«Violato il segreto professionale, cardine del lavoro giornalistico, in contrasto con la giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo», protestano Federazione nazionale e Assostampa. «Quanto avvenuto è grave», incalza il Cdr.
«La Federazione nazionale della Stampa e l’Associazione Lombarda dei giornalisti condividono in pieno il comunicato del Comitato di Redazione del Sole 24 Ore dopo che la Guardia di finanza, su disposizione della procura di Roma, ha acquisito l’hard disk del computer di redazione del giornalista Nicola Borzi. Non è infatti ammissibile che venga violato in questo modo e in contrasto con la giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo, il vincolo del segreto professionale che tutela la riservatezza delle fonti, cardine del lavoro giornalistico. La tutela delle fonti e dei diritti dei giornalisti coincidono, è bene non dimenticarlo, con il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati». Fnsi e Alg commentano così, dopo la denuncia del Cdr, quanto accaduto a Milano e Roma, nelle sedi del quotidiano di Confindustria.
«Nella serata di venerdì – spiega la nota del Comitato di redazione – la Guardia di finanza, su disposizione della procura di Roma, ha proceduto all’acquisizione dell’hard disk del computer redazionale del nostro collega, Nicola Borzi. Il Comitato di redazione ritiene grave quanto avvenuto: in questo modo la pubblica accusa ancora una volta pensa di aggirare, in contrasto con la giurisprudenza della Cassazione e della Corte europea dei diritti dell’uomo, il vincolo del segreto professionale, posto a tutela della riservatezza delle fonti, un cardine del lavoro giornalistico».
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