«Bisogna, e l’ho ribadito molte volte, amare Israele con un amore aperto a tutto e a tutti. (…) Solo un amore così permette il superamento dei timori e delle difficoltà e dà al dialogo quella gioia e quell’umanità che si addice all’incontro tra amici». Non fu solo per un ovvio omaggio al cardinal Martini, che riprese queste tesi a lui care per introdurre la collana dell’EDB Cristiani ed ebrei, che si è deciso di riprodurle in apertura dell’ultima fatica di rav Giuseppe Laras, Ricordati i giorni del mondo (EDB 2014). La scelta, infatti, fu direttamente collegata ai forti sentimenti di amicizia, stima e vicinanza umana che hanno contraddistinto queste due eminenti personalità, già arcivescovo di Milano e rabbino capo della locale comunità ebraica, il cui impegno nel dialogo reciproco ha reso quella città, per due decenni, un punto di riferimento qualificato per chiunque desiderasse accostarsi all’incontro ebraico-cristiano, e cercasse di comprenderne la centralità strategica nel tempo attuale. Accanto ai due, il terzo nome che non andrà dimenticato è quello di Paolo De Benedetti, morto l’11 dicembre del 2016. Tre uomini coraggiosi, tre maestri di vita e di pensiero, fino alla fine.
Ora anche rav Laras ha concluso i suoi giorni del mondo, lo scorso 15 novembre. Era da tempo malato, ma una scomparsa come la sua, in chi l’ha conosciuto e in quanti ne hanno stimato la tempra sicura anche nei momenti più bui degli ultimi anni, non può non colpire, e addolorare profondamente. Quella di Laras, infatti, ha a lungo rappresentato una delle voci più autorevoli del rabbinato europeo: oltre al suo impegno diretto alla guida della comunità del capoluogo lombardo dal 1980 al 2005 (la seconda in Italia per numero di aderenti, circa settemila, dopo Roma, e una delle più composite per l’apporto di numerosi ebrei immigrati dai più svariati paesi), è stato direttore della rivista La Rassegna Mensile di Israel e per oltre vent’anni presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana, e poi del Tribunale rabbinico del Centro-Nord Italia. Prima, era stato rabbino ad Ancona e a Livorno, tornerà ad Ancona alla fine della stagione milanese. Originario di Torino, dove era nato nel 1935, gli studi di Laras si sono rivolti soprattutto al pensiero ebraico medievale, e in particolare a Maimonide, portandolo a ricoprire diversi incarichi accademici.
Per cogliere almeno parzialmente la rilevanza della sua opera culturale, si possono riprendere in mano i due volumi citati, Ricordati i giorni del mondo. Che sono in realtà una vera e propria storia del pensiero ebraico – dalla Bibbia alla contemporaneità – capace di coniugare la sinteticità, il carattere divulgativo e di materiale accessibile a un largo pubblico, e un’indubbia completezza. Un’opera della maturità, composta dopo parecchi decenni di sforzo intellettuale. Impresa tanto più complessa, se si considera il fatto che nel lungo dipanarsi attraverso i secoli della riflessione ebraica le stagioni, i movimenti e i singoli esponenti non risultano quasi mai in sé, per così dire, omogenei e compatti, risentendo piuttosto nella loro formazione di contributi, interferenze e contatti provenienti dall’esterno, che, mentre contribuiscono a plasmarli, in qualche misura, nel contempo, parzialmente li snaturano rispetto alla loro originale componente di base.
Da questo punto di vista, i due tomi non presentano solo una storia della filosofia ebraica, ma anche una rassegna articolata dell’inesauribile pensare che testi biblici, talmudici, mistici e giuridici – la vastissima tradizione della Halakhah – sono stati in grado di accumulare accanto alle congetture filosofiche. Non va dimenticato, infatti, il ruolo primario dello studio – anzi, il dovere di leggere, meditare e osservare i tomi della sua antica tradizione – ricoperto nel difficile conservarsi dell’identità ebraica in perenne diaspora.
Ed è nel nome di questo dovere etico-religioso, se così si può dire, che rav Laras ci ha donato questo estremo frutto prezioso. Nella stessa direzione va letto il titolo, infatti, tratto da Deuteronomio 32,7: «Ricordati dei giorni del mondo, riflettete sugli anni delle generazioni; interroga tuo padre e te lo racconterà, i tuoi anziani e te lo diranno». Ancora di più, oggi, esso ci appare un vero e proprio testamento intellettuale di un uomo che ha saputo custodire il rigore e l’apertura mentale, la fedeltà alla propria tradizione e il rispetto dei goyim. E che ha scelto, infine, di essere sepolto in Eretz Israel, a Gerusalemme.