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La presidente Boldrini lo dice con chiarezza: nessuna alleanza col Pd

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Pisapia invece insiste, e come Godot attende che Renzi gli risponda. Da sinistra una raffica di critiche a chi impone la centralità del Pd

Di Pino Salerno

Lei sì, lei, la presidente della Camera, Laura Boldrini, la terza carica dello Stato, lo dice chiaro: ad oggi, con il Pd di Renzi “non ci sono le condizioni per fare una coalizione”. Giunta a Diversa, la kermesse di Campo progressista di domenica mattina a Roma, accompagnata da una vera e propria ovazione, Boldrini ha tenuto una lunga e appassionata requisitoria contro il Partito democratico, senza appello. Deludendo forse coloro che invece speravano in lei per poterla contrapporre al progettato ruolo di leadership da assegnare all’altra carica dello Stato, al presidente del Senato, Pietro Grasso. Il tentativo, se mai vi fosse stato nei sogni di qualcuno di Campo progressista, è stato vanificato dalla stessa Boldrini. “Campo Progressista ha cercato un dialogo costruttivo con il Pd, ma davanti all’indisponibilità a cambiare rotta rispetto a certe politiche divisive degli ultimi anni dobbiamo prendere atto che purtroppo i presupposti per una coalizione con loro sembrano non esserci”, ha affermato con forza Laura Boldrini. E inoltre, “come si convince l’elettorato critico a non disertare le urne? Affermando un diritto semplice e antico – ha sottolineato la presidente della Camera -: il diritto a stare bene tutti. Percorrendo una strada diversa da quella che ha reso la società più disuguale, più ingiusta, più infelice”.

Boldrini: “costruire una proposta politica diversa e di discontinuità” col Partito democratico

Per la presidente della Camera l’obiettivo è “costruire un nuovo centrosinistra con una proposta politica diversa e di discontinuità”. E infine, ecco la critica serrata alle politiche praticate dai governi del Pd, e da Renzi: “il lavoro, il welfare vanno riconsiderati, ma non è tagliando i diritti ai disabili o ai lavoratori che ci rimetteremo in carreggiata. Basta con i palliativi, i bonus a pioggia e gli sgravi a tempo”. Insomma, dinanzi a una introduzione decisamente politica di Giuliano Pisapia, nella quale sono state più evidenti le cose non dette (possibile che Pisapia da sindaco di Milano non si sia mai accorto di come è stato guidato il Paese nei mille giorni di Renzi, e di quanta sofferenza sociale sia stato responsabile l’attuale segretario del Pd? Altro che discontinuità), Laura Boldrini ha chiarito gli elementi che differenziano nettamente un soggetto politico di sinistra dalla direzione di marcia assunta dal Pd. E a Renzi contrappone Jeremy Corbyn: “Invece di creare nuovo lavoro hanno creato nuovi lavoretti ma con i nuovi lavoretti non si paga il mutuo, non si fanno figli, non si danno prospettive di vita ai nostri ragazzi” e richiama la necessità di un centrosinistra “con una faccia laburista” perché, dice citando appunto Corbyn tra gli applausi, “l’economia deve essere al servizio dell’uomo, invece è accaduto l’inverso. Austerità e vecchie ricette neoliberiste hanno precarizzato la vita delle persone, le soluzioni sono state terribili e dannose, penalizzando le persone più vulnerabili: è questo che ha spianato la strada ai populisti”. Meglio di così, la requisitoria antirenziana non poteva essere pronunciata.

Pisapia insiste sulla centralità del Pd, la cui “autosufficienza sarebbe un suicidio politico”, come se finora non avesse avuto alcuna responsabilità nel governo, pessimo, del Paese

