#Controcorrente Non c’è democrazia senza un’informazione libera e consapevole

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No, non siamo tutti uguali. Ci sono quelli che usano il linguaggio dell’odio, che seminano terrore con le parole, che usano il giornalismo come una clava, che offendono, millantano, travisano la realtà per fini neppure troppo reconditi. E ci siamo noi. Per l’amor del cielo, sicuramente non siamo gli unici giornalisti antifascisti e antirazzisti, ma noi di #ControCorrente siamo gli unici ad averci messo la faccia, declinando i valori della Carta Costituzionale, dell’antifascismo e dell’antirazzismo nelle premesse del documento programmatico che la nostra assemblea ha approvato (per acclamazione) mercoledì scorso.

È stato un percorso lungo, quello di #ControCorrente. Per nulla semplice, per nulla scontato. Dividere è facile, riunire molto più complicato. Farlo sul sedime di rancori che hanno attraversato decenni di sindacato dei giornalisti, di incomprensioni e diffidenze reciproche è un’impresa. Ma ci siamo riusciti, un passo dopo l’altro. Ci siamo riuniti una prima volta a Fiuggi, poi una seconda volta ad Assisi, quindi il 13 settembre abbiamo fatto il passo decisivo a Roma, nella sede delle Chiese Evangeliche. Siamo partiti con un coordinamento ampio composto da cinque persone, poi ridotto a quattro e a settembre abbiamo deciso che eravamo pronti per farci rappresentare da una sola voce. Pronti chi?  Noi, esponenti di Autonomia e Solidarietà, Nuova Informazione, #Giornalista, Capss, cattolici e laici, di sinistra e moderati, dell’Usigrai e dell’Ungp, e alcuni anche di Stampa Democratica, colleghi disseminati in tutte le associazioni regionali di stampa. Componenti che negli ultimi trent’anni della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, hanno scritto pagine di divisioni e secessioni, ma che ora controcorrente (appunto) rispetto alla tendenza alla disgregazione che  sta vivendo l’Italia hanno deciso di riunirsi, di fare delle nostre diversità una ricchezza, delle nostre radici una forza da mettere insieme. Composizione e non scomposizione. Nel nome della costituzione e di un’azione sindacale comune e molto ben definita. “#ControCorrente si riconosce nei valori essenziali dell’articolo 21 della Costituzione: la libertà di informare di ogni cronista e il diritto di essere informato che appartiene ad ogni persona”, si legge nel nostro documento.

Noi crediamo che sia inscindibile il nesso tra la difesa delle libertà e la tutela dell’autonomia e delle garanzie della professione, tanto più oggi che il giornalismo è sotto attacco, che il perimetro dei colleghi che a fine mese ricevono uno stipendio si riduce ogni giorno di più.

Non c’è democrazia senza un’informazione libera e consapevole. E non c’è informazione libera e consapevole se i cronisti minacciati sono abbandonati, se le querele temerarie ci legano le mani, se il carcere per i giornalisti continua ad essere previsto dalle leggi della Repubblica Italiana. Non c’è informazione libera e consapevole neppure se il lavoro del giornalista non viene equamente retribuito, se non c’è un drastico spostamento delle risorse dai prepensionamenti (per quanto riguarda la carta stampata in cui sono entrati milioni di euro dallo Stato e usciti sotto forma di migliaia di prepensionamenti) all’occupazione e alla difesa del reddito di chi sta dentro e fuori le redazioni. Se non si pretende che un tavolo tra governo italiano ed Europa per far pagare ai colossi del web, ormai più potenti degli stati nazionali, i contenuti giornalistici che quotidianamente rapinano e le imposte sul reddito indiretto che il nostro lavoro genera per loro. Per non parlare poi delle leggi di sistema che hanno bisogno di qualcosa ben più forte di una semplice manutenzione o del servizio pubblico che non deve subire le ingerenze né del governo né dei partiti.

Tutto si tiene per #ControCorrente. La difesa del giornalismo, del diritto di essere informati e di informare, del diritto ad un giusto contratto e ad una equa retribuzione va di passo con la difesa delle libertà, della democrazia, con la condanna dei razzismi e fascismi. Noi ci saremo sempre, dentro e fuori dalle redazioni.


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