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Il Def, ora Gentiloni e Padoan chiedono aiuto a Mdp. Ma ripropongono la nefasta politica dell’era renziana

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Il bluff dell’Istat, Scacchetti (Cgil): più occupazione ma tutta precaria. Camusso, Furlan, Barbagallo: al primo posto il tema della povertà

Di Alessandro Cardulli

Giro di ricognizione con le forze politiche che sostengono il governo per Gentiloni e Padoan in vista del voto che il Senato si appresta ad esprimere sul Def, il documento di economia e finanza, “aggiornato” dal consiglio dei ministri qualche settimana fa  nel corso di una seduta lampo durata poco più di mezzora. Def che è la base per la legge di Bilancio del 2018 e ha bisogno della maggioranza assoluta per essere approvato. Questa volta il presidente del Consiglio al mattino, nel pomeriggio il ministro Padoan, hanno  ascoltato una delegazione di  Mdp-Campo progressista. Con Giuliano Pisapia e Roberto Speranza sono presenti i capigruppo  alla Camera e al Senato. Domani tireranno le somme dell’incontro con il governo. Allo stato, avendo letto il documento, a meno che non vengano introdotti elementi  che ne mutano il segno, ricalca le scelte di politica economica e sociale che portano il segno nefasto della gestione di Renzi e di Padoan, risulta difficile che Articolo 1 possa approvare il Def. Speranza e Pisapia hanno posto alcuni problemi, basta con le mance di natura elettorale, ritiro dei superticket che impediscono a tanti cittadini di curarsi, penalizzazione per chi licenzia dopo tre anni di lavoro, interventi per mettere in sicurezza il territorio. Non solo. Difficile ignorare che sul tavolo del governo ci sono le richieste di Cgil, Cisl, Uil relative a intese con il governo Renzi che ancora non hanno trovato attuazione dopo un anno passato invano. Si tratta del problema delle pensioni, undici punti, sui quali Cgil, Cisl, Uil stanno mettendo a punto iniziative di mobilitazione, del contratto dei dipendenti pubblici, da nove anni non rinnovato, di misure contro la povertà, del tutto insufficiente lo stanziamento previsto dal governo. E per quanto riguarda il lavoro: i diritti, l’occupazione, i giovani, le tutele da ripristinare, articolo 18 in primo luogo, voucher di nuovo introdotti, precarietà che diventa sempre più la norma del mercato del lavoro. Non si tratta di elementi “estranei” al Def, alla legge di Bilancio come cercano di far credere Gentiloni, i suoi ministri nel momento in cui chiedono, di fatto, un voto di fiducia ai gruppi parlamentari, Camera e Senato, di Articolo 1-Mdp.

Il premier: una “grandinata” di dati positivi. Al solito  sono quelli diffusi da Istat

Guarda caso, proprio mentre si avvicina il voto nell’aula di Palazzo Madama, arriva puntuale la nota Istat nella quale si annunciano cose meravigliose per quanto riguarda l’occupazione, sempre in crescita secondo l’Istituto di statistica, dando modo al premier, ai ministri, al segretario del Pd in particolare, di cantar vittoria. Renzi in particolare attribuisce ai suoi “mille  giorni” di governo il merito della crescita economica, dell’aumento dei posti di lavoro, della diminuzione della disoccupazione. E, già che c’è, rispolvera i gufi, dà loro il ben servito. Gentiloni esulta e parla di “una grandinata di dati che confermano che siamo in presenza di un ciclo positivo”. Non è vero, si tratta ancora una volta di un bluff numerico.

Ma dietro la facciata di ottimismo che Gentiloni e Padoan mostrano ci sono invece preoccupazioni molto consistenti riguardanti l’approvazione del Def per il quale occorre la maggioranza assoluta. E questa maggioranza, senza i voti dei 16 senatori che hanno lasciato il Pd è fortemente a rischio. Anzi, forse non c’è proprio. Domenica  a conclusione della Festa di Articolo 1 il coordinatore Roberto Speranza e per Campo progressista Giuliano Pisapia avevano annunciato l’incontro con il premier. “Non saremo noi – aveva detto l’esponente di Articolo 1 – a far arrivare la troika”. Una eventuale bocciatura del Def metterebbe in moto un meccanismo di tutela da parte della Commissione della Unione europea. Ma non sono ammessi i bluff, l’uso dei dati Istat per evitare di affrontare davvero e da subito il problema numero uno, le disuguaglianze che segnano in negativo la situazione economica e sociale dell’Italia. Il bluff dell’Istat, avallato proprio dal presidente del Consiglio è un brutto segnale. Verrebbe da dire che il governo se le va a cercare.

