La reporter del quotidiano BirGün fermata dopo un blitz dell’antiterrorismo. Accusata di veicolare propaganda per un’organizzazione terroristica, le polizia le ha sequestrato computer e cellulare. In Italia fu coinvolta nel caso del Premio Ilaria Alpi, che fu poi conferito ad una giornalista iraniana. Le fu conferito un altro premio, quello dell’Associazione Ilaria Alpi, che però rifiutò.
La reporter del quotidiano di opposizione Birgün Zeynep Kuray è stata fermata dopo un blitz dell’antiterrorismo. Durante il blitz, avvenuto alle dieci di sera del 25 ottobre, la polizia le ha sequestrato computer e cellulare. Secondo il suo avvocato Tamer Doğan il pretesto per accusarla sono alcuni post pubblicati su Facebook. Zeynep Kuray è stata portata oggi al Palazzo di Giustizia di Çağlayan per deporre. E’ accusata di veicolare “propaganda per conto di un’organizzazione terroristica”. Non è la prima volta che le capita. Più volte Zeynep Kuray è stata arrestata per le stesse motivazioni e poi rilasciata. In realtà i suoi reportage ed articoli nel Sud-est della Turchia danno fastidio alle autorità turche che portano avanti una vera e propria guerra nella regione contro i Curdi del PKK. Il lavoro di Zeynep Kuray, teso spesso a evidenziare gli abusi e le prevaricazioni dell’esercito turco nella regione, non è dunque il benvenuto. Vale qui la pena ricostruire anche alcune vicende italiane che hanno visto coinvolta questa scomoda giornalista.
Zeynep è reporter per il quotidiano socialista turco Birgün ed è inviata per l’agenzia stampa curda Firat News Agency nel Kurdistan turco. Il 24 Dicembre 2011 viene arrestata assieme ad altri 44 giornalisti nell’ambito del processo Kck. Accusata di esser membro di un’organizzazione armata ai sensi dell’articolo 314/2 del Codice penale turco e membro di un’organizzazione terrorista ai sensi dell’articolo 5 della legge antiterrorismo, viene sbattuta in prigione dove rimane fino al 26 Aprile 2013, quando viene finalmente liberata assieme al giornalista Sadık Topaloğlu, mentre continuava il processo contro di loro.
Il mio incontro con lei a Istanbul e la sua storia mi avevano colpito ed è per questo che decisi di raccontare del suo arresto, e di quello di altri giornalisti presi nelle pieghe della trappola turca, nel mio libro Sansür. Era il periodo in cui la macchina lenta e inesorabile messa in moto dall’Akp aveva cominciato a stringere i giornalisti in una morsa: vuoi per il processo Kck (Unione delle Comunità del Kurdistan, ombrello politico del Pkk), vuoi per il processo Ergenekon (organizzazione ultranazionalista accusata di voler rovesciare il governo eletto), vuoi per aver offeso la nazione turca o per riportare notizie sulla violenza poliziesca e sugli scontri di Gezi Parki. Così la storia di Zeynep Kuray era giunta fino alla giuria del Premio Ilaria Alpi che mi chiese i suoi contatti per conferirlo il premio (almeno così sembrava chiaro dal carteggio, riportato anche dall’Ansa).
All’epoca Zeynep era ad Istanbul e preparava un reportage sul movimento #OccupyGezi. Le fu comunicato che era la vincitrice del Premio Ilaria Alpi 2013. Zeynep era stata però rilasciata ma il suo processo era ancora in corso e non poteva lasciare la Turchia. Divieto d’espatrio. Quando l’informazione fu comunicata alla direzione del Premio Ilaria Alpi quest’ultimo contestò il fatto che avesse proclamato la giornalista turca come vincitrice affermando che in realtà lei era solo in una lista di possibili vincitori. Dopo un lungo tira e molla (ed un articolo pubblicato su Linkiesta che causò diverse polemiche e minacce di diffamazione), l’equivoco di un carteggio in cui sembrava chiaro invece che la giornalista avesse già vinto, la giuria decise di conferirle un altro premio, questa volta dell’Associazione Ilaria Alpi, che io stesso andai a ritirare per lei. Premio però che lei rifiutò, parlando invece di “un grave atto di censura in Italia contro una giornalista già vittima di censura nel suo paese”. Il Premio Unicredit quell’anno andò invece alla giornalista iraniana Susan Mohammadkhani Ghiasvand mentre di Zeynep Kuray, oltre quella targa che mi fu consegnata, non apparve cenno sul sito. Dopo 4 anni i contorni di quella vicenda sono tutt’altro che chiari mentre Zeynep Kuray continua a subire censure e intimidazioni soltanto per il fatto di essere una giornalista scomoda. Anche in Italia.
@marco_cesario