Il giornalismo è nel mezzo di una tempesta perfetta, tra transizione e trasformazione che stanno producendo crisi e minacce di vario tipo alla libertà di stampa. Per questo l’ordine professionale che rappresenta la categoria non può restarsene chiuso nel palazzo, ma deve aprirsi il più possibile cercando alleanze strategiche in primis col sindacato, ma anche col mondo accademico, per studiare e reclamare interventi possibili. E’ necessario che i giornalisti inizino finalmente, come da tempo sostengo a “darsi del noi” e a divenire tutti insieme protagonisti attivi e non passivi del cambiamento. L’Ordine dei giornalisti ha sue precise funzioni definite dalla legge, ma chi si occupa di accesso, deontologia e formazione ha però ben chiaro un concetto: senza la libertà di informazione il giornalismo non ha una sua ragion d’essere. E’ in ballo il rispetto della verità cui siamo tenuti e che non può in alcun modo essere messo a rischio. Per questo alla Fnsi abbiamo già manifestato una dichiarazione permanente d’intenti nella consiliatura appena iniziata: voler considerare l’ordine dei giornalisti come una sorta di socio fondatore di qualunque iniziativa abbia come obiettivo la difesa della nostra funzione. Il senso della manifestazione di mercoledì 22 novembre è questo, col nostro esecutivo convocato in piazza Montecitorio. Vogliamo essere al fianco dei colleghi minacciati (anche se il ministro Minniti ha dato già un’ ottima risposta con l’annuncio di un centro di coordinamento a loro tutela ), di quelli perseguitati da querele temerarie, dei giornalisti sottopagati, sfruttati e tenuti sotto il ricatto della precarietà.