BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale e morale che coinvolga le nuove generazioni

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Il titolo dell’articolo, è un pensiero di Paolo Borsellino, ci conferma che il contrasto alle mafie non si esaurisce nel lavoro della magistratura e delle forze di polizia. La lotta alle mafie è anche un’attività culturale di squadra, di gruppo, di unità.  C’è ancora tantissimo da fare perché le mafie nonostante gli sforzi e i risultati ottenuti non sono per nulla sconfitte, anzi sono più forti di prima. Per questi motivi, uno dei temi che reputo centrale nella loro lotta è senza dubbio alcuno il tema culturale e il ruolo dei giovani. E’ per tale ragione che mi sono dedicato anima e corpo per diffondere nella società e soprattutto tra i giovani la cultura della legalità e dell’etica pubblica. So che è difficilissimo ma vorrei far capire ai tanti giovani quello che possono fare in futuro. Sono almeno venticinque che giro per le scuole perché ritengo sia un’attività necessaria e che mi fa stare bene soprattutto con me stesso. Come diceva il generale Dalla Chiesa: ”Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.

Vado nelle scuole a parlare di mafie, di corruzione, di terrorismo e sempre più spesso della nostra meravigliosa Costituzione. Avverto il dovere di continuare a dare una testimonianza del valore dell’importanza e dell’esempio che ci hanno lasciato Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto e i tantissimi martiri delle mafie italiane. Il modo migliore di tradurre il loro lavoro mi sembra proprio quello di andare nelle scuole a parlare con i giovani provando ad aiutarli a rendersi conto di quanto sia importante la legalità in ogni contesto sociale. Vorrei tanto che i giovani cominciassero ad amare le persone che hanno perso la vita per la legalità così come amano l’infinito di Leopardi oppure il canto di Paolo e Francesca nella Divina Commedia. So di essere un inguaribile romantico ma credo che così come un bravo docente riesca a far amare ai suoi studenti Leopardi e Dante Alighieri allo stesso modo dovrebbe riuscire a insegnare come si possa essere dei buoni cittadini pretendendo istituzioni efficienti e una classe politica onesta.

Mi piacerebbe poter dire ai ragazzi di oggi la verità non falsificando la Costituzione “più bella del mondo” ma raccontando loro che chi la violi purtroppo oggi non viene né processato né condannato. Bisogna avere il coraggio di spiegare ai nostri ragazzi cosa sono le mafie oggi. Dicendo loro la verità, senza ripararli dal male e dal pericolo. Perché i nostri giovani sono stati troppo protetti e isolati dai mali del nostro secolo. Una responsabilità che abbiamo sia noi genitori sia i professori. Dobbiamo aiutarli ad assumere consapevolmente la responsabilità delle loro azioni e delle loro omissioni. Il diritto a un’educazione ai giusti valori non può più essere negato. Occorre insegnare loro che ogni atto che la persona umana compie, deve essere consapevole, responsabile e coerente. È pertanto indispensabile educare alla verità. Purtroppo sono tanti oggi quelli che parlano di lotta alla mafia, ma poi non si sporcano le mani. Condivido totalmente il pensiero di Paolo Borsellino: “Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Sono sempre più convinto che per un’efficace lotta alle mafie occorrano nuove politiche culturali, politiche sociali efficaci e soprattutto lavoro.

La scuola è la medicina più efficace per provare a sottrarre le future generazioni dalle grinfie della criminalità organizzata. Ma allora dobbiamo avere il coraggio di dire ai nostri ragazzi quello che diceva loro Borsellino quando era in vita: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Ecco in questo momento storico a me sembra che si siano messi d’accordo! E’ da qui che occorre ripartire alla ricerca della verità. Non so se il mio pensiero sia un pregio o forse un mio limite, ma io la penso così. Sono convinto che rientri tra i compiti della scuola fornire una cultura dello Stato e delle Istituzioni che ripugni l’illegalità. Ognuno di noi può fare una parte di questa lotta, ricordando ad esempio le vittime di mafia, o magari pensando di vivere l’esperienza della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise, l’associazione che lotta contro le mafie andando gratuitamente in tutte le scuole d’Italia. Da inguaribile ottimista verso le potenzialità dei nostri giovani, spero tanto che tra le nuove generazioni vi sia un nuovo Peppino Impastato o un nuovo Giancarlo Siani o un nuovo Rosario Livatino.

(Vincenzo Musacchio, direttore della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise)


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