Due mesi fa il nostro Ambasciatore e’ tornato al Cairo. Esattamente un mese prima il Ministro degli Esteri Angelino Alfano ne aveva dato l’annuncio.
Nel comunicato diffuso alle agenzie in cui ci annunciava questo ritorno dopo 16 mesi di “congelamento” dei rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto la Farnesina ci faceva anche sapere che l’Ambasciatore Cantini sarebbe stato affiancato da “un esperto italiano incaricato della cooperazione giudiziaria” sulla tragica morte di Giulio Regeni.
Al momento non ci risulta che tale esperto sia arrivato al Cairo. E questa appare solo come una delle tante promesse disattese. Nel frattempo un nostro rappresentante governativo, il Sottosegretario agli Esteri Amendola, alcune settimane fa è andato al Cairo per incontri istituzionali. Dei suoi colloqui dalla Farnesina sono filtrate solo le solite frasi di rito sull’impegno delle autorità egiziane per risalire ai responsabili della morte di Giulio.
Da tempo chi in questi 21 mesi si e’ interessato a Regeni sa che gli egiziani non ci diranno mai la verità. La dimostrazione sono le ultime dichiarazioni del presidente Al Sisi. Sentirlo dire da Parigi che in Egitto non si pratica la tortura e’ un’offesa non solo alla memoria di Giulio, ma anche a quella di tutti coloro che sono stati sequestrati, torturati e uccisi nelle tante celle dei servizi di sicurezza egiziani. La “scorta mediatica” nata su iniziativa di Amnesty International e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana oggi deve impegnarsi anche per cercare di ottenere delle risposte dal nostro governo.
Domani, alla FNSI, sarà ospite il Ministro dell’Interno Minniti, per un incontro dedicato ai giornalisti minacciati. Una rara opportunità per provare a chiedere a uno dei più importanti rappresentanti del governo italiano se ottenere la verità sulla morte tragica di Giulio continui a essere una delle sue priorità.Grazie