Per i giovani ad agosto lavoretti stagionali, aiuto bagnini, camerieri

Il tasso di disoccupazione scende all’11,2% ad agosto 2017, in calo di 0,2 punti percentuali da luglio e di 0,4 punti da agosto 2016. Lo comunica l’Istat. Ad agosto 2017 l’Istituto stima (provvisoriamente) un aumento degli occupati di 36 mila persone rispetto a luglio e di 375 mila rispetto ad agosto 2016. I giovani sarebbero coloro che più hanno fatto crescere, insieme alle donne, il tasso di occupazione. Bugie, solo bugie. Dei 417 mila lavoratori dipendenti in più rispetto all’anno passato 350 mila sono a termine, precari e 66 mila permanenti. Per quanto riguarda l’aumento dei giovani al lavoro nel mese di agosto non ci vuole grande intelligenza per capire che si tratta di lavoretti stagionali, aiuto bagnini, camerieri, fattorini che ti portano la cena a casa. Non è un caso che non aumentano i lavoratori occupati nella fascia di età 35-49enni, anzi calano, mentre gli ultracinquantenni salgono per effetto della riforma, si fa per dire, che porta il nome della Fornero. Perfino Intesa San Paolo fa notare che la nuova occupazione creata ad agosto “è interamente temporanea, presumibilmente trainata dal turismo: ciò potrebbe indurre una correzione a settembre-ottobre”.

Ripresa fragile, congiunturale, la decontribuzione una strada sbagliata

“I numeri confermano le difficoltà dettate da una ripresa fragile, congiunturale, fondata su un incremento dell’occupazione che è in grossa parte precaria e che non premia i giovani” afferma la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. “La prima scelta che bisognerebbe fare è aumentare gli investimenti, a partire da quelli pubblici – continua – è l’unica via per generare occupazione giovanile, in particolare nella ricerca, nell’innovazione, nel welfare e nell’ambiente. Gli investimenti sono la leva per far ripartire la domanda e puntare su una crescita di qualità”. Poi, a fronte di nuovi interventi di decontribuzione annunciati dal governo, afferma che “continuare sulla sola strada della decontribuzione è sbagliato e, come dimostrano i dati, non serve a sostenere i contratti stabili, condizione invece ineludibile, soprattutto in una situazione in cui vi sono seri problemi di tenuta  degli ammortizzatori sociali in vigore. Permangono strumenti come gli stage e i tirocini che, in assenza di limitazioni, sono utilizzati in alternativa alle forme contrattuali”. La segretaria confederale Cgil richiama il “moltiplicarsi di ipotesi su cui attendiamo venga fatta chiarezza e si riapra il confronto. Tra queste apprezziamo quella di sostenere l’apprendistato come forma prevalente di ingresso nel mercato del lavoro per i giovani. Ma sarebbe utile, vista l’esplosione dell’utilizzo dei tempi determinati, prevedere dei vincoli al loro utilizzo”.

Cgil, Cisl, Uil in particolare rilanciano il tema della povertà che, affermano in una nota congiunta i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, “è ancora un dramma che sottrae diritti e futuro ad una quota rilevante della popolazione del nostro Paese”. La prossima legge di bilancio rappresenta un ”passaggio decisivo” per combattere la povertà nel paese. I timidi segnali di ripresa economica, si sottolinea, non devono fare dimenticare un dato: in Italia vivono in povertà assoluta 4,75 milioni di persone, pari al 7,9% della popolazione complessiva. L’introduzione del Reddito d’inclusione (Rei) ”è una innovazione strutturale che riprende numerosi aspetti della proposta dell’Alleanza contro la povertà in Italia. Vale a dire una misura che garantisce sostegno economico alle famiglie, costruendo contestualmente percorsi di inclusione sociale”. Dato atto a Governo e Parlamento di ”avere conseguito un risultato importante” affermano però che la prossima legge di Bilancio, può rappresentare ”un altro decisivo passaggio della lotta alla povertà nel nostro Paese”.

