Non è così che si combatte la povertà. Camusso: sulla legge di Bilancio non staremo fermi. Gentiloni non risponde alla richiesta di incontro di Cgil, Cisl, Uil
Di Alessandro Cardulli
“Un popolo ascende in quanto sia numeroso”, diceva Benito Mussolini. Medaglia d’onore e relativo attestato venivano concesse dal regime fascista alle madri di famiglie costituite da almeno sette figli viventi oppure caduti in guerra. La “ricompensa” era di 5 lire a figlio oppure 15 lire se veniva chiamato con nomi come Benito, Vittorio Emanuele, Amedeo, Maria, Italia, Umberto, escluse le madri di razza ebraica. Con legge 23 febbraio il numero dei figli venne ridotto a sei per le vedove di guerra. C’erano anche interventi di altro tipo, per esempio per i parti plurimi, “bonus”, si direbbe oggi. Anche ai nostri tempi alcune associazioni fasciste hanno riproposto il “premio”, sotto varie voci, poi non ne hanno fatto di niente. Devo dire la verità: quando Renzi Matteo, intervistato in “Mezz’ora” da Lucia Annunziata ha proposto un bonus di 80 euro al mese per ogni figlio fino a 18 anni di età mi è venuto un brivido. Con l’arroganza che lo contraddistingue sempre più alla proposta avanzata dal coordinatore di “Articolo 1-Mdp”, Roberto Speranza, sostenuta poi da Bersani, di un incontro per rivedere e correggere il Rosatellum ha risposto con un secco no. Invece in relazione a una seconda richiesta, politiche economiche e sociali, manovra di Bilancio ha risposto: “A me sembra che su questo tema si debba essere molto chiari. Mi viene voglia di dire, come si fa a chiederci di dialogare dopo tutto quello che ci avete detto? Ma guardo il bicchiere pieno: se è un’apertura seria, e sono convinto di sì, discutiamo ma discutiamo delle cose serie”, ovvero del “taglio delle tasse, della conferma degli 80 euro, degli interventi nel settore sociosanitario”. Poi dal cilindro ha tirato fuori la nuova proposta: “Per ogni figlio che hai, fino a che quello non compie 18 anni, avrai 80 euro al mese. Sarebbe una cosa giusta”. Ha precisato che si tratta di una misura destinata ai ceti più poveri.
Il segretario del Pd: chiediamo alla Ue una flessibilità bis e aumentiamo il debito
Come si finanzia? Elementare: chiedendo alla Commissione Ue più flessibilità. Già, c’è venuto un secondo brivido, il richiamo al fascismo è stato immediato. Renzi forse non sa che nella manovra di Bilancio è previsto un intervento per combattere la povertà. Intervento “strutturale” amano dire i ministri Padoan e Poletti per il quale la somma stanziata è del tutto inadeguata per dare un minimo di sollievo alle persone in condizioni di povertà assoluta che sono circa cinque milioni. Invece di un “bonus” per ogni figlio partorito si potrebbe incrementare l’intervento per combattere la povertà.
Si arriva così alla manovra. Renzi Matteo non ha dubbi su come reperire le risorse che non ci sono. Parla di una “flessibilità bis” visto che Bruxelles già ce ne ha concessa una. I suoi “economisti” potrebbero fargli presente che il nostro debito pubblico dal 2014 è salito di ben 138 miliardi toccando quota 2299 miliardi. Da marzo a luglio il debito statale è aumentato per cifre mensili che vanno dai 2,1 miliardi di giugno ai 20,4 miliardi di marzo. Il Centro studi Impresa-Lavoro annota: “Il tema è molto serio perché questo rappresenta uno degli indicatori più preoccupanti del nostro paese: se volessimo traguardare il nostro debito ai livelli di quello spagnolo o francese dovremmo auspicare una riduzione pari rispettivamente a 575 e 603 miliardi di euro. Gli aumenti che abbiamo invece riscontrato in questi mesi ci dicono che gli obbiettivi di riallineamento ai principali partner europei sono un puro miraggio: la timida ripresa che pure è in atto, quindi, non è sufficiente a invertire questo trend”.
Mentre Scalfari fa il mea culpa, Repubblica elogia il segretario del Pd per il jobs act
Ancora un brivido quando, leggendo Repubblica, mentre Eugenio Scalfari fa il mea culpa per aver elogiato e sostenuto Renzi in più occasioni, uno degli esperti economici del quotidiano di Largo Fochetti, Ferdinando Giugliano, editorialista di Bloomberg View si prodiga in elogi al segretario del Pd, già presidente del Consiglio. Afferma il Giugliano senza l’ombra del dubbio che la “crescita si rafforza, la disoccupazione scende”. Prosegue sottolineando che “alcune misure approvate dai governi del Pd, come il Jobs act hanno avuto degli effetti positivi”. Ancora: “La ripresa sta avendo effetti tangibili sulla vita di milioni di italiani. Il numero degli occupati è tornato al livello segnato prima della crisi, mentre la disoccupazione è scesa all’11,2 a fronte di un picco del 13%”. Neppure l’Istat afferma cose del genere. Il Giugliano, editorialista di Bloomberg, mica uno qualunque, ignora che quello che è aumentato è il lavoro precario. Indirettamente al Giugliano risponde Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Sottolinea che per quanto riguarda i posti di lavoro sono stati creati con la decontribuzione, soldi pubblici finiti nelle tasche degli imprenditori con “l’aggravante di un precariato e assunzioni a termine o part time”. Sempre Camusso nel merito della manovra di Bilancio conferma la critiche avanzate dal Cgil, Cisl, Uil che hanno dato vita a assemblee in tutta Italia.
Il segretario Cgil. Un vulnus del governo che non mantiene gli impegni
In particolare il governo non ha mantenuto gli impegni per quanto riguarda l’accordo sottoscritto un anno fa sulle pensioni. Non solo: Alla richiesta di un incontro Gentiloni non ha ancora dato risposta. Camusso parla di un “vulnus” rispetto all’intesa sulle pensioni mentre sulla sanità e sul lavoro quanto previsto nella manovra finanziaria è inaccettabile. Per quanto riguarda le mobilitazioni afferma che “dopo le assemblee insieme a, Cisl, Uil, prenderemo le iniziative necessarie. Non possiamo star fermi –dice – in attesa di un incontro con il presidente del Consiglio che non viene”.
Fratoianni. Nuovi tagli che colpiscono la salute dei cittadini
Sulle tematiche relative alla sanità e alla assistenza interviene Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana. ”Se facciamo un confronto fra il 2014 e il 2015, sugli adempimenti Lea, cioè i livelli essenziali di assistenza, delle singole regioni abbiamo chiara una parola: disastro. Nel 2015 ci sono ben 5 regioni in area critica, che non riescono a garantire i livelli essenziali. È effetto dei continui tagli, della mancanza di risorse, di mancanza di personale sufficiente e adeguato. Anche la nuova legge di Bilancio – prosegue – propone nuovi tagli alla salute dei cittadini: 2.6 miliardi di euro tolti alle regioni, che si scaricheranno su salute e sociale. Senza considerare il rinnovo del contratto degli statali, che costa 1,3 miliardi di euro, che verranno sottratti dal Fondo Nazionale Sanitario, senza immettere risorse aggiuntive nel sistema. Una vergogna infinita – conclude Fratoianni – mentre 12 milioni di italiani rinunciano alle cure. Ecco chi ci porta le malattie…”.