Pisapia, però, aveva aperto la kermesse lanciando l’ennesimo appello all’unità: “i nostri nemici sono la destra e i populisti”, e “l’autosufficienza sarebbe un suicidio politico”. Parlava al Pd, che lunedì riunisce la Direzione e dal quale si attende ancora quel “segnale” politico (e tutto politicistico) che potrebbe aprire a un possibile accordo ma parlava anche a Mdp, che invece con Roberto Speranza (seguendo Boldrini) interviene con toni di chiusura sul possibile accordo col Pd. “Agli amici del Pd – ha proseguito Pisapia – dobbiamo dire con forza” che c’è bisogno di “unità perché senza unità non si vince” ma anche di “discontinuità perché senza la discontinuità è il Paese che perde”.  Pisapia ha chiesto al partito di governo “segnali forti” a partire dalla prossima legge di bilancio (“un intervento importante sui superticket”) e sul fronte dei diritti (ius soli e biotestamento). Ma il “punto fermo”, la ‘conditio sine qua non’ per un’alleanza è che “nel nuovo centrosinistra non ci può essere spazio per nuovi o vecchi elementi del centrodestra. Non è mai stata un’opzione accettabile e non lo sarà mai”, ha detto chiaro e tondo il fondatore di Campo Progressista. Tuttavia, ha voluto anche ribadire la sua distanza dalla sinistra alternativa con parole francamente offensive e ingiuste: “diciamo no alla ridotta minoritaria che fa testimonianza ma non cambia il Paese”. Ora, rammentiamo a Pisapia che per sei mesi con quella “ridotta” hanno dialogato lui e i suoi dirigenti, dicendosi perfino disponibili ad un accordo (ricordiamo solo la foto di Reggio Emilia nella giornata conclusiva della tre gionri di Possibile); rammentiamo che quella “ridotta minoritaria” ha condotto una straordinaria battaglia per vincere un referendum contro una riforma che avrebbe stravolto la Costituzione e – per usare le parole di Boldrini – reso ancora più infelici gli italiani (lo ricordiamo a Pisapia che omette sempre di ammettere di aver votato sì); rammentiamo che in quella “ridotta minoritaria” ci sono anche i sindacati confederali, che stanno conducendo una lotta serrata per i diritti dei lavoratori, dei pensionandi e dei pensionati, dei giovani precarizzati dal jobs act, contro il governo Gentiloni e il ministro Padoan. E in quei sindacati – lo rammentiamo agli smemorati – c’è quella Cgil che il 28 maggio avrebbe celebrato un referendum contro i voucher, se non fosse stata gabbata dal governo e dalla maggioranza del Pd. E rammentiamo che talvolta le “ridotte minoritarie” riescono a interpretare meglio i bisogni del paese, più di coloro che predicano una “sinistra di governo” (basta analizzare com’è stato possibile il risultato dei 5Stelle alle scorse elezioni legislative del 2013). L’elenco potrebbe proseguire e sarebbe ancora molto lungo. Il punto è che spesso la cattiva memoria riduce qualunque posizione a politicismo, esattamente il limite che si può constatare nel discorso e nel tentativo di Pisapia.

Speranza ai militanti di Campo progressista: “Boldrini ha ragione. E l’alleanza col Pd è solo alchimia elettorale”

Non è un caso che anche il coordinatore nazionale di Mdp, Roberto Speranza, abbia voluto ribadire gli elementi che sono stati alla base della fuoriuscita dal Pd di gruppi dirigenti, militanti, iscritti ed elettori. “Se la fotografia- ha detto Speranza – è quella di Salvini, Berlusconi, Grillo e Renzi, i nostri valori non sono più rappresentati. Non posso che prendere atto che c’è un vuoto politico e che abbiamo la responsabilità di riempire questo vuoto”. Inoltre, occorre riferirsi a quel popolo di sinistra che ormai non vota più “e se non rispondiamo a questa domanda tutto questo rischia di sembrare una semplice alchimia elettorale. Divisi si perde ma si è perso anche uniti perché c’è un popolo che non ci riconosce più”. E infine ecco l’amara constatazione degli errori compiuti in questi anni: “destra e populismo avanzano- spiega Speranza- perché abbiamo sbagliato le politiche, perché siamo apparsi come gli amici di quelli che hanno vinto la globalizzazione e non di chi ne è rimasto marginalizzato”. Ma ovviamente questa analisi non piace a Pisapia.

Le reazioni. Fratoianni a Pisapia: “la formula del centrosinistra non esiste più, inutile insistere”

“Vedo che Giuliano Pisapia continua ad insistere su una formula, quella del centrosinistra, che semplicemente non esiste più. E in questo senso, l’appello a non replicare un altro caso siciliano dimostra quanto poco si sia capito di quello che è successo davvero in Sicilia e anche nel Paese”, afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni replicando alle parole di Pisapia. “La verità – prosegue il leader di SI – è che se la destra avanza e torna a far paura la responsabilità sta tutta in carico a chi in questi anni ha, in nome di una cosiddetta sinistra di governo, fatto politiche di destra. Oggi, dopo molti mesi, vedo anche che in tanti si rendono conto che serve costruire un altro polo, alternativo e radicale nelle proposte e nel suo profilo. E che questa è l’unica strada percorribile. Mi pare una buona notizia. Noi lo diciamo da tempo e ora – conclude Fratoianni – a cominciare dall’assemblea del 2 e dal documento che la promuove, siamo pronti a partire”.

