Alla vigilia del secondo inverno dopo il sisma che ha colpito, lo scorso anno, una vasta area del Centro Italia che abbraccia ben quattro regioni (Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio), Legambiente e Fillea-Cgil presentano i dati dell’Osservatorio per la ricostruzione di qualità. Solo una scuola è stata realizzata sulle 108 da ricostruire previste da due piani straordinari approvati dal Commissario straordinario per la ricostruzione. Un’altra è in costruzione. Su 3570 casette richieste complessivamente nelle quattro regioni interessate, 995 risultano quelle consegnate.
Il report dell’Osservatorio per la ricostruzione di qualità, promosso da Fillea-Cgil e Legambiente per monitorare la ricostruzione delle aree del Centro Italia, individua «responsabilità lungo tutta la complessa catena di comando, non sempre chiara». Sottolinea, inoltre, che l’esigenza del “fare presto” non deve inficiare la qualità del costruito, e manifesta «forte preoccupazione all’idea che per la riapertura di alcune scuole ci si possa accontentare del miglioramento sismico e non dell’adeguamento nonostante gli ingenti investimenti».
La priorità, in casi come questo, è giusto che sia la volontà di velocizzare l’uscita dallo stato di emergenza, ma ciò non deve in alcun modo precludere il rispetto della legalità. Viene a tal proposito ricordata l’inchiesta della Procura di Napoli sulle aziende impegnate nella sistemazione delle casette.
La normativa stabilisce che sia Invitalia a svolgere le gare di affidamento dei lavori e le ordinanze commissariali hanno deciso che sono 105 le scuole da ripristinare: 18 in base al primo programma straordinario (gennaio 2017) e 87 in base al secondo (luglio 2017). Tre invece sono finanziate dai donatori. Del primo gruppo, è in costruzione solo la scuola primaria Romolo Capranica di Amatrice. Del secondo, è stata realizzata la scuola dell’infanzia Benedetto Costa di Sarnano, grazie ai finanziamenti della Regione Friuli Venezia Giulia.
Il resto delle gare non viene assegnato, nonostante l’ordinanza 35 del 31 luglio abbia modificato le prime due con «l’obiettivo di facilitare la messa a gara». Ci si chiede, a questo punto, se sia «lecito domandarsi per quale motivo, a fronte di quasi 900 aziende che inizialmente (l’elenco è aggiornato al 31 maggio) hanno espresso interesse alla realizzazione dei 18 edifici scolastici, soltanto la realizzazione di uno sia stata aggiudicata». Il 4 agosto 2017 Invitalia pubblica un secondo “avviso esplorativo” per la costruzione delle 18 scuole L’elenco di esecutori interessati alla ricostruzione degli edifici scolastici «giunge così a 1119 aziende». Ma, a quasi tre mesi «da questo secondo avviso ancora nessuna gara è stata aggiudicata».
L’ordinanza 33 dell’11 luglio 2017 approva invece il secondo programma straordinario per la riapertura delle scuole nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, e prevede la costruzione di 87 scuole, con uno stanziamento complessivo di 231.038.692. In questo caso, i committenti sono i Comuni e le Province. Incaricata a svolgere le gare d’appalto «su indicazione degli Enti preposti» è sempre Invitalia. «Ad oggi, su tali opere Invitalia non ha pubblicato alcun bando». Il report dell’Osservatorio per una ricostruzione di qualità è datato ottobre 2017.
La richiesta complessiva delle Soluzioni Abitative di Emergenza (SAE) è di 3570 (205 in Abruzzo, 775 nel Lazio, 1824 nelle Marche e 766 in Umbria), da 43 su 140 comuni danneggiati dal sisma. «Al 17 ottobre 2017 ne sono state consegnate 995, pari al 27.87% del totale richiesto».
Spettano alla Protezione Civile l’acquisto, le opere di urbanizzazione, l’installazione e la consegna delle casette richieste, sotto il cui coordinamento i Comuni «sono stati delegati a quantificare il fabbisogno delle casette, individuare le aree per la loro installazione e quelle per la sistemazione delle strutture pubbliche». La Protezione Civile ha «inoltre assegnato alle quattro Regioni coinvolte il compito di provvedere all’urbanizzazione delle aree preposte a ospitare le casette».
Va detto, a onor del vero, e i promotori del report lo fanno, che vi sono anche cause oggettive che giustificano «in parte i ritardi e le differenze». Il susseguirsi degli eventi sismici (24 agosto, 26 e 30 ottobre, 18 gennaio) che a più riprese ha allargato l’area del cratere, allungato i tempi per la verifica dei danni sugli immobili, ha fatto aumentare progressivamente le persone rimaste senza casa. Va aggiunta poi la difficoltà a individuare aree idonee a causa «della presenza di vincoli, a partire da quello idrogeologico, nel territorio dell’Appennino». Ecco allora che «una pianificazione preventiva che individui nelle aree a rischio le aree preposte a ospitare gli sfollati in casi di emergenza avrebbe potuto accelerare di molto i tempi» e avrebbe anche prodotto «un minore impatto paesaggistico e ambientale».
Un altro aspetto su cui il report si sofferma a lungo è la prevenzione dello sfruttamento del lavoro e il mantenimento della legalità. Come dimostra, ad esempio, l’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli di inizio ottobre «sulle varie aziende totalmente fittizie che occupavano lavoratori in nero in Umbria, tra l’altro privi delle più elementari dotazioni antinfortunistiche» adibiti sia all’allestimento delle aree per le SAE sia al montaggio delle stesse. Le verifiche effettuate sul campo dagli operatori del Sindacato «hanno registrato, in tutte e quattro le Regioni interessate, la presenza di lavoratori completamente sconosciuti alle Casse edili» o denunciati «con un monte ore di lavoro di molto inferiore a quello effettivamente svolto».
La normativa prevista per la fase della Ricostruzione è molto vincolante dal punto di vista del controllo della trasparenza e della legalità. Prevede infatti un’anagrafe delle aziende tenuta dalla Struttura di Missione antimafia creata apposta per gestire la fase successiva agli eventi sismici del 2017. Ma così non è per la fase di emergenza, come per la costruzione delle SAE, fasi «in cui non vengono messi in atto alcuni procedimenti preventivi essenziali». Viene consigliato a tutti i soggetti attuatori, quelli che affidano i lavori, l’adozione del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva per congruità). Illusorio pensare di fare presto saltando alcuni passaggi, «utilizzando l’alibi dell’emergenza». In virtù della «esperienza italiana sulla realizzazione delle opere pubbliche», il vero rischio è che, così facendo, si assista al «blocco dei cantieri a seguito dell’intervento della magistratura».
La filosofia seguita e suggerita nel report di Osservatorio Sisma è “si può fare presto e bene”. Affinché il vedere «i tetti delle casette di Accumoli divelti dalle raffiche di vento» non diventi una consuetudine.