Di Camilla Cederna, scomparsa esattamente vent’anni fa all’età di 86 anni, ci mancano soprattutto il garbo e il coraggio della denuncia. Con i suoi modi da gentildonna meneghina, infatti, la Cederna riuscì, a cavallo fra la fine degli anni Sessanta e lungo tutti i Settanta, a mettere in dubbio la maggior parte delle verità ufficiali e delle narrazioni di Stato nonché a contrastare i tanti non detti che da sempre caratterizzano la vita pubblica di un Paese non pienamente autonomo come il nostro.
Camilla Cederna e il caso Pinelli, Camilla Cederna e la battaglia contro le presunte responsabilità del commissario Calabresi nella caduta dell’anarchico dal quarto piano della Questura di Milano, Camilla Cederna e gli articoli feroci contro l’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone, al punto che questi fu costretto a rassegnare le dimissioni sopratutto a causa del pamphlet “Giovanni Leone: la carriera di un presidente” che la combattiva giornalista gli dedicò.
Camilla Cederna che con la sua rubrica intitolata “Il lato debole” illuminò, sulle colonne dell’Espresso, le molteplici sfaccettature del costume italiano.
Camilla Cederna che si batté al fianco degli studenti nella fase più aspra degli scontri con le autorità e della contestazione giovanile.
Camilla Cederna messa alla berlina da Montanelli, di fronte ai cui attacchi non solo non si scompose ma anzi reagì, continuando a svolgere al meglio il proprio mestiere di stecca nel coro da sinistra, proprio come il grande Indro lo svolgeva da destra.
Camilla Cederna e una certa concezione del giornalismo e della sua funzione civile, sempre volta a smascherare le malefatte del potere e a portarne alla luce i punti oscuri e gli aspetti più inconfessabili.
Camilla Cederna che se ne andò il 5 novembre 1997, lasciando un vuoto difficile da colmare in un’informazione in cui i testimoni del tempo sembrano, sempre più, aver ceduto il passo ai testimonial di questa o quella parte politica, di questo o quel potentato, venendo meno al proprio dovere e alla propria stessa ragione sociale di esistere.
Credo che nel giornalismo odierno, fra talk urlati e altri obbrobri simili, una signora come lei non solo non ci si riconoscerebbe ma lo avverserebbe con tutte le forze, riuscendo probabilmente a scuotere le nostre coscienze intorpidite proprio come in quei decenni tremendi riuscì a tenere alta la bandiera della verità e della dignità umana, schierandosi al fianco di chi subiva quotidianamente la repressione e le atrocità di uno Stato che, mentendo e ingannando i suoi cittadini, ha finito col perdere ogni credibilità, fino a giungere all’attuale vergogna delle urne semi-deserte e di tanti, troppi giornali trasformati in manganelli contro gli avversari e in megafoni dei propri editori e dei loro interessi non sempre commendevoli.