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Shakwan, processo rinviato al 2 dicembre

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Ormai la tecnica-stillicidio è consolidata: convocare in tribunale al Cairo il foto-giornalista egiziano Mahmoud Abu Zeid (detto Shakwan) e rinviare di una settimana l’udienza. La prossima è stata fissata al 2 dicembre. Nel frattempo le sue condizioni di salute sono sempre più preoccupanti: il 20 ottobre è stato necessario ricoverarlo in un ospedale esterno alla prigione, tra le cui mura tra l’altro si è preso l’epatite C. Alle ultime udienze è comparso su una sedia a rotelle.
Shawkan è stato arrestato il 14 agosto 2013 mentre si trovava, per conto dell’agenzia fotografica Demotix di Londra, in piazza Rabaa al-Adawiya, al Cairo, a documentare il violentissimo sgombero di un sit-in della Fratellanza musulmana. Fu un massacro con centinaia e centinaia di morti in un solo giorno.
Per aver svolto il suo lavoro, Shawkan rischia una condanna all’ergastolo per questo lungo elenco di pretestuose accuse: “adesione a un’organizzazione criminale”, “omicidio”, “tentato omicidio”, “partecipazione a un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane”, “ostacolo ai servizi pubblici”, “tentativo di rovesciare il governo attraverso l’uso della forza e della violenza, l’esibizione della forza e la minaccia della violenza”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “ostacolo all’applicazione della legge” e “disturbo alla quiete pubblica”.
Il suo “reato” è solo quello di aver fatto il suo lavoro. Si chiama giornalismo.


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