Il ruolo delle mafie e il restringimento dei diritti, il sistema della corruzione e della violenza (in generale e della tratta) è stato il tema al centro della prima conferenza del Progetto educativo promosso per il dodicesimo anno dal Centro Studi Pio La Torre. A introdurre la conferenza è stato il saluto della ministra del Miur, Valeria Fedeli, impossibilitata ad essere presente. Nel suo messaggio ai ragazzi la ministra sottolinea come “insegnare a individuare il male, educare ad agire nel rispetto delle regole, del lecito e del giusto è fondamentale per costruire insieme un futuro libero dalle mafie e dalla violenza. La scuola è presidio di legalità, è spazio del sapere che scardina le paure in cui si annidano e trovano terreno fertile i poteri criminali. La missione del nostro sistema di istruzione e di formazione deve essere: educare e formare cittadine e cittadini avvertiti, offrendo loro conoscenza per la loro consapevolezza che una vita nella legalità è una vita libera da coercizioni, privilegi e corruzione, che guarda all’interesse generale e ha speranza fondata di miglioramento condiviso. Perché la legalità – si legge ancora nel messaggio – è la base del benessere collettivo. Legalità è onestà. È giustizia. È etica. È cultura della responsabilità, del merito. È sapere di partire da condizioni eguali per poter ottenere risultati che siano il frutto delle intelligenze e dell’impegno. Senza ostacoli o discriminazioni dovuti a scorrettezze o scorciatoie illecite”.
Proprio ieri è stato diffuso il Rapporto Transparency sulla corruzione. L’Italia è al sessantesimo posto su 176 nazioni prese in esame, e addirittura al terzultimo tra quelle europee, davanti solo a Grecia e Bulgaria. Nonostante il buon livello delle leggi italiane in materia di corruzione, sono state riscontrate gravi lacune per quanto riguarda la loro applicazione. “Welcome to Italy verrebbe da dire. Il rapporto certifica ciò che sapevamo, che in Italia le leggi contro la corruzione ci sono, e pure troppe. Ma non vengono applicate”, sostiene Alberto Vannucci, sociologo dell’Università di Pisa. “In Italia il fatturato della corruzione ammonta a diverse decine di miliardi di euro, risorse che si redistribuiscono nella tasca di pochi, di una oligarchia criminale ai danni della collettività. In ogni atto di corruzione – conclude Vannucci – c’è nascosta, celata, una violenza esercitata nei confronti dei cittadini”.
“Una violenza diffusa, percepita in maniera diversa è quella della corruzione, quella esercitata sui diritti dei cittadini”, continua sulla stessa linea Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre. “Per questo abbiamo chiesto con forza che anche ai corrotti vengano applicati i provvedimenti di confisca dei beni provenienti da reato previste per i mafiosi e abbiamo accolto con soddisfazione il nuovo Codice Antimafia che prevede tale norma”. La violenza assume varie forme. Nella scuola, nella vita di ogni giorno, nel dramma della tratta dei migranti. Proprio nella tratta vediamo una commistione tra mafia siciliana e mafia nigeriana che la gestiscono anche grazie ai proventi della droga”.
La prossima conferenza si terrà mercoledì 8 novembre sul tema “L’espansione territoriale delle mafie e la corruzione. Differenze di genere nella diffusione della corruzione”. A discuterne il professor Rocco Sciarrone, sociologo dell’Università di Torino e il professor Antonio La Spina, sociologo della Luiss.