Quaranta istituzioni e organizzazioni in rappresentanza di ogni parte del pianeta annunciano l’adesione alla campagna per il disinvestimento dalle fonti fossili
Non c’è bisogno di spiegare perché per i cattolici, e non solo, di tutto il mondo la città di Assisi abbia un enorme valore religioso e simbolico. Domani, nel giorno in cui si celebra la festa del Santo Patrono d’Italia e sarà in visita in città anche il premier, Paolo Gentiloni, da Assisi giungerà un annuncio che promette di avere vastissima eco anche al di là del mondo cattolico proprio in virtù di ciò che quel luogo rappresenta.
Il Sacro Convento, infatti, il complesso monasteriale e luogo sacro che ospita la tomba di San Francesco e casa spirituale dei fratelli francescani nel mondo, sarà fra le 40 istituzioni e organizzazioni cattoliche in rappresentanza di ogni parte del pianeta che annunceranno insieme la propria adesione alla campagna internazionale che chiede il disinvestimento dalle fonti fossili di energia (petrolio, carbone, gas) nell’ottica del contrasto al fenomeno dei cambiamenti climatici. Quello di domani sarà il maggiore dei joint announcement (annunci congiunti) che le organizzazioni cattoliche hanno preso a fare da circa un paio d’anni per affermare, sulla base anche degli insegnamenti di Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ («La tecnologia basata sui combustibili fossili (…) deve essere sostituita progressivamente e senza indugio», si legge al paragrafo 165), che occorre accelerare il più possibile la transizione dalle fonti fossili di energia a quelle rinnovabili, insomma a un modello più sostenibile ambientalmente e anche socialmente, se il mondo vuole avere una possibilità di evitare almeno le conseguenza più catastrofiche dei cambiamenti climatici già in atto.
«Nel giorno della festa di San Francesco – sono le parole con cui il custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, ha motivato l’adesione – attingiamo ai suoi gesti per rinnovare il nostro impegno per sensibilizzare noi stessi, l’opinione pubblica e chi è chiamato a governarci per far sì che l’impegno per l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima venga portato a suo compimento per il bene delle future generazioni». Insieme al Sacro Convento, aderirà anche la diocesi umbra di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Lo stesso Comune di Assisi ha annunciato il proprio disinvestimento. Ma nella lista degli aderenti, dove figurano enti religiosi, istituzioni finanziare e alte gerarchie, il gruppo delle istituzioni cattoliche italiane è ampio (una decina), comprendendo ad esempio la diocesi di Caserta, la diocesi di Gubbio, Greenaccord onlus, l’Istituto Serafico per sordomuti e per ciechi di Assisi, Altis (l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).
Il joint announcement vede il gruppo italiano secondo per numero solo a quello belga (tredici adesioni), dove spiccano la Conferenza episcopale del Belgio (prima conferenza episcopale al mondo ad unirsi alla campagna per il disinvestimento), il Vicariato di Vlaams-Brabant en Mechelen, Pax Christi Fiandre e un’importante istituzione finanziaria, Oikocredit Belgio (attiva nel campo del microcredito). Un’altra importante istituzione finanziaria ha aderito in Germania, la Banca per la Chiesa e la Caritas tedesche, fra le prime banche cattoliche a disinvestire dai fossili. Le altre adesioni arrivano da Argentina, Australia, Irlanda, Kenya e Sierra Leone, Gran Bretagna (Newman University), Stati Uniti, Sudafrica (l’arcidiocesi di Cape Twon) e dalle curie generali di varie istituzioni religiose internazionali.
A coordinare l’azione di queste organizzazioni è il Movimento cattolico mondiale per il Clima, che a gennaio alla Pontificia Università Lateranense, alla presenza del cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale, promosse il primo convegno mondiale sul tema del fossil fuel divestment in prospettiva cattolica. «La chiarezza morale di queste 40 istituzioni – dice Tomás Insua, direttore del Movimento – è motivo di profonda gioia. La loro leadership lancia un percorso che la Banca mondiale e i suoi organi finanziari dovrebbero seguire. Considerato che la Banca Mondiale in questi giorni si riunisce a Washington, speriamo che i suoi dirigenti notino che il movimento fossil free è cresciuto. Ed è sempre più forte». (Avvenire – Andrea Di Turi)
Da sanfrancesco
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