Taranto ancora una volta al centro dell’attenzione del Mise. Vertenze sindacali, esuberi, inquinamento. Tutto ruota intorno a Ilva e la cittadinanza è stanca. Chiusi in casa nei wind day, scendono in piazza mamme, operai. Si chiede la chiusura delle fonti inquinanti e nascono nuove proteste. Monta la rabbia per le scuole chiuse mentre la fabbrica continua a produrre. Inquinando.
Ai tavoli in cui è in ballo il futuro occupazionale ma soprattutto dell’ambiente e della salute non possono assurdamente partecipare Regione e Comune. L’associazione Genitori Tarantini rivolge una lettera al Presidente della Repubblica. Pubblichiamo testo integrale.
“Onorevole Sergio Mattarella, Presidente di questa Repubblica italiana, a lungo abbiamo riflettuto sulla opportunità di scriverle ancora una volta, così sicuri del fatto che ci sarebbe arrivata, come al solito, la conferma di avvenuta ricezione da parte della segreteria del Quirinale. Qualcuno del suo staff leggerà questa lettera considerando se sia il caso di chiedere nuovamente al Prefetto di Taranto di convocare i Genitori tarantini per sapere cosa questi vogliano ancora. Che qualcuno al Quirinale legga oppure no questa nostra non è per noi importante. Questa volta, quello che chiediamo è che gli organi di informazione recepiscano queste parole e le diffondano.
A poco più di un mese dalla sua visita a Taranto, limitata ad un protocollo che prevedeva la sua presenza esclusivamente in due plessi dello stesso Istituto scolastico, puntuale come una bestemmia è arrivato il vento da Nord-Nord/Ovest. Per ben due volte in una settimana. Quattro giorni di offese alla città e ai cittadini dei quartieri più prossimi all’industria inquinante così difesa e protetta dallo Stato.
Offese alla salute soprattutto di categorie già deboli: bambini, anziani, immunodepressi, persone affette da problemi respiratori e cardiovascolari. Offese che si devono leggere come limitazioni di quei diritti fondamentali garantiti dalla stessa Costituzione che il Presidente della Repubblica dovrebbe tutelare e far rispettare.
Il 18 settembre, lei è venuto qui ad inaugurare il nuovo anno scolastico. Tutto, per quella occasione, è stato organizzato al meglio. La stessa Ilva, pur di non offendere i suoi onorevoli occhi, ha ridotto la produzione al minimo per ripulire il cielo sopra alla zona industriale. Sì, è successo anche questo, così che è stato dato anche agli occhi dei tarantini, dopo oltre cinquanta anni, di vedere un cielo pulito. Questo, per noi, non è stato un regalo: è stata una ulteriore insopportabile offesa. Le assicuriamo che, dopo la sua partenza da Taranto, l’inferno si è di nuovo scatenato, addirittura con più vigore. Il suo discorso davanti a studenti, dirigenti scolastici, insegnanti, operatori della scuola e giornalisti non ha presentato una sola parola che già non avessimo previsto.
Cosa mancava, nel suo discorso? Mancava la presa in carico della situazione locale: “Ragazzi, pur riconoscendo che l’istruzione è garantita dalla Costituzione della nostra Repubblica, non meravigliatevi se, per garantire la vostra vita e la vostra salute, questo diritto potrà essere un giorno violato. Verrà fatto, ve lo assicuro, nel pieno interesse dell’intera Nazione, per garantire una produzione che comunque vi sta già uccidendo da decenni.”
Quel 18 di settembre, ad un gruppo di genitori veniva sequestrato dall’efficientissimo servizio d’ordine pubblico uno striscione che recitava semplicemente “Anche i bambini di Taranto vogliono vivere”. Nulla, secondo l’organizzazione, doveva “disturbare” l’onorevole ospite. Nulla! Presidente, “i bambini di Taranto vogliono vivere” è solo un’ovvietà; ma è forse quella congiunzione iniziale che fa scuotere le coscienze, fa prendere atto che un’ovvietà viene negata. “Anche i bambini di Taranto vogliono vivere” continueremo a gridarlo fino a che “anche” i bambini di Taranto potranno vivere come tutti gli altri bambini di questa Nazione. Quei Genitori, nel momento in cui lei usciva dalla scuola per riprendere posto nella sua automobile presidenziale, le hanno dato le spalle al grido di “Taranto libera”. Speriamo che tra i ricordi che per sempre porterà dentro di sé resti anche l’immagine di quei tarantini che hanno manifestato così il proprio dissenso verso una politica nazionale che ancora miete vittime tra gli stessi italiani, sullo stesso patrio suolo, nell’evidente disinteresse del custode della Costituzione di questa Repubblica.
Infine, le vogliamo elencare le giornate considerate wind days dopo la sua visita nella nostra città (sito ufficiale ARPA Puglia), ricordando che un’ordinanza sindacale del 24 ottobre 2017 (n. 39) obbliga la chiusura delle scuole del quartiere Tamburi durante il manifestarsi di questi eventi:
21 settembre; 7 ottobre; 23 ottobre; 24 ottobre; 25 ottobre; 28 ottobre.
Genitori tarantini”
Che qualcuno risponda. La città non resta silente. Lunedì 6 novembre assemblea cittadina davanti alle portinerie del siderurgico. Taranto chiama.
Foto Vincenzo Aiello