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Andiamo a Ostia con Piervincenzi e gli altri colleghi minacciati

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Fra i tanti dati amari dell’anno che fortunatamente sta volgendo al termine ci sono quelli sull’aumento esponenziale dei giornalisti minacciati, quasi sempre giornalisti “di strada”, che fanno il lavoro da soli o con un film maker, stanno sulla strada, investigano, indagano, non mollano i testimoni e poi soperchiano i vari calderoni di malaffare e ne fanno rigorose inchieste di giornalismo investigativo.

Il caso di Daniele Piervincenzi di “Nemo”, brillante programma ideato dal geniale Enrico Lucci, è solo l’ultimo strillo e anche fra i più eclatanti.
Francamente, per chi come noi si è fatto oggi portavoce di un documento importante come la “carta di Assissi”, nata dopo un trentennio di riflessione di molti di noi partiti da Fiesole nel lontanissimo 1986, per diffondere fra le nuove generazioni di colleghi quei valori che unici rappresentano un argine alle fake provenienti essenzialmente dai social e spesso anche purtroppo da testate giornalistiche, ecco per noi la difesa e la scorta mediatica dei colleghi attaccati è qualcosa che viene spontanea e che in un caso eclatante come Ostia dovrebbe tradursi con una iniziativa in loco. Da farsi nel giro di una settimana.

Io crede che essere vicini a Piervincenzi tornando ad Ostia con lui per diffondere il decalogo di Assisi sia la mossa giusta e incarni lo spirito di Articolo 21 che, senza mai muoversi sopra le righe, sta dimostrando di essere il primo cane da guardia della correttezza professionale da un lato e della tutela dei colleghi impegnati e coraggiosi dall’altro.

E spero che per spiegare questa aggressione a sangue al collega non si cominci a rimuginare sul modo e sul tono con cui si fa giornalismo oggi: siamo in presenza di un reato penale che come tale deve essere trattato e punito. Ma quell’aggressione è anche la punta dell’insofferrenza, ben diffusa oltre i canneti ai confini di Ostia, verso i cronisti che non si fanno scoraggiare e portano avanti le loro inchieste a proprio rischio e pericolo.

Il romanesco “glie dovemo dà na lezione a stì rompicoglioni” lo leggono bene in tutte le altre regioni d’Italia, dove il giornalismo investigativo viene sempre tenuto basso, controllato, a volte ricattato.

Una presenza ad Ostia di Articolo 21 possibilmente con tutte le organizzazioni dei giornalisti e altre associazioni come noi impegnate su questi temi potrebbe rappresentare un’azione forte e rilevante di autentica “scorta mediatica” che è per noi impegno prioritario. Una bella iniziativa da esportare in tutti luoghi in cui succederanno (purtroppo) cose analoghe. Un modo per attuare alcuni punto del decalogo di Assisi, che, come abbiamo detto, deve vivere di idee ed eventi e non restare un piccolo libro dei sogni.


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