In pochi giorni a Catania e a Roma contestata l’aggravante del metodo mafioso. Dunque esistono norme per intervenire di fronte a reati così gravi contro i giornalisti
Il 16 novembre è stato arrestato l’aggressore di Daniele Piervincenzi e il 25 novembre l’uomo che ha minacciato apertamente Paolo Borrometi. L’arresto tempestivo della persona che minaccia un giornalista non è frequente, ma è la seconda volta che si verifica in Italia nell’arco di due settimane.
È incoraggiante vedere che è possibile reagire in modo rapido ed energico contro chi commette reati di assoluta gravità come questi. È una novità. Ci dice che anche gli inquirenti ormai sono più consapevoli della gravità delle minacce, delle aggressioni, delle rappresaglie contro giornalisti e blogger, sia per il numero altissimo di questi episodi (quest’anno 281 di cui 120 a Roma e in Lazio) sia per il danno sociale che producono.
Finalmente si comincia a tenere conto del fatto che questi episodi riproducono quella modalità dell’intimidazione a effetto diffuso tipica del metodo mafioso, non intimidiscono soltanto la persona presa di mira ma tutti i giornalisti e danneggiano tutti i cittadini, privandoli del diritto di raccogliere e ricevere informazioni necessarie per muoversi nella società.
È significativo che l’arresto dell’aggressore di Borrometi sia stato ordinato, il 25 novembre, dal giudice di Catania contestandogli proprio queste modalità, analogamente a quanto aveva fatto il giudice di Roma, il 16 novembre, per mettere agli arresti l’uomo che il 7 novembre, a Ostia, ha aggredito il giornalista Daniele Piervincenzi che gli rivolgeva domande sul ruolo svolto nella campagna elettorale in corso. In entrambi i casi, la Procura ha chiesto l’arresto contestando il reato di tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso nei confronti del giornalista e il gip ha accolto la richiesta.
Certamente in Italia occorre introdurre nel nostro ordinamento nuove norme a protezione dei giornalisti e a difesa della libertà di stampa. Ma intanto è bene cominciare a utilizzare le norme, come queste, che già esistono e consentono di intervenire in modo energico ed efficace a protezione di chi raccoglie e diffonde informazioni svolgendo una funzione di pubblica utilità essenziale per la democrazia.
ASP