Si allunga l’età per la pensione. Consultazione dei lavoratori. Si torna a parlare di sciopero generale. Gentiloni, come Renzi, non ha tempo per incontrare i sindacati
Di Alessandro Cardulli
Mobilitazione numero due: Gentiloni, in tutt’altre faccende affaccendato, non trova il tempo di dare udienza a Cgil, Cisl, Uil che chiedono ragguagli sulla manovra di Bilancio, un “vulnus creato dal governo rispetto all’intesa col sindacato” sulle pensioni. “La manovra – dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil – non affronta i problemi della previdenza né quelli della sanità. Sarebbe un pessimo segnale dato al mondo del lavoro”. Il presidente del Consiglio si muove sulla scia del suo predecessore, di quel Renzi Matteo che non voleva neppure sentir nominare i sindacati. Arriva così la prima mobilitazione, cento assemblee in cento città. La partecipazione dei lavoratori è molto forte, un segnale che Gentiloni continua ad ignorare. Anzi peggio. Non solo non convoca l’incontro richiesto, non risponde neppure, non si fa vivo. Come se le tre Confederazioni che rappresentano circa dodici milioni di lavoratori e pensionati non esistessero. Però da Palazzo Chigi si fa circolare una notizia, il “no”, secco, senza neppure discutere, alla richiesta dei sindacati di bloccare l’adeguamento automatico della data in cui si va in pensione.
Pensione di vecchiaia a 67 anni non più a 66 anni e sette mesi
E scatta la seconda mobilitazione, proprio mentre l’Istat annuncia che si vive cinque mesi di più rispetto al 2013 che comporta l’adeguamento automatico della data in cui si può andare in pensione. Dal 2019 la pensione di vecchiaia si avrà a 67 anni e non più a 66 anni e 7 mesi, come ora. Cgil, Cisl, Uil annunciano una nuova tornata di assemblee, manifestazioni, attivi in tutto il paese. Già da oggi si sono svolti i primi tre “attivi” con la partecipazione dei dirigenti sindacali a livello territoriale e di categoria, i delegati nelle aziende, migliaia di lavoratori. Il primo appuntamento è stato in Toscana: “Cambiare le pensioni, difendere l’occupazione, garantire la sanità, rinnovare i contratti”, questi gli obiettivi della nuova iniziativa sindacale. A Firenze alla assemblea è intervenuto il segretario nazionale Uil Domenico Proietti. A Lucca è intervenuto il segretario nazionale Cisl Maurizio Petriccioli. A Siena l’attivo unitario è stato concluso dal segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli. Fra gli altri sono intervenuti un lavoratore della Whirlpool, un giovane a partita Iva, una lavoratrice del Comune, un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, un lavoratore di Poste Italiane, un giovane, una pensionata e un pensionato.
I sindacati: dietro i numeri esistono persone, storie lavorative. Dubbi sui dati Istat
Alla base della nuova iniziativa dei sindacati una dichiarazione dei segretari confederali di Cgil,Cisl, Uil, Ghiselli, Petriccioli, Proietti. “Non tutti i lavori sono uguali – si legge – il Governo mantenga fede agli impegni assunti nell’intesa del 28 settembre 2016. L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita comporta conseguenze preoccupanti in un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50, e in cui sono ancora evidenti le ferite causate dall’aumento repentino dei requisiti pensionistici dovuto alla legge Monti-Fornero, che ha creato il drammatico fenomeno degli esodati”. Lo dichiarano in una nota congiunta i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Roberto Ghiselli, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti. Le tre confederazioni chiedono “il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita previsto per il 2019 e l’avvio del confronto per una modifica dell’attuale meccanismo per superare e differenziare le attuali forme di adeguamento, tenendo conto anche delle diversità nelle speranze di vita e nella gravosità dei lavori”. Inoltre, aggiungono, “è legittimo qualche dubbio sull’assoluta esattezza delle stime fornite dall’Istat poiché in più di un’occasione l’Istituto ha rettificato misurazioni prodotte anche con notevoli oscillazioni, come nel caso del Pil lo scorso giugno”. Cgil, Cisl e Uil spiegano che “l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita, certificato oggi dall’Istat, porterebbe l’età pensionabile degli italiani a 67 anni, requisito che, a normativa vigente, si sarebbe dovuto raggiungere, nel 2021. Quindi – proseguono – non si tratta, come affermato scorrettamente da alcuni professori e esponenti delle istituzioni, di minare la tenuta finanziaria del sistema previdenziale ma, al contrario, di garantirne nel tempo la sostenibilità anche sociale”. “Occorre ricordarsi – concludono Ghiselli, Petriccioli e Proietti – che dietro i numeri e gli automatismi esistono persone e storie lavorative, anche per prevenire e limitare i rischi di malattie ed infortuni professionali connessi all’aumento dell’età, e sarebbe molto grave ignorarlo”.
