Francesca Sforza – giornalista de La Stampa
Maurizio Mannoni – giornalista di Rai3
p.c.
Paolo Mieli – giornalista de Il Corriere della Sera
Gentile collega ed egregio collega,
sono stupito, quasi sconcertato per il fatto che giornalisti bravi e di tanta notorietà come voi abbiano dato per vera, certificandola con la propria autorevolezza, una informazione falsa. Nel riferire ieri 13 ottobre, l’uno a Linea Notte, l’altra nel Filo Diretto di Prima Pagina, avete riportato, come motivazione del ritiro degli USA e di Israele dall’UNESCO, l’accusa che questo importante organismo delle Nazioni Unite avrebbe assunto una posizione discriminatoria nei confronti di Israele.
Questa accusa è falsa. L’ha artatamente costruita e diffusa, giocando sull’abusato equivoco di identificare lo Stato Ebraico con l’Ebraismo, il Governo Israeliano riferendosi specificamente alla Risoluzione 200 EX/PX/DR.25.2 approvata il 12 Ottobre del 2016 dal Comitato Esecutivo dell’Unesco.
Infatti la Risoluzione al punto 3 recita testualmente: <Affermando l’importanza che Gerusalemme e le proprie mura detengono per le tre religioni monoteiste, anche affermando che in nessun modo la presente risoluzione, che intende salvaguardare il patrimonio culturale della Palestina e di Gerusalemme Est, influenzerà le risoluzioni prese in considerazione dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le risoluzioni relative allo status legale di Palestina e Gerusalemme> . Al punto 36, poi, dopo aver ricordato al punto precedente <che i due siti in oggetto, situati ad Al-Khalil/Hebron ed a Betlemme sono parti integranti della Palestina> aggiunge:< Condivide la convinzione affermata dalla comunità internazionale secondo cui i due siti sono significativi per Giudaismo, Cristianesimo e Islam>.
Non vi sono possibilità di dubbi, insomma: la Risoluzione riconosce i legami storici dell’Ebraismo come delle altre due religioni con quei luoghi e si potrebbe aggiungere che, dato il ruolo di quell’organismo, il riconoscimento dei legami ne implica anche il sostegno e la difesa.
Ma al Governo Israeliano non basta. Che si riconoscano i legami di quei luoghi con la tradizione ebraica non è quello che vuole: pretende che quei legami siano riconosciuti con lo Stato Ebraico. E lo pretende con una finalità precisa: quei luoghi, che illegalmente occupa da 50 anni, intende annetterseli.
A riprova basta leggere quanto è scritto sul sito del quotidiano israeliano Maariv. Il ministro israeliano dell’istruzione Naftali Bennett, autore per altro del noto “Piano” per l’annessione dei Territori Palestinesi Occupati, due giorni dopo l’approvazione della Risoluzione ha annunciato l’intenzione del proprio governo di <sospendere immediatamente “tutte le operazioni” con l’Unesco dopo la decisione dell’agenzia di non riconoscere i legami dello stato ebraico con il Monte del Tempio, come gli ebrei chiamano quella che per i musulmani è invece la Spianata delle Moschee>. Quanto al Primo Ministro Netanyahu la Risoluzione è addirittura assurda perché <equivarrebbe a dire che “la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l’Egitto con le piramidi”> dimenticando il particolare che i due grandiosi reperti storici sorgono nel territorio dei due Stati citati, mentre la Spianata del Tempio e le Tombe dei Patriarchi come quella di Rachele non sorgono in territorio israeliano.
Insomma il Governo Israeliano si comporta come se i Territori Palestinesi Occupati e la stessa Gerusalemme facessero parte del territorio israeliano ed accusa chi non dà per buona questa sua pretesa di discriminare Israele. Così come accusa di antisemitismo chiunque critichi la sua politica, cosa che ormai fanno in tutto il mondo anche molti ebrei.
Con questo espediente il Governo Israeliano cerca di cogliere due risultati: di rafforzare l’immagine artatamente costruita di Israele come vittima di discriminazione, soprusi e minacce e di distogliere l’attenzione dal contenuto della Risoluzione che reca la lunga elencazione di quanto Israele sta compiendo in danno del patrimonio storico ed archeologico palestinese in violazione flagrante del diritto internazionale che per altro impone alle potenze occupanti particolari comportamenti a tutela delle popolazioni e dei territori occupati. Cioè solleva proprio la questione cruciale per Israele che sa bene quanto sarebbe deleterio per la sua immagine se nell’opinione pubblica si radicasse la consapevolezza che Israele è da cinquant’anni una potenza occupante in oltraggio a 88 Risoluzioni dell’ONU.
Ecco gentile collega Sforza ed egregio collega Mannoni quale mistificazione avete propalato. Perché non vi siete curati di leggere il testo della Risoluzione prima di avallarne le falsa versione datane da fonti interessate. Io, modestissimo ed ignoto pubblicista, l’ho fatto; perché voi no? E neppure Paolo Mieli sembra averlo fatto visto quel che ha scritto in proposito sul Corriere della Sera di ieri.
Non voglio credere che abbiate consapevolmente assunto anche voi come filtro per le informazioni da diffondere il paradigma corrente, secondo cui il Popolo Palestinese come tale quasi non esiste, privo di storia, cultura ed identità, e con tutti i palestinesi, o quasi,che sono terroristi; mentre Israele sarebbe l’unica democrazia del Medio Oriente, paese civilissimo ed avanzato su tutti i fronti, dotato dell’esercito “più morale del mondo”costretto a difendere il paese e garantire la sua sicurezza dalla minaccia di centinaia di milioni di arabi che vorrebbero distruggerlo.
No, non credo che sia così. Perciò mi aspetto una maggior cura delle fonti da parte vostra. Ve ne si presenterà a giorni una buona occasione:il 2 novembre prossimo ricorrerà il centenario dalla Dichiarazione di Balfour. Se ne sta già parlando e scrivendone in tutto il mondo. Fatelo anche voi, con equilibrio e rispetto della verità come vi si addice.
Nino Lisi (della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese)