Visto che la Costituzione ha resistito al chi voleva stravolgerla, ora gli stessi guastatori vogliono svuotare la sovranità del popolo. Mi riferisco alla piena libertà di coscienza del parlamentare – garantita dall’art.67 della Carta – sotto attacco a causa della nuova legge elettorale in gestazione. Che prevede ben due candidati su tre nominati dai partiti. Così, anche se per l’eletto continua formalmente a vigere l’assenza di “vincolo di mandato”, si rafforza il suo vincolo con chi “l’ha mandato” in Parlamento. Cioè il segretario di partito che l’ha nominato, appunto.
Così il parlamentare rappresenta non più il popolo, ma l’oligarchia auto-conservativa dei partiti. Con la conseguenza nefasta che salta ogni riferimento al principio di rappresentanza, tramite il quale si realizza la sovranità del popolo. Una strategia in atto da anni. A forza di esaltare la governabilità – con tutto il suo corredo di premi di maggioranza e “vincitori del giorno dopo” – sono aumentati i gradi di separazione tra eletto ed elettore, aumentando la dimensione dell’astensionismo infiammabile. Mentre i partiti sequestrano quote sempre più ampie di sovranità popolare, comprimendo la scelta diretta dei rappresentanti da parte dei cittadini, fino a definirla persino pericolosa per infiltrazioni mafiose, trattandoci tutti da “picciotti”.
Questa truffa di parole ha almeno il merito di averci insegnato una cosa importante: dietro ad ogni lusinga di governabilità c’è una pericolosa manovra di concentrazione di potere. Pensiamoci bene prima di cedere la nostra sovranità elettorale, con quelle che sembrano innocue formulette di scelta dei candidati. Perché in realtà queste sono un furto con destrezza di garanzie costituzionali. E la storia insegna che il potere del popolo – una volta perso per via democratica – non gli viene mai restituito con la stessa pacifica modalità. Ma se lo deve riconquistare col sangue.
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