Bene la solidarieta’ che e’ venuta dalla Rai alla troupe di’ ‘Nemo-Nessuno escluso’, ma ora “passi ai fatti e regolamenti chi fa il lavoro giornalistico, riconosca il giusto contratto”. E’ l’appello venuto da Vittorio di Trapani, segretario dell’Usigrai, in conclusione della sua audizione in commissione di Vigilanza dedicata al nuovo contratto di servizio in via di definizione e della durata quinquennale e che oggi ha visto coinvolte tutte le organizzazioni sindacali – Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl-Telecomunicazioni, Snater, Libersind. Conf.Sal, Fistel-Cisl, Usigrai e Adrai in rappresentanza delle diverse figure dell’universo Rai: giornalisti, dirigenti, quadri, impiegati, operai. Di Trapani ha sottolineato nel suo intervento che cosi’ come avvenuto in occasione dello Schema di Convenzione, “abbiamo deciso di parlare con una voce unica: di fronte alle scelte strategiche i lavoratori rispondono in maniera unitaria e compatta.
I tempi del confronto sul contratto di servizio dettati dalle norme vigenti sono contingentati e molto ristretti. Il contratto di servizio e’ cio’ che impegna la Rai Servizio Pubblico per il futuro, quindi meriterebbe un confronto aperto e pubblico, approfondito e serio. Ad ogni modo, ci auguriamo che possano essere accolti gli spunti che stanno arrivando e arriveranno da questo utile ciclo di audizioni”. Il segretario dell’Usigrai e’ partito dalle risorse, rilevando che “ancora una volta la discussione viene fatta al buio. Non c’e’ alcuna certezza di risorse. Men che meno di medio lungo termine. Salvo un blando riferimento a garanzie per i 3 anni del Piano industriale. Diciamolo con chiarezza una volta per tutte: il canone in bolletta elettrica e’ stata una ottima operazione di lotta all’evasione, ed e’ oggettivamente riuscita.
Ma e’ sostanzialmente a saldo invariato per la Rai, che nel 2017, secondo calcoli non solo nostri (non ultimo il focus annuale di Mediobanca) incassera’ una cifra inferiore a quella che ha incassato nel 2013. Siamo consapevoli che questo nodo non andava sciolto nel contratto, ma allora perche’ non approvare prima la norma che deve assicurare risorse certe e di lungo periodo? La Rai deve poter contare su risorse certe, adeguate, per l’intero periodo del contratto (5 anni). Invece oggi tutto passa per la Legge di Stabilita’: dunque governo e maggioranza di turno hanno in mano la leva economica dell’azienda, con pesanti ripercussioni sull’autonomia gestionale della Rai, che implicano un controllo indiretto sulla possibilita’ di informare liberamente”.