Con la nuova legge si assiste solo il 38% di chi vive in povertà assoluta

Lo stanziamento attuale rende possibile includere solo 1,8 milioni di individui, cioè il 38% del totale della popolazione in povertà assoluta: pertanto, il 62% dei poveri ne rimarrà escluso. In particolare il 41% dei minori in povertà assoluta non sarà raggiunto dalla misura. Cgil, Cisl e Uil, chiedono al Governo e al Parlamento, ”un impegno ad incrementare, nel modo più ampio possibile, le risorse per il Fondo per la lotta alla povertà nella prossima legge di Bilancio, insieme alla definizione di un Piano pluriennale di lotta alla povertà”. I sindacati chiedono di ”includere una quota più rilevante di beneficiari, incrementare l’importo del beneficio e potenziare i servizi per l’inclusione”. Inoltre va avviata una politica redistributiva, a partire da chi sta peggio. Poi è necessario rafforzare la ripresa economica, a partire da condizioni sociali e territori altrimenti esclusi. Infine vanno create le condizioni per un’inclusione lavorativa. La lotta alla povertà, dicono Camusso, Furlan e Barbagallo, deve essere considerata, insieme a incisive politiche per lo sviluppo e il lavoro, ”una delle priorità per uscire davvero dagli effetti della crisi economica. È in gioco la piena cittadinanza sociale ed economica di tutti. Non perdiamo un’occasione per rendere più giusto, inclusivo, coeso e meno ineguale il nostro Paese”.

Federconsumatori: urgenti interventi a sostegno del potere di acquisto delle famiglie

Sempre in riferimento ai numeri diffusi da Istat interviene il presidente di Federconsumatori, Emilio Viafora il quale afferma che “proprio questi numeri non solo smentiscono qualsiasi semplicistico ottimismo relativo alla ripresa occupazionale ma evidenziano anche l’urgenza di interventi radicali e strutturali, che rilancino il mercato del lavoro e risollevino il potere di acquisto delle famiglie”. Parla poi della necessità di “stanziare investimenti per la modernizzazione, lo sviluppo e la ricerca nonché tagliare le tasse sul lavoro per restituire nuovo impulso all’economia del Paese”. “I dati relativi alla grave situazione di povertà e disuguaglianza in Italia sono sconfortanti e drammatici e anche le nostre sedi ricevono ogni giorno segnalazioni da parte di cittadini che non riescono a sostenere le spese quotidiane, soprattutto perché genitori e nonni sono costretti ad aiutare economicamente figli e nipoti disoccupati. Il rilancio del mercato del lavoro – conclude Viafora – resta quindi la vera priorità per il nostro Paese, da cui non si può prescindere per uscire, finalmente, dalla fase depressiva in cui ci troviamo da troppo tempo”.

Fratoianni: un futuro di contratti a scadenza. Scotto: unico boom il precariato

Dal fronte politico si registrano dichiarazioni di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana e di Arturo Scotto deputato di Mdp. Il primo afferma che “proprio i dati Istat confermano che l’aumento della occupazione ad agosto dello 0,2% è interamente dovuto ai contratti precari in periodo stagionale estivo, gli inattivi rimangono stabili, si raggiunge il massimo storico dei contratti a termine. Renzi festeggia pure e dice di dargli ascolto per il futuro. Certo, un futuro di contratti a scadenza. Roba da matti”.  Scotto, deputato Mdp, su Twitter, afferma: “Chi parla di boom occupazionale truffa l’intelligenza degli italiani. Unico boom è quello del precariato. Preparano generazione di lavoratori poveri”. Il Def, appunto, è la punta dell’iceberg. E, come mostrano le tragedie del mare, quando ci vai a sbattere sono guai.

Da jobsnews


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