Fiom: “Iniziativa che duri nel tempo. Mobilitazione fino allo sciopero generale”
Dalla assemblea generale della Fiom che si è svolta a Roma arriva un documento che lancia un percorso di mobilitazione “fino allo sciopero generale – si afferma – per cambiare la manovra nel corso del dibattito parlamentare per l’approvazione della legge di bilancio”. “Questa – afferma la nota della Fiom – è una condizione necessaria per costruire un’iniziativa che duri nel tempo, in grado di cambiare lo stato delle cose facendo anche i conti con la fase politica condizionata dalla conclusione di questa legislatura”. E alla parola sciopero “che non è abrogata” aveva fatto riferimento anche Susanna Camusso. Nel documento della Fiom si definisce “preoccupante la crescente crisi delle istituzioni democratiche nazionali ed europee. Questa crisi della democrazia è anche frutto della crisi economica e sociale prodotta dalle politiche di austerità. È necessario- prosegue il documento- cambiare la manovra di bilancio presentata dal governo Gentiloni in piena continuità con il governo Renzi. La conferma della riforma Fornero, il Jobs act e la ‘buona scuola’ consolidano e aumentano le disuguaglianze, rese ancora più insopportabili proprio negli anni della crisi”.
Il governo dovrebbe bloccare subito l’adeguamento automatico
Da subito, perché c’è ancora il tempo, il governo dovrebbe bloccare, intanto, l’adeguamento automatico della data del pensionamento alla speranza di vita come chiesto ripetutamente da Cgil, Cisl, Uil che circa un anno fa avevano siglato un “verbale d’intesa” con il ministro Poletti che parlava, ovviamente a nome del governo, nel quale si affrontava in particolare il problema delle pensioni, insieme al lavoro per i giovani, il finanziamento della sanità, il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Il “verbale” rimaneva lettera morta per molti mesi poi venivano ripresi i contatti. Cgil, Cisl, Uil inviavano un promemoria. Per quanto riguarda in particolare le pensioni a luglio i presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi nel corso di una conferenza stampa avevano sostenuto che lo spostamento in avanti dell’età pensionabile era iniquo e era necessario fermare le richieste da parte dell’Inps di adeguamento automatico delle pensioni alle aspettative di vita come dettato dalla legge Fornero. Il ministro Poletti prendeva tempo. Veniva sospeso l’incontro in corso con i sindacati in attesa del consiglio dei ministri convocato per definire la manovra di Bilancio.
Il promemoria per il governo messo a punto dalle tre Confederazioni
A questo punto le tre Confederazioni chiedevano un urgente incontro con il presidente del Consiglio e qui siamo. Con le iniziative di mobilitazione i sindacati rilanciavano la piattaforma unitaria mettendo a punto un promemoria in cui, anche alla luce della manovra di Bilancio, si richiamavano i punti fondamentali sui quali i sindacati era stato siglato il “verbale d’intesa”, che è rimasto lettera morta. Cgil, Cisl e Uil chiedono più risorse sia per l’occupazione giovanile sia per gli ammortizzatori sociali, il congelamento dell’innalzamento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita, un meccanismo che consenta di costruire pensioni dignitose per i giovani che svolgono lavori discontinui; e la riduzione dei requisiti contributivi per l’accesso alla pensione delle donne con figli o impegnate in lavori di cura. Sollecitano il governo, inoltre, a intervenire sull’adeguamento delle pensioni in essere, ad assicurare la piena copertura finanziaria per il rinnovo e la rapida e positiva conclusione dei contratti del pubblico impiego, infine a stanziare risorse aggiuntive per la sanità e il finanziamento adeguato per la non autosufficienza.
Ape sociale. Ghiselli (Cgil). Le domande respinte dall’Inps un atto di estrema gravità
Come se non bastasse arriva anche la batosta che si abbatte su migliaia di lavoratori che avevano fatto domanda per l’accesso all’Ape sociale e all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. Il 70% delle domande sono state respinte dall’Inps. Roberto Ghiselli chiede al governo e all’Inps stesso di “porre immediatamente rimedio”. Parla di “gravità estrema”, di una “situazione incredibile nella quale lo spirito e la lettera delle norme vengono ignorati, impedendo così a decine di migliaia di persone di accedere alle prestazioni cui hanno diritto”. “Nei giorni scorsi – ricorda il segretario confederale della Cgil – abbiamo chiesto unitariamente un incontro urgente al presidente dell’Istituto e al Ministero del Lavoro per un chiarimento e per accelerare il superamento di tale situazione. Ci auguriamo di avere un immediato riscontro. Inoltre sarà necessario, per il prossimo anno, apportare delle modifiche sostanziali a questi strumenti per permettere a molti più lavoratori di poterne usufruire, in una condizione di maggior certezza procedurale e normativa”.