frustrazione: quella che si prova vedendo centinaia di uomini, donne e bambini che ormai alla maggior parte della gente recano fastidio: soprattutto quando si osservano nelle immagini fredde di fotografie o dai video passati dai media.
L’esaltazione invece è data dal grande lavoro fatto dai volontari a bordo di queste navi, lo stesso grande lavoro fatto dagli uomini della nostra guardia costiera, finanza e marina militare che avevo seguito nelle missioni precedenti. Centinaia, migliaia di persone recuperate in mare, di giorno, di notte, con il bello e con il cattivo tempo. Altre vite ancora cercano di sopravvivere al di là del muro liquido che divide Libia dall’Europa.
Un anno dopo, decidiamo di tornare a bordo della stessa nave arancione e panciuta, che un tempo solcava i mari del Nord e che ora continua il suo andirivieni nel Mediterraneo facendo base a Catania. Molto è cambiato nel corso di quest’anno, soprattutto per le navi umanitarie delle organizzazioni non governative, nel mirino per aver salvato troppe vite che poi sono arrivate a disturbare il fragile equilibrio del giardino di casa nostra. Colpevoli di eccessiva umanità mente dietro a chi gestisce le Ong potrebbero nascondersi indicibili interessi.
E certo sembra strano che una nave come la Aquarius, noleggiata dall’organizzazione italo-Franco-tedesca SoS Mediterranée , costa 11 mila euro al giorno. Non è facile comprendere per chi certe cifre le guadagna in un anno: difficile immaginare che esistono persone che riescono a coprire con le loro private donazioni costi così elevati.
In attesa di avere notizie dall’ unica procura che ha un’inchiesta aperta con indagata ad ora solo una Ong tedesca, non resta che far continuare in pace il lavoro a chi indagato non è.
SoS Mediterrane opera in partnership con Medici Senza Frontiere, l’unica delle 9 Ong a non aver firmato il codice di condotta presentato dal nostro governo e approvato a luglio di quest’anno dall’Unione Europea. Un codice in 13 punti che di fatto tira le briglie alle navi umanitarie e lascia spazio alla guardia costiera libica di recuperare i gommoni carichi di disperati per riportarli da dove cercano di fuggire.
I dati del Viminale non lasciano dubbi: il 32% in meno di persone sbarcate quest’anno con un calo sostanziale soprattuto da quando le Ong si sono allontanate. Per quanto non si sottolinei abbastanza che questo calo è più che altro dovuto agli accordi con la Libia del governo Serraj e con le tribù a sud del paese. Ai quali si danno soldi e mezzi per trattenere il più possibile le centinaia di migliaia di migranti prigionieri nelle carceri che si affollano sempre di più e dove le atrocità nei confronti degli africani ormai sono di dominio pubblico.
Intanto nel tratto di mare che continua a fare da ponte verso la salvezza lo scenario è cambiato: le navi umanitarie, si sono ridotte a tre-quattro mentre sono aumentate quelle militari dei dispositivi Frontex , EunavForMed e Mare Sicuro. Tra loro si attivano sempre più spesso le motovedette libiche. Quelle del governo Serraj e altre di dubbia appartenenza. Ecco perché decidiamo di tornare a bordo dopo un anno.
Saliamo e consegnamo il nostro passaporto: una volta saliti su questa nave battente bandiera Gibilterra, siamo infatti “all’estero” anche se rimaniamo a dormire all’ormeggio perché, per meteo avverso e necessaria manutenzione, la partenza è rimandata. L’inverno è alle porte e fa molto freddo. Lo si capisce guardando l’Etna imbiancato che si erge davanti al porto. Mentre un enorme arcobaleno che spunta dopo un breve acquazzone ci fa ricordare che dopo ogni tempesta si passa comunque a tempi migliori e favorevoli a mollare gli ormeggi. Infatti poco dopo, si parte. Direzione Mediterraneo Centrale ancora una volta davanti la Libia.