Il problema vero è la mala informazione, sfregio alla democrazia. Il caso: 158 assemblee, 42 mila cittadini, progettano dal basso la nuova sinistra, ignorate dai media. Vergogna
Di Alessandro Cardulli
Ha ragione Michele Ainis quando in un commento su Ren-pubblica, il quotidiano para-renziano, scrive: “A sinistra risuona il verso di Montale: Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Ed ha ragione anche Massimo Giannini in un editoriale dal titolo “L’Italia della disperanza” sempre su Ren-pubblica quando richiama un libro scritto tanti anni fa da Josè Danoso in cui parla del suo Cile. Titolo del libro: “La Disperanza”. Prende spunto l’editorialista “dalla ottava Leopolda, dall’ottantesimo predellino berlusconiano a Milano, l’incubo grillino al Teatro Flaiano di Roma, le solite riscosse annunciate e sinistra, le solite promesse spudorate a destra, le solite percosse pentastellate al sistema”. E dice “che nella campagna elettorale già si colgono i segni di una inquietante stanchezza democratica”. Da qui la “disperanza”. Doveva essere talmente “disperato” il condirettore di Ren-pubblica quando a “Piazza pulita” ha detto che comprendeva chi stava manifestando contro il possibile arrivo di 18, ben 18 migranti in una cittadina come Grado, chi a Bolzano faceva sfoggio di razzismo. Talmente “disperato” deve essere stato il fondatore di Repubblica Eugenio quando interrogato su chi preferisse fra Di Maio e Berlusconi ha optato per il secondo. Poi in un editoriale in cui cercava di dire che era stato male interpretato, di fatto, spiegava, non volendo, il perché di questa preferenza, la possibilità di un governo di coalizione Renzi-Berlusconi, visto che non ci saranno altre maggioranze possibili.
Ma davvero la “disperanza” è lo stato d’animo degli italiani?
Ma davvero il panorama politico italiano è così cupo? Davvero non c’è più niente da fare, davvero come scrive Giannini, lo “stato d’animo prevalente di tanti italiani sia la disperanza, cioè la condizione esistenziale e morale di chi ha già varcato i confini del disincanto ma non ha ancora raggiunto quelli della disperazione”? Non crediamo sia così, c’è anche una Italia che non accetta questa situazione, che guarda avanti, progetta, cerca di ricostruire una sintonia fra la politica e i cittadini. Che si è cimentata in una battaglia a difesa della democrazia, della Costituzione, vincendo il referendum di dicembre. Quel referendum che Scalfari ora considera una vittoria del populismo. Sì, la sintonia fra politica e cittadini pensiamo sia il vero problema da affrontare non solo in Italia ma a livello europeo perlomeno. Balza in primo piano la questione della comunicazione delle forze politiche, dei partiti, il tramite fra i cittadini e le istituzioni, il cuore della democrazia.
L’informazione nell’era del digitale. Il ruolo del giornalista
Insieme il problema della informazione nell’era del digitale, del ruolo dei “professionisti”, i giornalisti, soggetti che proprio a fronte del digitale, dei social, del fai da te assumono un ruolo sempre più importante. Due diritti in uno sono la base della società democratica: quello dei giornalisti ad informare che deve coincidere con il diritto dei cittadini ad essere informati. Questo è il grande problema che abbiamo di fronte e non le “fake news” che, certo è questione da affrontare ma, a mio parere, riguarda più le aule dei tribunali. Diciamo di più: si tratta di uno specchietto per le allodole per evitare di affrontare il vero problema: la qualità della comunicazione. Dietro le rivelazioni americane sulle notizie false ci sono amici di Renzi? Francamente crediamo sia un problema secondario. Non ci meraviglieremo visto la violenza con cui ha lanciato la campagna “fake news”. Ma la realtà è che in questo modo di cerca di nascondere una realtà: la mala informazione che ogni giorno ci viene fornita. Michele Ainis se ha come fonte di informazione il quotidiano cui collabora non saprà mai che ci sono migliaia e migliaia di cittadini che stanno costruendo non solo una lista di sinistra, ma una nuova forza politica della sinistra. Perché, questa la realtà, la sinistra non è più rappresentata dal Pd. Il rottamatore l’ha rottamata. Occorre ricostruire un programma, un progetto, dal basso, vincendo la “disperanza”, anzi dando nuove speranze.
