Il Papa ha parlato ai partecipanti alla terza Conferenza sul Diritto internazionale umanitario: abolire la guerra è la priorità, ma occorre anche “umanizzare gli effetti dei conflitti armati”
L’abolizione della guerra resta l’aspirazione più degna dell’uomo. Tuttavia nella speranza di arrivarci presto, la Santa Sede incoraggia i tentativi di «umanizzare gli effetti dei conflitti armati». E i due protocolli addizionali alle Convenzioni di Ginevra, di cui ricorre il 40° anniversario vanno in questa direzione. Lo ha detto il Papa ricevendo i partecipanti alla 3ª Conferenza sul Diritto internazionale umanitario in corso a Roma presso la Scuola Ufficiali Carabinieri, con il patrocinio del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e del Ministero della Difesa.
Conflitti, si rischia di globalizzare l’indifferenza
Una tre giorni di dibattito e confronto promosso nel contesto di un’attualità internazionale molto complessa in cui – ha detto il Papa – «malgrado il lodevole tentativo di ridurre, attraverso la codificazione del diritto umanitario, le conseguenze negative delle ostilità sulla popolazione civile, troppo spesso giungono, da diversi teatri di guerra, testimonianze di crimini atroci, di veri e propri oltraggi alle persone e alla loro dignità, commessi in spregio di ogni considerazione elementare di umanità. Immagini di persone senza vita, di corpi mutilati o decapitati, di nostri fratelli e sorelle torturati, crocifissi, offesi finanche nelle loro spoglie, interpellano la coscienza dell’umanità». E a volte, ha aggiunto il Pontefice, «purtroppo la diffusione di queste informazioni può comportare una certa saturazione che anestetizza e, in qualche misura, relativizza la gravità dei problemi, così che risulta più difficile muoversi a compassione e aprire la propria coscienza in senso solidale. Perché ciò avvenga, è necessaria una conversione dei cuori, un’apertura a Dio e al prossimo, che spinga le persone a superare l’indifferenza e a vivere la solidarietà, come virtù morale e atteggiamento sociale, dalla quale può scaturire un impegno in favore dell’umanità sofferente».
Chi soccorre somma diverse opere di misericordia
Eppure nel quadro di questa globalizzazione dell’indifferenza, non mancano i segnali positivi. E il pensiero va alle «tante persone, tanti gruppi caritativi e organizzazioni non governative, all’interno della Chiesa e fuori di essa, i cui membri affrontano fatiche e pericoli per curare i feriti e gli ammalati, per seppellire i defunti, per portare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, per visitare i detenuti. Davvero – sottolinea papa Bergoglio – il soccorso alle popolazioni vittime dei conflitti assomma diverse opere di misericordia, sulle quali saremo giudicati al termine della vita. Possano le organizzazioni umanitarie agire sempre in conformità con i principi fondamentali di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Mi auguro, pertanto, che tali principi, che costituiscono il cuore del diritto umanitario, possano essere accolti nelle coscienze dei combattenti e degli operatori umanitari per essere tradotti nella pratica». Ma perché ciò sia possibile – ha concluso Francesco – «vorrei ricordare l’importanza della preghiera e quella di assicurare, accanto alla formazione tecnica e giuridica, l’accompagnamento spirituale dei combattenti e degli operatori umanitari».
Come detto la Conferenza, che si conclude oggi, ha per tema «La protezione delle popolazioni civili nei conflitti – Il ruolo delle Organizzazioni Umanitarie e della Società Civile» ed è incentrata sul ruolo che la società civile in genere e le organizzazioni umanitarie in particolare rivestono nel diritto internazionale e nel diritto internazionale umanitario. In particolare si ricorda il 40° anniversario del primo e secondo protocollo addizionale alla Convenzione di Ginevra, entrambi ratificati l’8 giugno 1977 e riguardanti rispettivamente «la protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali» e «la protezione delle vittime dei conflitti armati non internazionali».
Avvenire