Il concorso “Rileggiamo l’articolo 21 della Costituzione” promosso da Articolo 21 Fnsi, Ministero dell’Istruzione e Ass. Italiana Costituzionalisti ha fatto il suo esordio a Villa Medici il 28 marzo, nell’ambito di Eurovisioni. Non si è trattato di un convegno, né di una tavola rotonda ma piuttosto un incontro di studio e di lavoro per centocinquanta studenti di sei licei romani impegnati a interpretare l’Articolo 21 alla luce del cambio di paradigma imposto alla libertà d’informazione dalla rivoluzione digitale.
La discussione è stata introdotta da un magistrale intervento del prof. Roberto Zaccaria sui nessi, impliciti ma profondi, che legano l’Articolo 21 ad altri articoli, fino a comporre un intreccio che dà solidità alla libertà d’espressione nelle sue diverse articolazioni: diritto di informare, di essere informato, di avere libero accesso alle informazioni. Zaccaria ha esortato gli studenti – che dovranno elaborare un testo interpretativo dell’Art.21 di duemila caratteri – a non considerare questo articolo come fine a se stesso ed esaustivo, perché la libertà d’espressione è riconosciuta e irrobustita da altri articoli: l’art.15, che considera inviolabili la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, quindi anche la posta elettronica e i profili dei social; l’art. 19, che riconosce il diritto di professare liberamente la propria religione e di farne propaganda; l’art. 43, che ammettendo le nazionalizzazioni di aziende di preminente interesse generale, legittima la funzione di servizio pubblico svolta dalla Rai; l’art.33, secondo cui “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”; gli articoli 17,18 e 49 che sanciscono la libertà di riunione e di associazione. Inoltre, ha concluso Zaccaria, la Costituzione non è statica ma resa dinamica e attuale dalle sentenze della Corte Costituzionale e dei giudici che la interpretano.
Beppe Giulietti ha ricordato la catena d’iniziative contestuali al concorso sull’Art.21: dal progetto di Don Ciotti Educazione alla legalità, a Le Scuole di Pace, al forum A mano disarmata che vede protagoniste le donne sotto scorta minacciate dalle mafie. Ha poi rivolto un appello ai direttori e ai dirigenti della Rai presenti all’incontro perché aprano le redazioni agli studenti, gli spieghino come funziona la macchina dell’informazione, ospitino nella loro programmazione i video prodotti dalle scuole, fino a immaginare un canale televisivo dedicato esclusivamente alle inchieste realizzate dai giovani come quella sull’Aids vincitrice dell’ultima edizione del premio Roberto Morrione.
Giulietti ha ricordato che i membri della giuria del concorso andranno nelle scuole per aiutare gli studenti a elaborare il loro testo, ma un contributo altrettanto importante potranno darlo giornalisti come Paolo Borrometi, Federica Angeli e Sandro Ruotolo che, minacciati di morte, da anni vivono scortati e continuano a scrivere e a indagare sugli intrecci tra criminalità organizzata e politica. Ma altrettanto essenziale per la comprensione dell’Articolo 21, saranno le testimonianze dei genitori dei giovani giornalisti e ricercatori la cui morte è avvolta nelle nebbie dei depistaggi e della ragion di Stato: da Ilaria Alpi, a Giulio Regeni. Infine, una critica all’alluvione di notizie non contestualizzate che ti mostrano un bambino morto sulla spiaggia, ma non ti spiegano perché, e chi ha scatenato l’inferno dal quale sono fuggiti.
Luciana Castellina ha sottolineato, tra l’altro, l’incidenza che hanno i mass media nella formazione dei giovani, ormai di gran lunga superiore a quella della scuola: per gli studenti un motivo di più per maturare una capacità critica e una conoscenza dei meccanismi economici e tecnologici che governano Internet.
Renato Parascandolo, coordinatore del concorso, si è soffermato sul termine “post-verità”, un neologismo che descrive una situazione in cui i fatti obiettivi sono meno influenti sull’opinione pubblica rispetto agli appelli emotivi e alle convinzioni personali. Il termine rinvia a una particolare forma di menzogna che s’invera grazie all’inconsapevole complicità di chi vuole veder confermati i propri pregiudizi di chi ritiene, cioè, che i propri convincimenti siano più importanti della stessa verità. Quindi, la postverità è una verità “a prescindere”, qualcosa di più e di diverso dalla tradizionale bufala. La bufala è una notizia falsa che si diffonde a scapito di chi la riceve mentre la post-verità si diffonde con il favore e la “complicità” degli utenti risultando, pertanto, molto più virale di una generica falsa notizia.
Tutti gli interventi dei partecipanti saranno pubblicati a breve sul sito del concorso nella sezione “documenti audiovisivi” ma rileva riassumere le questioni poste dai ragazzi dei licei romani Dante, Tacito, Righi, Matteucci, Orazio e Lucrezio Caro: è ammissibile in alcuni casi esercitare una censura? Com’è possibile distinguere una notizia vera da una falsa quando lo stesso concetto di verità è messo in discussione? Fino a che punto la vita privata può diventare pubblica senza ledere il diritto alla riservatezza? Come possiamo orientarci in questo immenso mare di notizie quando la realtà stessa appare così confusa ai nostri occhi? Quali strumenti consentono di smascherare chi si trincera dietro l’anonimato in rete? Come porre un argine alla diffusione delle fake news?
Hanno risposto alle domande degli studenti: Guido D’Ubaldo, segretario dell’ordine dei Giornalisti, Tiziana Ferrario, Paolo Borrometi, Roberto Natale, Flaviano Masella e Fabrizio Ferragni.
La Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha inviato un messaggio di ringraziamento agli studenti “per aver dato vita a un’iniziativa che educa le nuove generazioni ai valori costituzionali e, in particolare, alla libertà di stampa: una libertà che non dobbiamo mai sottovalutare, né dare per scontata, come testimoniato dalle drammatiche cronache, anche molto recenti, d’intimidazioni, aggressioni e uccisioni di giornalisti”.