Le reazioni. Eleonora Cimbro, Mdp: “si fatica a capire chi dall’interno del Pd fa appelli all’unità, ma sui proclami”

“Faccio fatica a capire il senso delle parole di chi oggi, ancora nel Pd, continua a fare appelli ad una possibile unità basata, appunto, sui proclami. Serve una netta discontinuità e donne e uomini capaci di interpretare questo momento storico, che non è quello del grigio, ma del bianco o del nero”, ha affermato in una dichiarazione Eleonora Cimbro, parlamentare Mdp . “Siamo d’accordo – domanda- sul fatto che si debba ripristinare l’articolo 18? Siamo uniti nel bocciare senza se e senza ma la Riforma della scuola voluta da Renzi? Siamo insieme nella battaglia per l’abolizione dei bonus per fare, invece, investimenti strutturali già a partire dalla Legge di Stabilità? Questo chiedo ai vari Cuperlo, Damiano, Pittella. A Pisapia e alla Boldrini faccio le stesse domande. Perché, pur non essendo nel PD, spieghino su quali basi si può costruire una coalizione. Voluta da una Legge elettorale aberrante su cui sono state messe 5 voti di fiducia. Il presidente del Senato ha preso nettamente le distanze da questa aberrazione. La presidente della Camera?”, conclude Eleonora Cimbro, con parole come pietre.

Le reazioni. Enrico Rossi risponde a Veltroni, ma anche a Pisapia: “l’unità? il problema è delle politiche concrete, delle alleanze, delle leadership” 

“Pacatamente e sommessamente, Veltroni rivolge appelli all’unità ‘per non aprire autostrade alla destra’. Però, anche uniti, la destra e i cinque stelle da anni vincono a man bassa. In Toscana ad esempio, da quando Renzi è segretario e primo ministro, anche se uniti abbiamo perso Livorno, Arezzo, Grosseto, Carrara, Pistoia, Cascina e tanto altro ancora. Per non parlare del resto d’Italia, di Roma, di Torino, Genova ecc”, scrive su Facebook il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, fondatore di Articolo1-Mdp. “Il problema è l’unità certo”, scrive, anche in riferimento alle parole di Pisapia, “ma soprattutto le politiche concrete che si fanno, le alleanze e la leadership. Questo nel PD non è cambiato e non cambia – aggiunge l’esponente di Mdp -. Noi cerchiamo il voto di coloro, e sono tanti, che, come il presidente Grasso, pensano che il PD e il centrosinistra non ci siano più a causa delle politiche fatte da Renzi e cercano una casa diversa e alternativa. Se poi il PD fosse in grado di cambiare leadership e programma sarebbe cosa gradita. Ma permettermi di dubitarne. Noi ad esempio proponiamo di reintrodurre con legge l’art. 18 dello statuto dei lavoratori. Il Pd che fa? Lo vota? E Veltroni, pacatamente e sommessamente, inviterà il PD a votare? Ce lo auguriamo sinceramente”. Valter Veltroni, ospite di Lucia Annunziata, a “In mezzora”, aveva infatti sostenuto che ingaggiare uno scontro dentro la sinistra finirebbe per spianare la strada alle peggiori destre, e Renzi, domani in direzione, dica che intende chiudere la legislatura approvando Ius Soli e legge sul Biotestamento in questa legislatura. Poi, metta attorno a un tavolo le varie anime della sinistra e, con esse, il presidente del Senato, Pietro Grasso, che di quelle ‘anime’ potrebbe divenire il leader. Veltroni non ha risparmiato critiche all’attuale gruppo dirigente dem. Da una parte Renzi deve imparare “a includere, accogliere anche quelli più lontani da lui, accettare le osservazioni più dure” perché “è così che si sta in una comunità”. Dall’altra, però, occorre anche riconoscere che contro il segretario dem si è registrata una “acrimonia che colpisce”.

Da jobsnews


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