Il giornalismo straccione, Berlusconi, l’ex generale dei carabinieri
I media, le televisioni, a partire dalle reti pubbliche, ripieni tutti del discorso di Renzi, parole e toni dittatoriali, di quello di Berlusconi, hanno dato una informazione distorta, una vera fake news. L’ex cavaliere è riuscito a polarizzare l’attenzione dei media lanciando come probabile candidato a presidente del governo, un ex generale dei carabinieri. Geniale trovata a fronte di un giornalismo straccione. Ren-pubblica colloca a pagina 10 la notizia delle 158 assemblee promossa da Articolo1-Mdp, Sinistra italiana, Possibile che sabato hanno visto più di quarantamila cittadini, discutere di politica di programmi, del ruolo, oggi, di una forza di sinistra, hanno eletto i delegati alla assemblea nazionale del 3 dicembre che metterà a punto il lavoro per dar vita alla lista unitaria e, insieme, al partito della sinistra. La gran parte dei media ha ignorato. Ren-pubblica, bontà sua, colloca 23 righe 23 in basso pagina a fianco degli annunci pubblicitari, evitato il rischio di avere a fianco i necrologi, titolo “Le assemblee di Mdp. Grasso guidaci tu”. Peggio di una fake news. Andiamo avanti: la Cgil è oggetto di una campagna degna dei tempi della guerra fredda perché ha osato promuovere cinque manifestazioni non condividendo le proposte del governo sull’età pensionabile, l’occupazione per i giovani, il lavoro di cura delle donne, il superticket da abolire, la previdenza, la sanità pubblica per tutti.
Il linciaggio mediatico colpisce Susanna Camusso e la Cgil
Susanna Camusso è sottoposta ad un linciaggio mediatico. Si chiamano in causa Di Vittorio, Luciano Lama, Bruno Trentin, loro sì che erano bravi. Dimenticano i grandi giornali, i grandi editori che quando erano vivi questi segretari generali della Cgil venivano accusati di portare il pase alla rovina. E le condizioni di lavoro, il precariato che cresce a dismisura, le lotte nelle fabbriche, nel pubblico impiego da più di otto anni senza contratto, le aziende in crisi? Peggio che andar di notte. Ha fatto notizia lo sciopero dei lavoratori di Amazon perché effettuato nel giorno in cui si “festeggiavano” le vendite online, grandi sconti. Ma poi i giornaloni ci hanno ripensato. Leggiamo, sempre da Ren-pubblica l’editoriale a firma Fabio Bogo, vicedirettore che cura Affari e Finanza dal titolo “Amazon, Uber e la forza di gravità”. Lo sciopero proclamato dai dipendenti di Amazon, si legge “ha rallentato la logistica della multinazionale dell’e-commerce proprio nel giorno della grande orgia di consumi del Black Friday”. L’altro quello dei tassisti “ha paralizzato le città italiane”.
Per quanto riguarda i lavoratori di Amazon dice che si sono mobilitati “per ottenere contratti integrativi e premi di produzione legati ai mega profitti del loro datore di lavoro”. Dimentica di dire che la motivazione dello sciopero riguarda le condizioni di lavoro. Ma poi si spertica in elogi nei confronti di Jeff Bezos il ceo della società che sta crescendo creando occupazione. E ammonisce: “Spesso rifiutare il cambiamento è solo ritardare l’inevitabile. Perché i nuovi arrivati occupano, per irresistibile forza di gravità uno spazio che per anni qualcuno non ha visto, oppure ha cercato di soffocare”. Capita la lezione? Va bene i diritti, ma il padrone è sempre il padrone.
Istat, cala fiducia consumatori, imprese, ordinativi industria. Silenzio stampa
Infine alla luce dei nuovi dati Istat attendevamo i consueti commenti degli scriba. Forse attenderemo invano. Perché c’è poco da trillare. Istat informa che la fiducia dei consumatori passa dal 116 di ottobre a 114,3 di novembre, quella delle imprese da 109,1 a 108,8. Per quanto riguarda il fatturato dell’industria, settembre su agosto, cala dell’1,2%, per gli ordinativi nel terzo trimestre si registra un -3,9%, per quanto riguarda l’auto, con l’ordinativo era in grande ascesa ora va a testa in giù, meno 5,1%. Chiudiamo con l’occupazione, il jolly di Renzi, Padoan e ora di Gentiloni: vera fake news, il milione di lavoratori in più che il segretario del Pd la rilanciato da Leopolda. Otto su dieci lavoratori assunti nelle ultime tornate sono con contratti a termine, anche “lavoretti” di pochi giorni. Combattiamo queste “fake news”? Combattiamo la mala informazione? Ci stiamo, siamo in campo.