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Sconfiggere le mafie, l’obiettivo di un convegno a Roma

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“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda”, lo diceva Peppino Impastato,giornalista siciliano,  quando cominciò la lotta   che lo portò alla morte nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978. La lotta alla mafia era  la sua ragione di vita e oggi questa  lotta non può restare trama di fiction televisive, o ricordo di giorni di sangue, di nomi come Falcone, Borsellino, Livatino, ma deve tornare ad essere il perno fondamentale della nuova spinta culturale del paese, verso la legalità  nell’idea dell’antimafia sociale. C’è sete di giustizia e legalità in questo paese.

A Roma, il 5 ottobre scorso, si è svolto il convegno Contrasto alle mafie. Gli strumenti nella dimensione nazionale e regionale, un’importante giornata che ha coinvolto  i presidenti delle regioni, dunque  la  funzione di programmare le politiche di antimafia sociale. E’ fondamentale approfondire il fenomeno mafioso criminale stimolando  gli studiosi ad approfondire  scientificamente  ogni aspetto di questa piaga  che difatti paralizza lo sviluppo economico del Paese, determinandone il declino e la deriva sociale,  annidandosi nelle classi dirigenti, lì dove nessuno spesso osa cercare.

Nel suo intervento Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, afferma che ancora oggi c’è qualcuno che pensa che i nostri martiri di mafia in realtà se la siano cercata, secondo un ragionamento che “se tu esageri, è ovvio che la mafia reagisca”. Questa convinzione diffusa è un danno incalcolabile, soprattutto alle regioni del Mezzogiorno che vengono ancora descritte secondo luoghi comuni. C’è chi ancora pensa che tutti gli sforzi dei presidenti delle regioni del centro-sud di puntare su innovazione tecnologica, industrializzazione, infrastrutture per uscire dalla questione meridionale, in realtà siano una perdita di tempo. E che tutto sommato è la storia ad aver determinato i compiti delle varie aree del Paese ed è inutile opporsi. Certamente noi vogliamo continuare ad avere dentro di noi la speranza di tirare fuori il nostro paese dalla sottoutilizzazione delle aree del Mezzogiorno. Perché questo sud ha una capacità di reazione fortissima. In moltissimi campi abbiamo reagito alla crisi economica, abbiamo contrastato le mafie in modo compiuto, mi accorgo che persino la politica più contrapposta, su alcuni temi come la lotta alla mafia, collabora a prescindere. Nei progetti di emancipazione del Mezzogiorno questo elemento non lo abbiamo sufficientemente utilizzato. Emancipare il Mezzogiorno significa costruire una classe dirigente che riesce a resistere alla corruzione e applica criteri obiettivi europei.Come Regione Puglia  tanto abbiamo fatto: da ultimo, la decisione di finanziare le start up che derivano dal riutilizzo dei beni confiscati alla mafia, incentivando tali attività. Più in generale, abbiamo individuato una sezione della Regione che ha portato ad ordinarietà le attività di antimafia e anticaporalato, connettendole alle politiche migratorie. Questa sezione era guidata da un dirigente che collaborava anche con la Commissione parlamentare antimafia, Stefano Fumarulo, che purtroppo ha perso la vita. Sotto la sua guida ha fatto un lavoro strepitoso, grazie a una continua interrelazione tra tutti i soggetti della strategia di politica criminale.Nel corso del suo intervento il presidente pugliese ha salutato con piacere l’approvazione del codice antimafia e sottolineato che “la lotta alla mafia non è come i cento metri, né si risolve dividendosi. Il 21 di marzo la giornata della memoria delle vittime di mafia si terrà a Foggia .Quella capacità di creare legami che la Puglia ha avuto ha indotto Libera a scegliere Foggia già prima dei fatti di San Marco in Lamis. Foggia è il simbolo della sottovalutazione della criminalità organizzata. Noi facciamo in Puglia le stesse cose che si fanno nelle altre regioni di mafia, con la metà dei magistrati.

Il tema di questo convegno di riflessioni e confronti, promosso dalla Commissione parlamentare antimafia è il  secondo appuntamento, dopo il convegno del 25 marzo 2015 alla Camera con la presenza del presidente della Repubblica. La Commissione d’inchiesta prosegue il suo impegno a sviluppare nuove forme di collaborazione e di raccordo tra tutti i soggetti istituzionali impegnati nellalotta al fenomeno mafioso. Il convegno  è stato ospitato dalla Sala Koch del Senato ha visto  la partecipazione dei presidenti di Giunte e di Consigli regionali e dei presidenti e dei membri delle Commissioni regionali Antimafia. I lavori sono iniziati con i  saluti del presidente del Senato, Pietro Grasso e l’introduzione della presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi. A seguire sono intervenuti, oltre ad Emiliano, presidente della Puglia, il presidente  della Lombardia, Roberto Maroni, della Calabria Mario Oliverio, della Liguria,Giovanni Toti,  del Lazio, Nicola Zingaretti.

Serve tornare a bere acqua buona, fresca, come quella che ad una fontana d’estate ritrovi ristoro e pace. Ed è quella fontana della verità e giustizia a cui ognuno di noi deve tornare a bere, perché c’è sete di giustizia e di legalità.

Foto Vincenzo Aiello


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