Una forte preoccupazione per l’astensionismo elettorale della maggioranza dei siciliani e un appello agli eletti è stato espresso da una partecipata assemblea degli iscritti e simpatizzanti del Centro Studi Pio La Torre. Dopo una campagna elettorale in larga parte condotta sui temi non sentiti come propri dai siciliani, sui quali sono stati misurati tutti i problemi politici nazionali, è prevalso ancora una volta il voto di protesta e quello clientelare attraverso i vari comitati elettorali ad personam.
La Sicilia dei poveri, dei precari, dei laureati e diplomati fuggiti all’estero per un lavoro, dei disoccupati e dei cassintegrati, delle imprese senza credito, delle start up, non è stata presente nel dibattito elettorale o sono stati sfiorati solo dopo sollecitazioni come quella fatta dal Centro Studi col decalogo di proposte contro la povertà e per lo sviluppo. Temi come quelli della mafia e delle sue interconnessioni nazionali ed internazionali, o come quelle delle migrazioni e della tratta che fanno della Sicilia un nuovo punto di snodo sono stati affrontati da pochi candidati. A questo punto nessuno può arrendersi al comodo alibi che la campagna elettorale della Sicilia è stata anticipatrice di quella nazionale per continuare ad alimentare la sfiducia nel cambiamento del paese. L’assemblea del Centro La Torre è stata consapevole che solo una ricomposizione dello schieramento democratico e progressista sulla base di un programma con al centro il lavoro, la crescita economica e sociale, il contrasto alla povertà e alla diseguaglianza sulla base di un nuovo modello di sviluppo, che superi la lettura neoliberista della crisi e riproponga un capitalismo temperato dalle politiche pubbliche può dare un futuro di democrazia compiuta. Abbiamo sentito, da destra come da settori del centrosinistra, la promessa di ridurre le tasse senza accrescere la pressione per erodere l’enorme evasione fiscale miliardaria o senza riproporre la tassazione progressiva sulle ricchezze finanziarie e patrimoniali quale cura dei mali provocati proprio dall’assenza degli interventi auspicati. La globalizzazione finanziaria del capitalismo ha riversato questi mali sui sistemi dei paesi più indebitati come quello italiano, mentre il sistema delle multinazionali senza governance democratiche è sfuggito al controllo dei governi nazionali. Senza consapevolezza di ciò, è difficile trovare le soluzioni positive nell’interesse collettivo.
Non parliamo di cose astratte o lontane. Quando anche a Vittoria, il mercato agricolo più meridionale dell’Europa e centrale rispetto al mediterraneo, la scelta dei prodotti è condizionata dalle multinazionali della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) che ignora consapevolmente anche la presenza di tipo mafioso nel sistema dei trasporti, della commercializzazione di tutti i mercati agroalimentari, comprendiamo quanto estranea sia stata la campagna elettorale agli interessi concreti dei siciliani, alle prese con la globalizzazione perché non riescono più a produrre grano o ai centri industriali dismessi perché non più competitivi, e a i giovani senza prospettive di lavoro o all’indebolimento dei sistemi di servizi socioassistenziali e sanitari, scolastici, di prevenzione degli incendi, di disinquinamento ecc. ecc…
Quanto può durare l’indifferenza o la passività dei siciliani che si rifugiano, non da soli, come purtroppo dimostra il trend a livello nazionale, nell’astensionismo? Quando esploderà, si potrebbe esprimere, come ad Ostia in questa prima tornata elettorale, con il crollo delle forze di sinistra, l’esplosione elettorale di Casa Pound, fascisti estremi?
Faremo di tutto perché ciò non accada? Per il Centro La Torre è urgente e necessario di fronte al risultato elettorale lavorare in modo nuovo e unitario per riposizionare l’azione e il progetto di cambiamento tra la gente, tra i lavoratori, gli intellettuali, le imprese produttive, relegando nella fossa settica le piccole caste politiche autoreferenziali, i personalismi dei piccoli ras clientelari che hanno fatto fuori ogni idealità e impegno civile rivolto alla tutela del bene comune. Sono impressionanti infatti i recenti risultati elettorali siciliani e le proiezioni fatte sulle prossime politiche con il rosatellum: nessun seggio uninominale scatterebbe per il centrosinistra in Sicilia, mentre in Italia non avrebbe un’affermazione vincente! Tra gli eletti di questo schieramento in Sicilia sono quasi scomparsi i rappresentanti delle correnti politiche fondatrici del Pd, cioè dei Ds e della Margherita. I nuovi sono frutto dell’”allargamento” e di una involuzione culturale, antropologica e politica?
Bisogna guardare avanti, partendo dalla partecipazione dal basso per una nuova e moderna sinistra, larga e plurale, in grado di rispondere alle scelte di civiltà, di libertà e democrazia del XXI secolo.