Non è più sopportabile sentir dire e leggere che Roma è sempre stata in queste condizioni da decenni, senza nessuna distinzione fra un sindaco e l’altro e dimenticando tutti e tutto per contrabbandare l’idea di una Roma da sempre soltanto mafiosa e corruttiva.
Io sono nata a Roma, al quartiere Flaminio, purtroppo molto tempo fa e ho vissuto immersa nella mia città dagli anni ’50 ad oggi, “romana de Roma” per intendersi e che ha fatto salti mortali per restare a lavorare qui. A quelli come me il marmellatone di fare di “tutta l’erba un fascio” continua proprio a non andare giù. E’ impopolare difendere alcune precedenti amministrazioni di Roma, ma quella correttezza che l’articolo 21 ci impone mi costringe a farlo, a differenziare i peccati veniali da quelli mortali, a ristabilire dati oggettivi su quello che c’era e che non c’era.
Soltanto 10 anni fa, per esempio, c’erano guardie a cavallo in tutti i parchi, in particolare a Villa Borghese, anche di notte. E poi Villa Borghese era tornata ad essere un gioiello, eventi e feste alla casa del cinema, la ludoteca di piazza di Siena aperta almeno fino alle 9 di sera, il museo Belotti illuminato tutta la notte, il Globe Teather sempre in movimento…e perfino la mongolfiera fissa – detta ottavo colle! Per non parlare dei concerti gratuiti a Piazza di Siena la sera prima della “notte bianca” che poi portava sempre nelle ville iniziative favolose, dai dervisci rotanti al Gianicolo, ai quadri di Caravaggio riaperti per l’occasione a palazzo Barberini.
Il Flaminio, tanto per dire, era diventato una piccola villette parigina: i tre colossi dell’Auditorium di Renzo Piano e la splendida cavea , il Maxi di ZAhara Hadid, il ponte della musica, dove la sera arrivava davvero l’eco dei concerti di luglio nella cavea.
Nel 2007 a Roma si viveva molto, ma molto meglio. Nasceva anche il Teatro di Tor Bella Monaca, ripartivano piccoli locali sotterranei con le loto voglie alternative, fu aperta all’Ostiense la Centrale Montemartini e si lavorava a fare di tutto il quartiere un gioiello pieno di musica, locali nuovi, internet cafè, ritrovi per ragazzi. E poi ad un certo punto si aprì anche il sottopassaggio per andare alla Pineta Sacchetti e verso l’Aurelia.
E se l’idea ci piace possiamo fare anche un altro rewind, a quando l’Auditorium prese forma, dopo decenni di promesse e di discussioni, a quando fu commissionato il Maxi, a quando raddoppiarono i posti negli asili nido,a quando il maggior architetto americano del momento Richard Meyer, inizia a rendere visibile il museo dell’Ara Pacis e poi si occupa della costruzione della chiesa nella borgata di Tor Tre Teste.
Oppure certamente tutti ricordiamo le 100 piazze recuperate alla vita dei quartieri, il nuovo porto turistico di Ostia con la passeggiata diventata un cult degli anni ’90, l’invasione dei pellegrini e dei giovani per il Giubileo del 2000, proseguito per un anno senza problemi, senza critiche, senza intoppi e con qualche risultato di maggiore viabilità lasciato in dote ai romani. I sindaci di queste due stagioni hanno ovviamente il nome di Francesco Rutelli e Walter Veltroni, appartenenti al tempo a due partiti che non ci sono più, ormai lontani dalla politica e forse un po’ troppo silenti proprio sugli eventi di Roma. Perché è dopo di loro, esattamente da dieci anni fa in poi (per intenderci, la sequenza Alemanno, Marino, Tronca, Raggi) che avanza lo sfacelo.
Dunque è semplicemente ora di smetterla con la solfa dei “tutti uguali”. E di avere anche un po’ meno timidezza come giornalisti, che ci sono e che c’erano! Del resto i cittadini i risultati li sanno riconoscere, in centro, nei quartieri ricchi, nelle periferie povere.
Il capitolo sanitario a Roma deve essere affrontato a parte, magari un giorno vi racconto una giornata tipo ad accompagnare un invalido grave in sedia a rotelle in ospedali pubblici con aria condizionata rotta a 40 gradi, cliniche private dove nelle ascensori la carrozzina non entra, centri di riabilitazione, ambulatori dove non puoi chiedere aiuto agli infermieri perché li hanno mandati via tutti…Per oggi mi limito da cittadina a ricordare assai bene che fino a una decina di anni fa non c’erano i gabbiani appollaiati sui cassonetti, non venivi assalito dai piccioni se ti sedevi a un bar di Prati, non venivi ferito dalle cornacchie attraversando un viale, e nessun cinghiale ti tagliava la strada a Vigna Clara…
L’ultimo decennio è stato una progressione di disastri, di insolvenze, di lavori incredibili – vedi quelli di Ponte Flaminio- a fronte di esigenze assai più utili rimaste tali. Mafia capitale ha dilagato, i sindaci si sono succeduti comportandosi alcuni come le tre scimmiette…non vedo, non sento, non parlo, e altri partecipando alla spartizione delle macerie di Roma. Da un anno e mezzo c’è un sindaco che ci stupisce ogni giorno per un unico motivo: non si dimette. In presenza della più disastrosa e incompetente sindacatura di Roma – opinione personalissima che chiunque può contestarmi – continua il vorticoso cambio di assessori senza che una, almeno una piccola cosa delle tante promesse sia stata rispettata. La città in queste condizioni non è mai stata, mai. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Non tutti gli amministratori sono uguali. E non dare più appigli a chi continua a dire che era peggio, che tutto andava male, che ci vuole tempo a risanare. Se non cominci mai mentre tutto il mondo certifica non un declino ma un tracollo della capitale, avranno ragione quegli enti italiani e europei che un pacchetto di investimenti su Roma lo hanno messo da parte ma sono molto tentati di spostarlo altrove.